Caldo: il 2023 batte un altro record

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Caldo: il 2023 batte un altro record

Nella serie di eventi che scandiscono il nostro anno, insieme a Natale, Capodanno e Dichiarazione dei Redditi, ormai c’è anche l’annuncio di nuovi massimi raggiunti dalle temperature. Non ci facciamo più caso. Forse perché non ci chiediamo cosa significa davvero.

I dati satellitari Copernicus – Climate Change Service  (C3S) certificano pesanti anomalie nelle temperature degli oceani, sia in relazione allo sviluppo di El Niño, sia alle eccezionali temperature elevate nell’oceano Atlantico settentrionale: «Durante il mese di maggio 2023, le temperature superficiali marine a livello globale sono state più alte di qualsiasi altro maggio precedente, tendenza che è proseguita fino al mese di giugno, con l’oceano globale che ha registrato temperature superficiali marine più alte di qualsiasi altro giugno precedente». Il mese di giugno è stato il più caldo a livello globale, superando di poco più di 0.5° C la media per il periodo compreso tra il 1991 e il 2020, ma oltrepassando di molto il giugno 2019, precedente record. A giugno 2023, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione minima dall’inizio delle osservazioni satellitari: il 17% al di sotto della media, superando di molto il precedente record di giugno.

Ma non è tanto l’uno o l’altro record che dovrebbe preoccuparci, bensì la velocità della sua progressione. Nel 2015 ero fra i negoziatori della famosa CoP21 di Parigi: tutti eravamo molto preoccupati perché la temperatura media globale era aumentata di 0,8 gradi rispetto all’era preindustriale. Oggi, a soli 8 anni di distanza siamo a un aumento di 1,2 gradi. Cosa saranno mai 0,4 gradi centigradi di differenza? Sono la metà di tutto il già devastante riscaldamento avvenuto in 200 anni che si manifesta in soli 8 anni. Tutto sta accelerando verso scenari in mutamento distruttivo sempre più rapido e per ciò stesso incontrollabile. E accelererà ancora di più, lo certifica anche l’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO).

  • L’aumento della temperatura media mondiale supererà la soglia critica degli 1,5 gradi probabilmente prima del 2027.
  • Secondo la WMO c’è una probabilità del 66% che ciò accada per almeno un anno fra il 2023 e il 2027.
  • È invece assodato (al 98%) che questi cinque anni nel loro complesso saranno i più caldi mai registrati.
  • La soglia degli 1,5 gradi è considerata come uno spartiacque tra un incremento della temperatura con ricadute gestibili e uno con conseguenze più gravi e difficili da prevedere in tutta la loro portata, visto che si potrebbero innescare fenomeni cumulativi di auto- surriscaldamento planetario.

E anche questo, cosa significa? Ad esempio, che le specie ittiche commerciabili si sposteranno lí dove le acque mantengono le temperature a cui sono abituati e che quindi intere economie crolleranno, e lo stesso succederà con l’agricoltura, e con il turismo. Significa che popolazioni rurali sempre più colpite da questi cambiamenti si sposteranno verso le città, ove arrivi massicci e sempre più rapidi non possono essere assorbiti da un’infrastruttura ordinata e quindi confluiranno nell’illegalità. Significa sete, fame, conflitti: un bel paradosso, quel sistema produttivo pensato per lasciarsi alle spalle per sempre sete, fame e conflitti sarà la causa del loro ritorno. È ora di aprire gli occhi, ora o mai più.

È​ Vice Segretario Generale per l’Energia e l’Azione Climatica dell’Unione del Mediterraneo. È​ un diplomatico italiano ed è stato coordinatore per l'eco-sostenibilità della Cooperazione allo Sviluppo. È stato delegato alle Nazioni Unite, console in Brasile, consigliere politico a Parigi e, alla Farnesina, responsabile dei rapporti con la stampa straniera e direttore del sito internet del Ministero degli Esteri. Da una ventina d'anni concentra la sua attenzione sui cambiamenti climatici. Nel 2009 la Ottawa University in Canada gli ha affidato il primo insegnamento attivato da un'università sulla questione ambiente, risorse, conflitti e risoluzione dei conflitti. Collabora da tempo con il Climate Reality Project, fondato dal premio Nobel per la pace Al Gore.