Il sogno delle reti artificiali

Society 3.0


Il sogno delle reti artificiali

Reti artificiali: la sintesi tra immaginabile ed esistente passa dalla digitalizzazione della realtà. Così Google e Facebook creano altri mondi che arricchiscono la vita quotidiana di informazioni e possibilità. E sono quasi umani.

Reti artificiali…se si sfoglia il dizionario alla voce “Sogno” si legge: «Attività mentale che si svolge durante il sonno, caratterizzata da impressioni visive, sensazioni e pensieri non coordinati tra loro logicamente ma esprimenti desideri, ricordi, emozioni inconsce, sogni nel cassetto, progetti, fantasie, desideri non realizzati o irrealizzabili». C’è chi come Martin Luther King dei sogni ha fatto il simbolo della lotta contro il razzismo negli Stati Uniti: «I have a dream», chi come Sigmund Freud li ha resi fondamento della psicoanalisi e chi li ha trasformati in favole eterne, amate da grandi e piccini come Walt Disney. Ma siamo sicuri che i sogni siano solo umani? Anche l’intelligenza artificiale di Google sogna. Se forniamo ad una rete neurale migliaia di immagini da analizzare, può imparare a riconoscere con estrema precisione il contenuto di una foto e riesce ad estrarre – un po’ come fa il nostro cervello nel corso dell’esperienza – gli elementi astratti che caratterizzano una determinata categoria di oggetti. E se si chiede alla stessa rete neurale non di riconoscere, ma di produrre immagini di particolari oggetti? Ecco che nasce Google Deep Dream: in pratica, una fotografia viene inserita nel sistema, questo la elabora e restituisce il risultato finale. Durante questo processo il computer genera un’idea di quelli che secondo lui sono gli oggetti contenuti all’interno di una scena, dando vita alle immagini definite Inceptionism dagli ingegneri dell’azienda di Mountain View. Il risultato sono una serie di rappresentazioni oniriche e psichedeliche, a volte anche assai inquietanti, che nella visione di BigG possono essere considerate qualcosa di simile ai sogni di un computer. Come spiega il Telegraph, il software “DeepDream” si basa su un codice in grado di identificare nelle immagini alcuni pattern, come ad esempio i volti e di modificare l’immagine quel tanto che basta per far emergere quel pattern e renderlo visibile all’occhio umano, replicandolo all’infinito. Un sogno inquietante che ha generato un trend e che sta già influenzando il mondo dell’arte, dei videogiochi e, naturalmente, del cinema e della musica.​

Facebook vuole computer che pensano come un uomo​​

Ma c’è di più. Sempre il team di DeepMind di Google è riuscito a riprodurre le modalità di sogno degli animali per consentire all’intelligenza artificiale di apprendere in maniera più evoluta: col progetto Unreal – Unsupervised Reinforcement and Auxiliary Learning – hanno sviluppato un sistema di algoritmi per aiutare l’intelligenza a confrontarsi con le sfide di un gioco, Labyrinth, e a sviluppare la capacità di rivivere ed elaborare nuovamente quanto già sperimentato durante le precedenti partite. E Facebook? Anche questa piattaforma vuol far sognare gli utenti. Non generando sogni, ma nuove realtà e nuovi modi di vedere le cose. In occasione del Web Summit di Lisbona, la più grande conferenza europea sulla tecnologia, a cui hanno partecipato 166 Paesi, numerosi politici portoghesi ed europei, rappresentanti di 20mila aziende, 1500 investitori e 2000 startup, il Cto di Facebook Mike Schroepfer, ‎ha dichiarato che «l’obiettivo deve essere quello di creare computer che possano imparare, pianificare e ragionare come gli esseri umani», nel tentativo anche di offrire nuove esperienze. Sull’app mobile di Facebook approderanno due nuovi strumenti basati appunto sulla tanto osannata intelligenza artificiale: Style Transfer e Caffe2Go. «Style Transfer ha una tecnologia in grado di apprendere lo stile artistico di un dipinto e applicare quello stesso stile ad ogni fotogramma di un video per creare una nuova opera d’arte personalizzata». Caffe2Go, invece, «è una nuova piattaforma di deep learning su mobile che consente al sistema di acquisire, analizzare e processare i pixel in tempo reale, per la prima volta su dispositivi mobile».​
Qual è il sogno ad occhi aperti dell’intelligenza artificiale? Riuscire nella sintesi tra immaginabile ed esistente, che passa necessariamente dalla digitalizzazione della realtà. Una mossa che inevitabilmente arricchirà la vita quotidiana di informazioni e possibilità, creando mondi dentro mondi, tutti con una loro specificità.​​ Le reti artificiali sono già realtà.