Per un pugno di Fan Token

Sharing


Per un pugno di Fan Token

I club di Serie A pronti a scendere in campo stanno lanciando i loro gettoni digitali. In palio per gli acquirenti servizi, benefit e partecipazione alle decisioni. È l’alba del calcio 4.0?

Ve lo ricordate il Commendator Borlotti, il presidente della Longobarda, la leggendaria squadra di calcio guidata da Lino Banfi, alias Oronzo Canà, nel film cult L’Allenatore nel Pallone? Ecco, provate a immaginarlo attorno a un tavolo nell’intento di condividere con i tifosi le decisioni sulle sorti del club. Certo, l’effetto potrebbe risultare straniante, visto che Borlotti incarnava il Presidente-padrone, tipica figura del calcio degli anni Ottanta. Oggi però le cose sono cambiate, le società guidate da logiche famigliari o consortili sono diventate delle Spa con fatturati da grande industria e molte di loro, persino quotate in borsa, sono investite da un’ondata generale di digitalizzazione.

L’ultima di queste rivoluzioni coinvolge i rapporti tra il club e i suoi tifosi, o clienti volendo usare un linguaggio commerciale che non piacerà di certo agli appassionati più genuini. Nel calcio italiano, come in molti altri sport, già da qualche anno sono infatti sbarcati i cosiddetti Fan Token, gettoni digitali aventi il valore di criptovalute emessi da un club sportivo che garantiscono benefit, servizi o vantaggi.

A lanciarli per primi nel mondo dello sport sono stati i sempre avveniristici club di basket dell’NBA, che hanno spesso usato i fan token per vendere e scambiare video di azioni particolari, fotografie o cimeli analogici e digitali. Il concetto di fan token è infatti legato a quello di NFT, ma ne differisce profondamente. Ad aiutarci in questa distinzione è Marcel Vulpis, giornalista sportivo, esperto di economia dello sport e vicepresidente della Lega Pro di Calcio. «Gli NFT sono certificati di proprietà digitali di beni non fungibili – dice a Changes – mentre i Fun Token sono delle monete digitali per l’acquisizione di beni e servizi che possono essere scambiati con altri tifosi in alcune piattaforme dedicate e che danno diritto a partecipare alla vita del club».

La cosa che accomuna NFT e Fan Token è il fatto che entrambi si basano sulla tecnologia blockchain, ma mentre l’NFT certifica il possesso di un bene, il Fan Token è un mezzo per fruire di un servizio, per partecipare ad iniziative speciali, a sondaggi, a decisioni di marketing, oppure per ottenere vantaggi nell’acquisto dei biglietti. «Con i Fan Token il rapporto tra club e tifoso, che fino a ieri si esprimeva soprattutto con la vendita del merchandising ufficiale, oggi raggiunge un nuovo livello di engagement – sottolinea Vulpis -. Questo può prevedere il coinvolgimento del possessore dei gettoni digitali nella scelta delle magliette ufficiali o dei gadget, nella definizione del design degli stadi, oppure nella selezione degli inni celebrativi, e molto altro».

L’obiettivo è quello di accorciare le distanze tra club e tifosi, puntando sul rafforzamento della community. Un’esigenza divenuta per i club sempre più pressante, soprattutto all’indomani della pandemia e del biennio degli stadi chiusi che ha provocato secondo il rapporto Deloitte Football Money League perdite di circa 2 miliardi di euro per le 20 società più ricche al mondo.

Ma come si possono acquistare i fan token? Innanzitutto, occorre dire che il numero di fan token di ciascuna squadra acquistabile sulle varie piattaforme è limitato e il loro prezzo, espresso in criptovaluta, oscilla seguendo particolari parametri che spesso esulano dai risultati sportivi del club, ma dipendono anche dai benefici in termini di coinvolgimento diretto che il club offre ai possessori dei suoi token. Una delle piattaforme più note di Fan Token è Socios.com, che si occupa di lanciare sul mercato i gettoni delle varie squadre coniati sulla blockchain di Chiliz (in Italia tra le altre ci sono Juventus, Inter, Roma, Milan). Gli utenti di socios.com registrati ad aprile 2022 sono circa 3,5 milioni, ma il loro numero è destinato ad aumentare.

Secondo quanto riportato dal blog divulgativo della Banca d’Italia nell’aprile di quest’anno, il valore dei Fan Token per quel che riguarda il mondo del calcio è stimabile in 310 milioni di euro. Altre stime parlano di un valore totale dei fan token che potrebbe raggiungere gli 8,4 miliardi di euro nei prossimi anni, mentre secondo la BCC i club che hanno venduto più fan token al mondo sono stati Porto, Santos, Manchester City e l’italiana S.S. Lazio, che per il lancio e lo scambio dei fan token usa la piattaforma Binance.

I Fan Token si dividono in tre categorie: Utility token che permettono un accesso digitale a beni e servizi proposti dal club, Security token veri e propri strumenti di investimento acquistati per generare un rendimento con rischio correlato e Token ibridi, intermedi tra i primi due.

Stiamo dunque davvero entrando nell’era del calcio 4.0 grazie ai fan token? Secondo Marcel Vulpis “per ora, soprattutto in Italia, permane uno stile di leadership da parte dei presidenti e dei proprietari del club molto accentratrice ed è difficile pensare che la platea dei decisori possa allargarsi tramite questi strumenti digitali. I servizi a cui questi fan token danno accesso sono inoltre ancora accessori, anche se il mercato dei Fan Token in Italia sta riscuotendo una crescente attenzione, pur viaggiando ancora in una fase embrionale, lontano dall’essere mainstream”. I gettoni digitali, dunque, sembrano essere ancora un veicolo di comunicazione e non una vera e propria rivoluzione del business. A questo si deve aggiungere anche l’aspetto legato al loro intrinseco rischio finanziario. Il valore dei token è infatti altamente volatile e gli esempi non mancano. Si pensi al Paris Saint Germain che l’estate scorsa ha visto i propri token schizzare a quota 47 euro ciascuno dopo i primi rumors sul possibile arrivo di Lionel Messi, un valore precipitato a 15 non appena l’acquisto della Pulce è stato ufficializzato. Un caso italiano è invece quello accaduto ai Fan Token della Lazio, scambiato oggi al prezzo di circa 5 euro, mentre nei giorni immediatamente successivi al lancio è arrivato a quota 22,91 euro. Come per le criptomonete, dunque, la prudenza anche per i Fan Token è d’obbligo, per evitare l’ennesima bolla, che rischierebbe di diventare ben più grave di un gol mancato, una partita persa o di un trofeo non conquistato.

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.