Automotive: i vantaggi dell’economia circolare
Tutti noi conosciamo il termine di obsolescenza programmata, ovvero una progettazione finalizzata a far durare un dispositivo soltanto per un certo numero di anni, oppure di operaz
Attenzione non stiamo parlando di pornografia ma di rapporti che nascono in Rete. Pro e contro della ricerca di interazioni ed emozioni dietro uno schermo.
Nel maggio del 2022, il quotidiano inglese Independent ha riportato una notizia che avrebbe meritato forse più attenzione: una donna aveva denunciato una violenza sessuale da parte di uno sconosciuto nello spazio della realtà virtuale di Meta, Horizon’s World. Il fatto, con tutte le sue implicazioni legali, simboliche e culturali, potrebbe essere preso come paradigma estremo del cortocircuito tra virtualità e corpo, distanza fisica e prossimità emotiva, possibilità apparentemente infinite di esplorare i bisogni legati alla sessualità e gli altrettanto numerosi pericoli, psicologici quando non fisici, legati a questo inedito (nella storia del genere umano) orizzonte di libertà.
Un equilibrio instabile, delicato e problematico che è fin dai suoi albori alla base del rapporto tra Internet e il sesso. Due ambiti così intrinsecamente connessi che addirittura qualche storico della tecnologia – o della sessualità – considera il World Wide Web sostanzialmente costruito sul sesso. Una esagerazione, certo, ma è innegabile quanto l’impulso proveniente dalla sfera della sessualità sia stato uno dei motori nello sviluppo della rete, a partire dai primi forum di discussione tra computer di università americane collegati tra loro alla fine degli anni 70 (i Bulletin Board Systems), quasi subito intasati di discussioni a sfondo erotico e pornografico, per arrivare al nostro presente in cui una percentuale significativa di tutti i contenuti on line hanno a che fare direttamente (si calcola che il totale dei siti porno oscilli tra il venti e il trenta per cento) o indirettamente con il sesso.
Attenzione, tuttavia: sesso non è sinonimo di pornografia. Così come non è detto che la pornografia in sé (naturalmente quando coinvolge persone adulte, consapevoli e non sfruttate o costrette) sia necessariamente da valutare sotto il segno della negatività. Le due caratteristiche dell’esperienza online che più di tutte favoriscono la ricerca di emozioni, informazioni, interazioni legate al sesso – vale a dire l’accessibilità e l’anonimato – determinano sia i pericoli che le opportunità. Per quanto riguarda i primi, sono ben noti e costituiscono certamente una lista preoccupante. Dalle molestie via chat al revenge porn, dal catfishing alla dipendenza da video hardcore, dalla facilità di esposizione dei minori a contenuti non appropriati (e spesso traumatici e svianti in termini di sviluppo della sessualità) alla mercificazione del corpo femminile. Per arrivare alle ricadute sulla vita sessuale di coppie e singoli, con un calo del desiderio reale che è in rapporto inverso alla soddisfazione virtuale dello stesso.
È invece più raro che si evidenzino gli aspetti positivi, e potenzialmente liberatori, del rapporto tra Internet (e la cultura digitale in senso lato) e la sfera sessuale. Ciò su cui si concentra, per esempio, la giornalista e ricercatrice Samantha Cole nel suo libro del 2023 How Sex Changed the Internet and Internet Changed Sex, che fin dal titolo sottolinea il rapporto dialettico tra i due ambiti. L’approccio di Cole, a dire la verità, è forse persino troppo entusiasta e venato tanto di iper-ottimismo tecnologico quanto di radicalismo libertario, come quando sostiene che lo spazio delle interazioni a sfondo sessuale online rende le persone più in controllo di se stesse e aperte all’espressione della propria totalità psicologica perché «si può staccare la spina quando si vuole e non ci sono espressioni facciali, toni di voce e ferormoni a complicare tutto, sono solo righe di testo su uno schermo». In realtà, è proprio l’assenza di contesto, molto spesso, a portare ad espressioni della sessualità sgradevoli, inopportune e pericolose. A parte la fascinazione un po’ ingenua per «il caos delizioso» di Internet, il libro ha il merito di mettere in luce anche la parte positiva nelle molteplici dinamiche tra rete e sesso. Lati della questione che si tende a non considerare, privilegiando invece un allarmismo sicuramente in molti casi motivato dalle situazioni citate più su ma a volte figlio anche di un eterno retaggio moralistico nei confronti del sesso.
Un primo esempio è il caso delle sex worker: Internet (e l’avvento delle webcam) ha permesso a chi sceglie liberamente e consapevolmente di fare questo lavoro una maggiore autonomia e soprattutto una riduzione – non l’annullamento totale, certo – dei rischi, potendo filtrare i propri clienti on line. La libertà e facilità di accesso e la democratizzazione della rete hanno avuto inoltre un effetto positivo sulla rappresentazione del sesso (in senso pornografico, ma non solo) e sulla sua narrazione. La visione maschio-etero-centrica, che è sempre stata quella predominante, non è più l’unica chiave di racconto, essendoci spazio (anche in fatto di fantasie e messa in scena) per qualunque tipo di orientamento sessuale.
Se da un lato la vastità immensa della rete favorisce la dispersione e la solitudine, dall’altro può portare alla formazione o al rafforzamento di nuove comunità nelle quali non sentirsi esclusi, come accade invece nella società etero-normativa o che comunque oscura i bisogni sessuali di diverse minoranze. E questo può valere per la più ampia comunità queer così come, per esempio, per quella di chi soffre di disabilità, che su Internet può trovare facilmente informazioni (ci sono sempre più podcast e siti sull’argomento), conforto e possibilità di interazione. In un’ottica più generale, Internet è anche una risposta a uno dei grandi problemi rimossi della nostra società: l’assenza di una vera e sistematica educazione sessuale. In rete non si trova solo pornografia, ma anche milioni di forum e thread (si pensi alla quantità di discussioni su un sito come Reddit, ad esempio) in cui adolescenti alle prese con i dubbi e le ansie legate allo sviluppo della propria sessualità possono trovare risposte e momenti di confronto, senza sentirsi giudicati o bloccati dal timore di affrontare argomenti “sconvenienti”.
Internet è uno strumento che ha cambiato radicalmente la vita di tutti noi, ed è quindi inevitabile che abbia impattato in modo diffuso su una delle sfere più importanti tra quelle che definiscono l’esperienza umana e la relazione con gli altri. È quindi sempre più necessario saper distinguere tra rischi e opportunità, governando «il delizioso caos di Internet» (per citare Cole) con la doverosa lucidità legislativa in grado di ridurre i primi ma rifuggendo dall’approccio sessuofobico –basti pensare alle policy di piattaforme social come Facebook, per fare un esempio – che non ci fa scorgere le seconde.