Come rivive il vuoto a rendere

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Come rivive il vuoto a rendere

Bottiglie, barattoli e tutti i contenitori per uso alimentare avranno una seconda vita. Cosa prevede la normativa europea sul riciclo di qualità e in che modo i consumatori dovranno cambiare abitudini.

Il vuoto a rendere sta tornando sempre più di moda come pratica ecosostenibile. Ridotto drasticamente in termini numerici rispetto alla metà del secolo scorso, oggi si propone come metodo fondamentale per il recupero dei contenitori e, in generale, delle materie prime seconde. In buona sostanza questo sistema prevede la restituzione di contenitori vuoti – come bottiglie e lattine – in cambio di un rimborso parziale o totale del costo del recipiente stesso (o della cauzione che si paga al momento dell’acquisto). Vediamo insieme perché anche l’Europa spinge perché tale pratica divenga di uso comune per cittadini ed aziende.

Il vuoto a rendere è un approccio ecologico che incoraggia i consumatori a restituire i contenitori vuoti dopo l’utilizzo, consentendo così – a seconda dei casi – il riuso e il riciclo, riducendo il consumo delle materie prime ma anche la quantità di rifiuti prodotti. Tipicamente adatti al sistema del vuoto a rendere sono le bottiglie di plastica e di vetro, le lattine e i barattoli in vetro nonché tutti quei contenitori utilizzati per consentire il trasporto e il consumo di alimenti e che, solitamente, terminano la loro utilità dopo il consumo dei cibi contenuti al loro interno.

Il vuoto a rendere e gli obiettivi Europei

Ad incoraggiare il riutilizzo degli imballaggi e le pratiche di refill degli stessi è l’Unione Europea che punta, entro il 2030, con il Regolamento UE imballaggi ad incentivare il riutilizzo dei packaging e ad incidere sulle abitudini dei consumatori, ma anche sulla logistica e sulla creazione di differenti modelli di business in un’ottica di economia circolare.

Secondo le previsioni, dal primo gennaio 2030, il 20% delle bevande da asporto dovrà essere venduto in imballaggi riutilizzabili (“nell’ambito di un sistema per il riutilizzo o consentendone il riempimento”) e, dal 2040, la quota dovrebbe salire all’80%. Le quote cambiano leggermente per le bevande alcoliche e analcoliche ma la strada, potremmo dire, è segnata e, quanto meno, l’obiettivo all’orizzonte risulta già visibile.

Secondo poi le previsioni europee, i sistemi come il deposito su cauzione Drs (Deposit return system) saranno funzionali anche per il riciclo in particolar modo delle bottiglie di bevande in plastica fino a tre litri e dei contenitori per bevande in metallo monouso con una capacità fino a tre litri.

Tali sistemi consentono, infatti, non solo di evitare la dispersione degli imballaggi (pensiamo a quante volte si vedono bottiglie abbandonate per le strade, nei parchi e in spiaggia), ma anche di realizzare una raccolta differenziata di qualità (come quella ottenuta utilizzando le reverse vending machine il cui funzionamento approfondiremo tra poco).

Bottiglie e vasetti: riutilizzo vs riciclo

Proprio su questi temi, in particolar modo tra i cittadini ma anche tra associazioni ambientaliste, spesso si discute se per contenitori quali, ad esempio, le bottiglie di vetro, essendo resistenti e facilmente lavabili, sia preferibile la via del riuso o, invece, quella del riciclo. Quante volte avrete sentito dire – magari proprio mentre siete intenti a buttare il vetro nella campana della raccolta differenziata – che sarebbe meglio riutilizzare invece di riciclare?

Se, in linea di principio, il riuso è una pratica più virtuosa, all’atto pratico bisogna valutare se sia attuabile e quali siano i costi (anche ambientali) da sostenere per tale operazione. Oggi, ad esempio, esistono degli ambiti – pensiamo alle bottiglie d’acqua somministrate nei ristoranti – che attuano, al loro interno, il sistema del vuoto a rendere. Secondo i dati diffusi da Assovetro, nel 2021 il riuso ha interessato 186.000 tonnellate di contenitori in vetro. In termini di ecosostenibilità non sempre, però, questo sistema risulta virtuoso considerando, in primis, che comporta un doppio trasporto del contenitore che, una volta svuotato, viene riportato “alla base”.

Affinché il riutilizzo generi un vantaggio ambientale, come spiega Assovetro, tale pratica deve avvenire all’interno di distanze limitate (mediamente 100 chilometri), tenendo inoltre conto delle difficoltà legate alla morfologia del territorio, ma anche alle esigenze delle aziende committenti visto che il riuso mal si adatta alla personalizzazione commerciale (come capita, ad esempio, quando vengono realizzate bottiglie o vasetti con forme o stampigliature relative a particolari ricorrenze, a specifiche campagne promozionali o ad un prodotto limited edition).

Il vuoto a rendere tra i locker e le reverse vending machine

Ad aiutare il sistema del vuoto a rendere oggi viene in soccorso la tecnologia: presso alcuni supermercati Coop della Toscana, ad esempio, la Levico Acque sta sperimentando il progetto AcquaLocker che, grazie agli smartphone e ad una app, consente di conferire le bottiglie di vetro di Acqua Levico vuote all’interno di un armadietto (dotato di un sensore che “pesa” le bottiglie determinandone il numero) e di ricevere, in cambio, un buono spesa da utilizzare per i successivi acquisti.

I sistemi di deposito su cauzione sono ideali anche per ottenere una raccolta differenziata di qualità in tutti quei casi (e sono tanti) nei quali il riuso non sia attuabile: bottiglie di plastica, di vetro e lattine possono essere conferite nelle cosiddette Reverse Vending Machine ottenendo, in cambio, la cauzione versata (come accade in alcuni Paesi del nord Europa) o un incentivo (solitamente erogato tramite buoni-spesa) tant’è che, in tal caso, si parla di riciclo incentivante. Il funzionamento delle reverse vending machine è semplice: il consumatore inserisce il contenitore vuoto nella macchina che, dopo aver effettuato gli opportuni controlli con esito positivo, eroga sconti, buoni o crediti. L’incentivo economico incoraggia i consumatori a restituire i contenitori vuoti, aumentando così la raccolta e il riciclo dei materiali.

Anche in questi casi spesso la tecnologia del macchinario interagisce con gli smartphone tramite app che rendono più semplici le operazioni e consentono di utilizzare i bonus ottenuti. Se, ad esempio, avete avuto modo di visitare negli ultimi mesi una delle grandi stazioni ferroviarie disseminate in Italia, avrete certamente notato la presenza di alcuni di questi macchinari per la raccolta differenziata all’inizio dei binari. Questi eco compattatori incentivanti sono stati realizzati da Eurven società italiana che, da anni, promuove tecnologie per la raccolta differenziata di qualità.

A chi non capita di scendere dal treno portando con sé bottigliette e lattine, ormai vuote, da buttare? Dopo aver percorso pochi passi, potrete conferirle guadagnando punti. Attraverso l’apposita app (Re-WIN), una volta inseriti i contenitori vuoti, l’eco-compattatore erogherà punti che potranno essere collezionati per ottenere i premi presenti in catalogo.

Un esempio di come la differenziata possa viaggiare… in prima classe!

Specializzata su temi ambientali e sui new media. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione e docenza sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.