Estate reloaded

Society 3.0


Estate reloaded

Altro che Fedez, Sangiovanni ed Elodie. Il tormentone estivo è una hit del 1985 di Kate Bush. La sua Running Up That Hill è il pezzo più amato dai teenager. Tutta colpa della serie tv Stranger Things.

L’estate, si sa, è tempo di tormentoni musicali. Quella del 2022 non fa eccezione, ma con una particolarità: la summer hit di quest’anno è una romanticissima canzone pop del 1985. La sua autrice? Una splendida e venerata artista oggi sessantaquattrenne, che al già ricco carnet di successi che può vantare in carriera può aggiungere ora un nuovo record, essendo diventata la cantante più anziana a raggiungere il numero uno nelle classifiche inglesi. Lei è Kate Bush, il brano si chiama Running Up That Hill ed è al momento il pezzo più amato dai teenager di tutto il mondo, che lo hanno scoperto grazie al suo utilizzo nella quarta stagione della serie tv Stranger Things. Non è certo la prima volta che un successo del passato torna in circolo grazie al suo inserimento in una colonna sonora, in una pubblicità o nella sonorizzazione di qualche grande evento (e qui, incredibilmente, Running Up That Hill aveva già fatto una performance di tutto rispetto essendo stata scelta per la cerimonia di apertura delle Olimpiadi londinesi del 2012), ma il caso in questione è particolarmente dirompente e molto interessante da più punti di vista.

Intanto, la scala del suo successo è davvero globale: oltre che nel Regno Unito, la canzone è finita in cima alle classifiche di mezzo mondo, e ha portato per la prima volta Kate Bush nella Top Five americana, cosa mai accadutale neppure quando era all’apice della popolarità. Solo grazie allo streaming del brano, si è calcolato che l’artista inglese – che con estrema lungimiranza fin da giovane è diventata proprietaria di diritti e licenze sulla sua musica – abbia guadagnato più di un milione di sterline dal momento in cui, nel maggio di quest’anno, è apparsa su Netflix la prima puntata di Stranger Things. Considerando come funziona il meccanismo della viralità in questi casi, siamo solo all’inizio.

Ma l’aspetto più affascinante è che, contrariamente a quanto succede spesso in casi come questo, la nostalgia e la retromania non c’entrano assolutamente nulla. Il pubblico che ha spinto Running Up That Hill in testa alle classifiche, nelle playlist delle radio e in milioni di stories su Instagram o video su TikTok non è quello dei cinquanta-sessantenni in vena di revival, bensì quello di adolescenti nati vent’anni dopo l’uscita della canzone (nonché del periodo storico in cui è ambientata Stranger Things). Per loro si tratta di un brano non solo nuovo, ma soprattutto che parla direttamente alle loro emozioni, che intercetta meglio di qualunque altro successo pop o trap o r&b contemporaneo un sentire comune alla loro generazione. Tutto ciò anche perché Running Up That Hill viene utilizzata in modo del tutto particolare e reiterato nel corso della serie, diventando quasi una sorta di chiave o di formula magica. Senza fare spoiler, la canzone – il cui tema è lo scambio di identità e di sensibilità tra un uomo e una donna, per arrivare alla reciproca comprensione metaforizzata nella “scalata della collina” – sottolinea vari momenti di passaggio e di evoluzione psicologica dei protagonisti. Ha a che fare con la perdita, il senso di sé, la rinascita. Qualcosa che indubbiamente ha toccato corde profonde in una generazione spaesata, minacciata dal futuro e già piegata da due anni di pandemia che l’ha costretta all’interruzione delle relazioni umane nel momento della vita in cui forse se ne ha più bisogno.

In questo senso, sono molto poco centrate le affermazioni secondo cui il merito di questo exploit sia ascrivibile esclusivamente alla serie in cui la canzone è inserita. In realtà è esattamente il contrario: è stata Running Up That Hill a giovare a Stranger Things, più che il viceversa. Se è vero che l’attivatore è stata la seconda, è ancora più indiscutibile che sia stata la prima a imporsi nell’immaginario dei giovani spettatori solo in virtù della sua forza evocativa. Qui non si trattava di ottenere un effetto retrò piazzando al momento giusto un classico degli anni 80, che in fondo va sempre bene. Un brano di Madonna, degli Smiths, dei REM, di Springsteen, dei Cure o degli Eurythmics molto probabilmente non avrebbe scatenato lo stesso effetto. Avrebbe dato colore d’epoca, che è normalmente quello che si chiede alle colonne sonore di una serie tv ambientata nel passato, e a volte anche nel presente o nel futuro. Ma forse non avrebbe messo così sottosopra (per usare una parola chiave di Stranger Things) la sensibilità di milioni di adolescenti che non avevano la minima idea di chi fosse Kate Bush. Tanto di cappello, quindi, all’intuito raffinatissimo del music supervisor Nora Felder. Scegliere i commenti sonori di una serie sta diventando sempre più un’arte, e ci vuole quell’elemento umano che un algoritmo non potrà mai possedere.

Ma, e qui c’è un ulteriore motivo di interesse, il caso Running Up That Hill ha tracimato ben oltre i confini del pubblico di Stranger Things. È diventato virale, destino davvero imprevedibile per una canzone certamente bellissima (e a modo suo orecchiabile) ma distante da ritmi e sonorità contemporanee. Soprattutto da quelle che si ascoltano nei video di TikTok. Eppure, è stato proprio quest’ultimo a fare da detonatore, più ancora di Spotify o YouTube (che nella filiera di questi fenomeni semmai arrivano dopo). Già pochi giorni dopo la comparsa su Netflix dell’ormai iconica sequenza di Stranger Things erano stati immessi in rete mezzo milione di balletti casalinghi con Running Up That Hill in sottofondo. Dai cosplayer dei protagonisti (in particolare di Max, il personaggio che ascolta in cuffia la canzone) a famiglie intere che si ritrovano a danzare in una inedita unione trans-generazionale. Niente male, per un canale considerato da chiunque abbia più di diciotto anni come il regno del vuoto pneumatico.

E Kate Bush, cosa ne pensa? Al di là delle facili battute (come potrebbe pensarne male, viste le duecentocinquantamila sterline a settimana che le arrivano in tasca) ha detto di essersi commossa per l’impatto che la canzone ha avuto su persone con quasi cinquant’anni meno di lei. «È come se avesse ora una nuova vita, è quasi un miracolo». In effetti, qualcosa di miracoloso in una storia come questa sicuramente c’è. E forse non è un caso che il titolo completo di Running Up That Hill veda anche una frase tra parentesi: (Make a Deal With God), fare un patto con Dio.

Copywriter, giornalista, critico musicale e docente di comunicazione. In pubblicità ha ideato campagne per brand come Fiat, Sanpaolo Intesa, Lancia, Ferrero, 3/Wind. Insegna comunicazione presso lo IAAD di Torino e la Scuola Holden. Collabora con testate quali Rolling Stone, Il Fatto Quotidiano, Rumore. Ha scritto e tradotto diversi volumi di storia e critica musicale per case editrici come Giunti e Arcana.​