L’arma del rewilding contro la crisi climatica

Nel celebre Parco Nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti, negli anni ‘90 del secolo scorso la reintroduzione dei lupi, che per decenni erano stati assenti, ha permesso il co
Nella serie di eventi che scandiscono il nostro anno, insieme a Natale, Capodanno e Dichiarazione dei Redditi, ormai c’è anche l’annuncio di nuovi massimi raggiunti dalle temperature. Non ci facciamo più caso. Forse perché non ci chiediamo cosa significa davvero.
I dati satellitari Copernicus – Climate Change Service (C3S) certificano pesanti anomalie nelle temperature degli oceani, sia in relazione allo sviluppo di El Niño, sia alle eccezionali temperature elevate nell’oceano Atlantico settentrionale: «Durante il mese di maggio 2023, le temperature superficiali marine a livello globale sono state più alte di qualsiasi altro maggio precedente, tendenza che è proseguita fino al mese di giugno, con l’oceano globale che ha registrato temperature superficiali marine più alte di qualsiasi altro giugno precedente». Il mese di giugno è stato il più caldo a livello globale, superando di poco più di 0.5° C la media per il periodo compreso tra il 1991 e il 2020, ma oltrepassando di molto il giugno 2019, precedente record. A giugno 2023, il ghiaccio marino antartico ha raggiunto la sua estensione minima dall’inizio delle osservazioni satellitari: il 17% al di sotto della media, superando di molto il precedente record di giugno.
Ma non è tanto l’uno o l’altro record che dovrebbe preoccuparci, bensì la velocità della sua progressione. Nel 2015 ero fra i negoziatori della famosa CoP21 di Parigi: tutti eravamo molto preoccupati perché la temperatura media globale era aumentata di 0,8 gradi rispetto all’era preindustriale. Oggi, a soli 8 anni di distanza siamo a un aumento di 1,2 gradi. Cosa saranno mai 0,4 gradi centigradi di differenza? Sono la metà di tutto il già devastante riscaldamento avvenuto in 200 anni che si manifesta in soli 8 anni. Tutto sta accelerando verso scenari in mutamento distruttivo sempre più rapido e per ciò stesso incontrollabile. E accelererà ancora di più, lo certifica anche l’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO).
E anche questo, cosa significa? Ad esempio, che le specie ittiche commerciabili si sposteranno lí dove le acque mantengono le temperature a cui sono abituati e che quindi intere economie crolleranno, e lo stesso succederà con l’agricoltura, e con il turismo. Significa che popolazioni rurali sempre più colpite da questi cambiamenti si sposteranno verso le città, ove arrivi massicci e sempre più rapidi non possono essere assorbiti da un’infrastruttura ordinata e quindi confluiranno nell’illegalità. Significa sete, fame, conflitti: un bel paradosso, quel sistema produttivo pensato per lasciarsi alle spalle per sempre sete, fame e conflitti sarà la causa del loro ritorno. È ora di aprire gli occhi, ora o mai più.