Perché il riscaldamento globale mette a rischio infrastrutture e palazzi

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Perché il riscaldamento globale mette a rischio infrastrutture e palazzi

Le temperature in forte aumento attese in Europa nei prossimi 50 anni accelereranno il processo di corrosione degli edifici ed esporranno le strutture a maggiori stress, minando la sicurezza delle costruzioni. Quali sono le soluzioni.

Quaranta gradi a Taranto e nell’entroterra della Sardegna. 39 gradi a Firenze, Pistoia e Siena. E le cose vanno ancora peggio in Spagna, Portogallo e Francia. A Granada la colonnina di mercurio si è fermata a 46°, toccando il nuovo record di sempre per giugno. Ad Alvega, in Portogallo, il termometro è salito fino a 49,5°C, in Francia alcune zone hanno registrato temperature oltre i 40°C. Se le conseguenze del riscaldamento globale sulla salute sono chiare a tutti, forse quelle sulla stabilità di edifici e infrastrutture sono meno evidenti. Nei giorni scorsi, a Milano, ha fatto molto rumore il cedimento dell’insegna Generali di una delle tre torri di CityLife. Grattacieli costruiti recentemente e nuove icone di Milano. È ancora presto per stabilire il motivo della rottura, ma sul banco degli imputati ci sono anche le altissime temperature di questi giorni. E non accade solo qui: nel luglio di tre anni fa, in Cina, le tegole del museo di Chongqing si sciolsero, letteralmente, a causa delle alte temperature.

Le previsioni al 2070

«La crescita delle temperature attesa in Europa nei prossimi 50 anni accelererà il processo di corrosione degli edifici ed esporrà le strutture a maggiori stress, minando la sicurezza delle costruzioni». Ad affermarlo, già 5 anni fa, erano i ricercatori della Fondazione CMCC, membri di un network scientifico istituito dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea, coautori di due studi che suggeriscono una revisione degli standard europei di progettazione degli edifici. I ricercatori hanno analizzato le variazioni di temperatura e altre variabili atmosferiche attese nei prossimi 50 anni, periodo che rappresenta, generalmente, la durata di vita utile di una struttura costruita oggi. Concentrandosi proprio sul nostro Paese, i ricercatori hanno previsto un incremento della temperatura, al 2070, che potrebbe raggiungere anche incrementi di 6°C in alcune zone, con variazioni fino agli 8°C sulle catene montuose. «Se l’aumento della temperatura minima può rappresentare un effetto secondario per gli edifici, l’incremento di quella massima attesa potrebbe invece comportare la necessità di una revisione degli standard di costruzione per garantire la sicurezza delle opere, come nel caso delle dilatazioni termiche a cui sono soggetti i manufatti lineari come ponti e viadotti», spiegava Guido Rianna, ricercatore CMCC tra gli autori dello studio.

I danni a calcestruzzo e plastiche

Cosa può accadere agli edifici a causa delle alte temperature lo spiega chiaramente lo studio Durability and Climate Change—Implications for Service Life Prediction and the Maintainability of Buildings realizzato da Michael A. Lacasse, Abhishek Gaur e Travis V. Moore per il National Research Council del Canada. “Le nuove condizioni climatiche inducono un’accelerazione dei fenomeni di degrado dei materiali da costruzione. In particolare, livelli di calore più elevati aumentano i carichi termici su strutture e involucro: ad esempio, i materiali esposti al sole possono raggiungere temperature fino a 40 °C superiori a quelle dell’aria circostante, innescando intensi flussi termici verso l’interno degli edifici. Questo provoca espansioni e contrazioni termiche ripetute che possono generare fessurazioni e invecchiamento precoce di calcestruzzo, malte e giunti. Il calcestruzzo armato, ad esempio, subisce accelerati processi di carbonatazione e corrosione: simulazioni di clima futuro mostrano che la profondità di carbonatazione del calcestruzzo può aumentare fino al 45% entro il 2100, riducendone durabilità e sicurezza strutturale. Polimeri e plastiche, usati per facciate, guaine e isolanti, patiscono un rapido degrado dovuto all’azione combinata di radiazione solare UV e alte temperature: l’esposizione a raggi UV ad alta temperatura accelera infatti l’invecchiamento di plastiche, gomme e legno composito, riducendo la loro vita utile.

Problemi per strade e ferrovie

Forti conseguenze si riscontrano anche sulle infrastrutture, come strade o ferrovie. Pochi giorni fa l’asfalto dell’autostrada A4, tra Montebello e Sommacampagna, ha iniziato a deteriorarsi ed è stato necessario chiudere temporaneamente una corsia. Mentre una settimana fa un’ondata di caldo eccezionale ha provocato il sollevamento dell’asfalto su una strada statale in Missouri, negli Stati Uniti, dove il manto stradale si è alzato di oltre 45 centimetri. Sempre a causa del caldo i binari ferroviari rischiano di deformarsi, come è successo nel 2022, in provincia della Spezia, dove un locomotore è deragliato proprio per questo motivo.

Un nuovo modo di progettare le case

«Negli ultimi anni si sta facendo strada un nuovo modo di progettare la casa, sia dal punto di vista dell’involucro esterno, che di quello degli impianti», spiega l’architetto Angela Panza, consigliera dell’ordine e fondazione degli Architetti di Milano. «La struttura deve essere realizzata in modo da fra vivere bene le persone, cercando di utilizzare il meno possibile gli impianti di riscaldamento o refrigerazione. Dopodiché, ormai sappiamo che nei prossimi anni l’aumento delle temperature sarà strutturale, soprattutto d’estate, e che ci saranno giornate con picchi di calore. Nel progettare i nuovi immobili bisogna tenere conto di tutto questo». Ecco allora la possibilità di utilizzare materiali ad elevata riflettanza solare, i cosiddetti Cool Materials, per il “raffrescamento passivo” degli edifici, in grado di ridurre le temperature superficiali delle strutture esposte alla radiazione solare e il flusso termico all’interno dell’edificio. Oppure l’inserimento di tetti e pareti verdi: un approccio “nature-based”. Coperture di vegetazione e giardini verticali che riducono il surriscaldamento degli edifici smorzando l’irradiamento e migliorando l’isolamento. Diversi esempi vengono dall’estero. A Parigi, ad esempio, Roofscapes, una startup fondata da tre studenti del Mit, sta progettando di costruire spazi verdi sui tetti spioventi per abbassare le temperature migliorando la qualità della vita. Negli Stati Uniti, invece, i grattacieli iniziano ad essere progettati riducendo il numero di finestre, per mantenere gli interni freschi e ridurre il consumo energetico necessario per il raffreddamento. «E poi, dal punto di vista energetico, è fondamentale utilizzare quello che abbiamo sul nostro territorio», spiega ancora l’architetto Panza. «Al Sud mi aspetto di vedere tantissime case con i pannelli solari, mentre al Nord tante pompe di calore».

La risposta a questi problemi è sicuramente collettiva, ma nasce dall’attenzione del singolo. «Va bene progettare case nuove che siano poco energivore, ma poi serve una cultura della manutenzione, che soprattutto rispetto alla casa, noi non abbiamo», spiega Panza. «Abbiamo magari speso cifre importanti per realizzare il cappotto termico, ma poi non facciamo manutenzione. Fortunatamente, su questi temi, la sensibilità delle persone sta aumentando». Allargando la visuale dai singoli edifici, sicuramente un’altra strada è quella di progettare in maniera differente le nostre città. A Francoforte, ad esempio, sono stati creati lunghi corridoi di ventilazione: tratti di terreno dove non ci sono edifici alti, o sorgono grandi distese di alberi, per aspirare aria più fresca dalle zone circostanti. Le soluzioni ci sono già. Quello che manca, a volte, è la volontà di adottarle.

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