Fase 2: la sharing economy riparte

Sharing


Fase 2: la sharing economy riparte

Il distanziamento sociale è un colpo mortale per il settore della sharing economy ? Forse no. Ecco i sei settori in cui il modello resiste, ridefinendo la propria missione e cercando di tornare al suo spirito originario.

Il distanziamento sociale è un colpo mortale per il settore della sharing economy ? Forse no. Ecco i sei settori in cui il modello resiste, ridefinendo la propria missione e cercando di tornare al suo spirito originario.

«Ciò che è mio è anche tuo». Verso la fine del 2009 la studiosa americana Rachel Botsman riassunse in questa semplice frase quella che negli anni successivi sarebbe divenuta nota come Sharing Economy, l’economia della condivisione e del consumo collettivo. Ma cosa resterà di questo modello economico nell’epoca del distanziamento sociale e dell’ansia da contagio?

Alcuni numeri parlano chiaro: solo nella prima settimana di maggio Uber ha annunciato il licenziamento di 3.700 persone, il 14% della sua forza lavoro. Airbnb in una lettera- manifesto della crisi, pubblicata dal suo CEO Brian Chesky, ha annunciato il taglio di ben 1.900 lavoratori, un quarto della sua forza-lavoro. Il virus non ha risparmiato neanche il suo principale competitor Booking.com, che ha perso un terzo del suo valore in borsa, tornando ai livelli del 2016.

«Un modello economico basato su condivisione, collaborazione e scambio non può che subire una forte frenata dopo una crisi che ha imposto l’allontanamento fisico delle persone – ha sottolineato a Changes Davide Pellegrini, Presidente dell’Associazione Italiana Sharing Economy –  In particolare, non giova affatto il clima di generale sfiducia, una nuova visione pessimistica condivisa, il più grande nemico del settore».

Un mondo che sembra insomma affondare sotto i contraccolpi psicologici e sociali della crisi da Covid-19. Eppure qualcosa si muove. Sono almeno sei i campi in cui la sharing economy sta cercando di ripensare se stessa, riadattando i suoi valori originari in contesti visti anche come inaspettate opportunità.

1.      Didattica 2.0

Scuole chiuse, aule vuote e Pc accesi: nell’era della didattica a distanza, un mondo di app e servizi nascono e si sviluppano. È il caso di Oilproject, il portale didattico 2.0 dove trovare lezioni multimediali su qualsiasi materia. Teach4Learn è una piattaforma di mutuo aiuto, dove si barattano lezioni private, utilizzando come moneta i teachcoin del valore convenzionale di 1 ora.  TeacherPayTeachers è invece la piattaforma che consente a insegnanti ed educatori di vendere e scambiare lezioni per coinvolgere sempre più i propri studenti.

2.      E-Health

La crisi da contagio ha allontanato i pazienti da studi medici, ospedali e centri di cura, visti come veri e propri focolai da cui stare alla larga. La crisi da Covid-19 ha reso indispensabili tutti quei servizi di telemedicina che sfruttando realtà aumentata e virtuale riescono a promuovere le relazioni medico-paziente a distanza.

A puntare sul l’aspetto della condivisione sono, inoltre, diverse app e piattaforme. Lotsa Helping Hands  oppure Help Around mettono in contatto i malati con chi è disponibile a fornire loro assistenza, creando vere e proprie comunità online.  MedZeD, facilita l’interazione tra pazienti e caregivers qualificati del proprio network, mentre PatientsLikeMe mette i pazienti in rete per condividere consigli, esperienze e contatti utili.  Cohealo, esprime poi al meglio lo spirito sharing, creando un network di ospedali che possono prestarsi a pagamento o gratuitamente attrezzature medico-diagnostiche non utilizzate. L’essenza della sharing economy entra in corsia.

3.      Micromobilità

Nella fase due, le città stanno ripartendo, ma è fuga dai mezzi di trasporto pubblici ed è così che bici elettriche o tradizionali e monopattini elettrici diventano i nuovi protagonisti della cosiddetta micromobilità, la mobilità dell’ultimo miglio. Un dato su tutti: in Cina, a tre mesi dal contagio, l’utilizzo di bike sharing è aumentato del 150%. Lo hanno capito in Italia molti comuni, tra cui quelli di Roma e Napoli, che nei giorni della ripartenza cercano operatori interessati a svolgere servizi in sharing di monopattini, bici e scooter elettrici.

Helbiz, presente a Milano, Torino, Verona e Roma con una flotta complessiva di 6.000 mezzi ha lanciato l’abbonamento Helbiz Unlimited, che propone bici e monopattini in un’unica soluzione. Una sorta di Netflix della micromobilità.

4.      Smart Working

Nell’ufficio a distanza la sharing economy si arricchisce di tool per video-riunioni e per condividere documenti. Nulla è lasciato al caso: neanche le pause informali. È il caso di #pausacaffè che “aiuta a ritagliarsi dei break virtuali con altri smartworkers, superando l’eventuale senso di isolamento”. Slack, ha lanciato l’app Hallway dove gli utenti si possono prendere una pausa dalle riunioni con informali videochiamate di dieci minuti. Si condivide il lavoro, ma anche, come nella vita normale in ufficio, pause e tempi morti.

5.      Food sharing

Lasciando da parte i servizi di food delivery (che di sharing economy hanno ormai poco), un intero settore guarda al mondo del cibo con rinnovato interesse. GnammoSo LunchMamazSocialFood, sono piattaforme che organizzano pranzi e cene tra sconosciuti commensali, abbinando la socialità alla buona tavola. Frenate dal distanziamento sociale, oggi molte di queste app hanno rilanciato il momento formativo con cooking class, webinar e lezioni di cucina alla portata dei click di tutti. ​

6.      Consumo cooperativo

Ai tempi del Covid l’ultima frontiera del consumo condiviso è quella dell’economia sospesa e collaborativa. Durante la fase d’emergenza sono state tante le iniziative di vicinato nate per aiutare i più bisognosi con spese collettive oppure sospese (generi acquistati per successivi consumatori bisognosi).

Nel campo si sono mossi anche i big. A Roma, Milano e Napoli, Uber Eats e Fondazione Banco Alimentare hanno lanciato “Spesa Sospesa”, iniziativa che gli possano donare prodotti per utenti che ne hanno bisogno. Take My Things ha promosso spese a domicilio per i più bisognosi, spesso anziani costretti a casa. Il sito spesarossa.it ha permesso ai piccoli negozi di quartiere di entrare in una rete di consumatori online che possono ricevere la spesa comodamente a casa propria.  Anche in questo caso l’economia è condivisa, diffusa e collaborativa, come negli ideali originari della sharing economy. No, forse per il requiem della sharing economy c’è ancora tempo. ​

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.