I super-ricchi pagheranno più tasse grazie all’IA?

La tecnologia è ormai parte della nostra vita quotidiana, e l’Intelligenza Artificiale sta entrando in ogni settore: dalla medicina all’energia, dall’arte all’istruzione.
L'invecchiamento della popolazione nelle economie sviluppate e la crescita delle popolazioni giovani in Africa e Asia rappresentano rischi e opportunità per tutti. Un viaggio fra gli impatti economici e sociali di un futuro che è già presente.
L’Europa è il continente più vecchio sul pianeta, l’Italia è il Paese più vecchio nel continente più vecchio. Ancora pochi comprendono la reale portata della rivoluzione demografica, una trasformazione che ridisegna il mondo, il presente e il futuro di tutte e tutti.
Questa rivoluzione è caratterizzata da tre tendenze divergenti:
il veloce invecchiamento della popolazione nelle economie ritenute sviluppate; il rapido aumento della popolazione giovanile nelle economie in via di sviluppo; l’invecchiamento di tutto il pianeta. Nonostante la crescita della popolazione globale, è in atto un calo delle nascite, di conseguenza l’età media globale si è alzata in tutto il pianeta, dal 2018 al 2021 è passata da 31 a 33 anni.
Ovunque nel mondo l’aspettativa di vita media è cresciuta. Secondo le proiezioni ONU entro il 2050, il 25% della popolazione europea avrà più di 65 anni, in Giappone questa percentuale è già superiore al 28%. L’invecchiamento ha effetti economici concreti sui modelli di sopravvivenza dei sistemi e sulla stabilità degli Stati.
In primo luogo, incide sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici:
Aumenta la spesa sanitaria e sociale: una popolazione più anziana necessita di cure sanitarie più frequenti e di lungo periodo gravando sui bilanci pubblici e sui sistemi sanitari.
Influisce sulla crescita economica complessiva: il calo della popolazione in età da lavoro riduce il potenziale di crescita del PIL, la capacità di innovazione e di produttività interna di un paese. Già oggi le aziende fanno fatica ad innovare, a reclutare giovani e lavoratori qualificati.
Gli over60, nel mondo e in Italia, sono la generazione più benestante di sempre, tendenzialmente sono in buona salute ed esprimono esigenze, bisogni e desideri da soddisfare, al contrario di chi aveva 60 anni nel secolo scorso.
Gli effetti del calo delle nascite sono visibili a lungo termine sulla struttura della popolazione e sulla capacità dei Paesi di sostenere la crescita economica e il benessere sociale, ma ci saranno. Quelli che hanno tentato la via economica per convincere le donne a fare più figli hanno fallito tutti, indistintamente. A livello globale, e italiano, è un fenomeno che ha ragioni ed effetti diversi come l’aumento dell’età media al primo figlio, il mutamento di significato della maternità o paternità da parte delle generazioni più giovani, soprattutto al femminile[5] sono alcuni effetti concreti.
Le circostanze che invece facilitano la scelta di non avere figli sono diverse: la precarietà lavorativa, il costo elevato della vita, la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, la mancanza di servizi di assistenza concreti e duraturi alla genitorialità, l’estensione del congedo parentale per lo stesso periodo di tempo e con condizioni economiche adeguate, la bassa occupazione stabile femminile.
Molti Paesi africani e asiatici vivono una fase di “dividendo demografico”, caratterizzata da una crescita significativa della popolazione giovane. Secondo le proiezioni ONU, il 40% dei giovani del mondo vivrà in Africa entro il 2100. In Asia, l’India ha già superato la Cina come nazione più popolosa sul pianeta.
Oggi, il 70% degli 1,8 miliardi di giovani di tutto il mondo vive nei territori dell’Africa subsahariana.In Africa le generazioni più giovani stanno cambiando le condizioni future del continente. La Z Gen è più istruita: nel 2000 solo il 27% era in possesso di un diploma di scuola superiore, nel 2020 sono il 44%. 1 Giovane africano su 5 pensa di avviare un’attività autonoma. Entro il 2030, oltre il 40% della popolazione giovanile mondiale sarà africana ed entro il 2050 più del 25% della popolazione globale con un’età media inferiore ai 25 anni sarà africana.
Le giovani donne africane stanno cambiando il loro futuro grazie all’istruzione, decidono della loro vita riproduttiva e molte di loro sono attiviste per difendere i diritti sociali e civili di tutti.
La crescita della popolazione in Africa e Asia è una grande opportunità di sviluppo economico, tuttavia, saranno e sono i governi a poter creare le condizioni per utilizzare la grande energia e la capacità di innovazione di cui sono portatori i più giovani, investire in istruzione, servizi sociali e sanitari, in creazione di posti di lavoro sono i passi fondamentali per evitare un terremoto generazionale epocale di portata globale, a tutti i livelli e per tutti i Paesi, originato dalla transizione demografica.
La crescente ostilità verso l’immigrazione e le politiche restrittive complicano questa possibilità nel breve periodo. Molti paesi europei hanno scelto di attrarre migranti per compensare la riduzione della forza lavoro. La Germania lo fa da almeno un ventennio, recentemente la Finlandia ha iniziato a promuovere collaborazioni con le scuole africane per attrarre giovani studenti nelle scuole finlandesi, con la speranza che poi decidano di restare.
L’Italia è in ritardo rispetto a tutti gli altri Paesi, introduce politiche economiche e sociali di scarso risultato e appeal, è divisa tra percezioni falsate di invasione da parte di stranieri ed inutili elargizioni economiche riservate a pochi, in uno scenario di precarietà occupazionale diffusa, lavoro povero, sotto occupazione delle donne, salari inadeguati e caro affitti. Inoltre, ha una scarsa capacità attrattiva verso studenti stranieri oltre che interni.
Avviare e sostenere una gestione equilibrata, oltre che inevitabile, dei flussi migratori in Europa potrebbe favorire un maggiore scambio di competenze e risorse tra Paesi di origine e destinazione, uno scambio conveniente per tutti che potrebbe sostenere innovazione e sviluppo reciproco partendo dall’integrazione delle nuove leve giovanili, futuri leader, imprenditori e lavoratori di un domani più sostenibile e prospero per tutti e tutte.
Per affrontare e governare queste sfide, i governi, le istituzioni, le aziende, i comuni e le collettività devono adottare visioni lungimiranti e sostenibili per individuare ed attuare politiche innovative.
Suggerimenti per incentivare economia, produttività e prosperità per tutti.
Nei Paesi sviluppati, l’aumento dell’età pensionabile è inevitabile se si vive di più, incentivi strutturali per la natalità, crescita stabile del lavoro femminile, life-long learning per ogni fascia d’età, politiche di integrazione e inclusione dei migranti, introduzione di nuove tecnologie e AI. Nei Paesi in crescita, investire in istruzione e formazione professionale, promuovere l’imprenditorialità, migliorare le infrastrutture, sostenere la popolazione femminile nel lavoro.
Dovunque sarebbe necessario creare e facilitare cooperazione e progetti di scambio tra giovani di ogni nazionalità per distribuire in modo più equo i benefici del cambiamento demografico, facilitando scambi di talenti e risorse, conoscenze e incontro di culture. In conclusione, l’invecchiamento della popolazione nei Paesi sviluppati e la crescita delle popolazioni giovani in Africa e Asia rappresentano due facce di una stessa medaglia.
Governare in anticipo, con consapevolezza e lungimiranza questo fenomeno è e sarà cruciale per garantire un futuro sostenibile e prospero per tutti.