Adattarsi al clima: le città cambiano colore
Le aree urbane risentono più delle aree rurali del surriscaldamento globale. Il cosiddetto “effetto isola di calore” può aumentare le temperature di 4-5 gradi centigr
Nella serie di eventi che scandiscono il nostro anno, insieme a Natale, Capodanno e Dichiarazione dei Redditi, ormai c’è anche l’annuncio di nuovi massimi raggiunti dalle temperature. Non ci facciamo più caso. Forse perché non ci chiediamo cosa significa davvero.
I dati satellitari Copernicus – Climate Change Service (C3S) certificano pesanti anomalie nelle temperature degli oceani, sia in relazione allo sviluppo di El Niño, sia alle eccezionali temperature elevate nell’oceano Atlantico settentrionale: «Durante il mese di maggio 2023, le temperature superficiali marine a livello globale sono state più alte di qualsiasi altro maggio precedente, tendenza che è proseguita fino al mese di giugno, con l’oceano globale che ha registrato temperature superficiali marine più alte di qualsiasi altro giugno precedente». Il mese di giugno è stato il più caldo a livello globale, superando di poco più di 0.5° C la media per il periodo compreso tra il 1991 e il 2020, ma oltrepassando di molto il giugno 2019, precedente record. A giugno 2023, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione minima dall’inizio delle osservazioni satellitari: il 17% al di sotto della media, superando di molto il precedente record di giugno.
Ma non è tanto l’uno o l’altro record che dovrebbe preoccuparci, bensì la velocità della sua progressione. Nel 2015 ero fra i negoziatori della famosa CoP21 di Parigi: tutti eravamo molto preoccupati perché la temperatura media globale era aumentata di 0,8 gradi rispetto all’era preindustriale. Oggi, a soli 8 anni di distanza siamo a un aumento di 1,2 gradi. Cosa saranno mai 0,4 gradi centigradi di differenza? Sono la metà di tutto il già devastante riscaldamento avvenuto in 200 anni che si manifesta in soli 8 anni. Tutto sta accelerando verso scenari in mutamento distruttivo sempre più rapido e per ciò stesso incontrollabile. E accelererà ancora di più, lo certifica anche l’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO).
E anche questo, cosa significa? Ad esempio, che le specie ittiche commerciabili si sposteranno lí dove le acque mantengono le temperature a cui sono abituati e che quindi intere economie crolleranno, e lo stesso succederà con l’agricoltura, e con il turismo. Significa che popolazioni rurali sempre più colpite da questi cambiamenti si sposteranno verso le città, ove arrivi massicci e sempre più rapidi non possono essere assorbiti da un’infrastruttura ordinata e quindi confluiranno nell’illegalità. Significa sete, fame, conflitti: un bel paradosso, quel sistema produttivo pensato per lasciarsi alle spalle per sempre sete, fame e conflitti sarà la causa del loro ritorno. È ora di aprire gli occhi, ora o mai più.