Sei consigli per difenderci dalla plastica
La plastica è presente nella nostra vita quotidiana da oltre settant’anni ed è così fondamentale che la diamo per scontata senza renderci conto della sua pervasività. Secondo
Dalle app alle impostazioni di Instagram e TikTok fino ai canali in streaming. Controllare la vita dei propri figli è facile. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi da tenere in considerazione.
Tv, computer e cellulari sono spesso nelle mani dei nostri figli, i quali vengono sempre maggiormente attratti dai giochi e dalle app. Purtroppo, però, questi device, oltre a costituire uno strumento di gioco e di svago, possono rappresentare il varco di accesso per contenuti non appropriati ai nostri ragazzi. Comprendere come assicurare una modalità di accesso corretta e sicura dei più giovani ai dispositivi elettronici non è cosa semplice.
Uno dei più diffusi argomenti di dibattito, ad esempio, riguarda l’età a partire dalla quale i bambini possono iniziare ad utilizzare o addirittura a possedere un proprio smartphone, apparecchio che consente loro di esaudire tanti desideri: vedere i video, giocare ai videogiochi e contattare gli amici. Nonostante i tentativi di resistenza di alcuni genitori, il primo cellulare arriva ad una età che, man mano, continua a scendere. Ad oggi, infatti, mediamente i nostri figli iniziano ad avere il loro primo cellulare già ad 11 anni. Spesso una delle prime attività compiute dai pargoli quando ricevono l’agognato regalo è l’iscrizione ad alcuni social network per poter entrare in contatto con i propri amici e ciò accade nonostante la normativa (europea e nazionale) fissi una età minima per tale adesione.
Ai sensi della normativa europea il limite minimo è di 16 anni, ma i singoli stati possono accordare delle deroghe. In Italia, ad esempio, per iscriversi ad un social bisogna avere almeno 14 anni, ma spesso capita che il mondo virtuale viaggi in parallelo a quello fisico e, quindi, alcuni portali applicano la normativa statunitense che fissa l’età minima a 13 anni. Talvolta, ai fini dell’iscrizione, è necessario il consenso dei genitori che, in alcuni casi, possono anche avere un controllo diretto sul profilo del minore. L’obiettivo è quello di tutelare i giovanissimi che spesso possono essere raggiunti da contenuti (o contatti) potenzialmente pericolosi. La cronaca, infatti, riferisce periodicamente di episodi di cyberbullismo o di pedopornografia che possono avere origine da questi canali o più semplicemente la mente di un bambino o di un adolescente possono essere turbate da immagini, video e storie non adatte alla loro età.
Oggi le soluzioni per governare e non subire questo fenomeno non mancano: vi è chi propone un vero e proprio contratto tra grandi e piccoli quale strumento di consapevolezza reciproca su rischi e problematiche.
Oltre a ciò, oggi sono gli stessi portali a fornire ai genitori la possibilità di conoscere ciò che i propri figli fanno sui diversi canali social. Proprio in questi giorni, ad esempio, Instagram ha annunciato di aver lanciato il parental control: tale strumento segue “la guida per i genitori” già disponibile in diverse lingue e studiata per consentire ai genitori di comprendere le modalità di utilizzo dell’app e per cercare di assicurare ai figli un’esperienza positiva tramite il social.
La funzione del controllo parentale, già attivata negli USA, fornisce ai genitori la possibilità di controllare quanto tempo i propri figli passano sui social, impostarne un limite orario giornaliero e monitorarne l’attività. Peraltro, gli adulti non possono inviare messaggi ai minori con i quali non abbiano un contatto diretto. Queste limitazioni decadono al compimento della maggiore età.
Un altro social network che ha introdotto la funzione del parental control (sotto la voce collegamento parentale) è TikTok, canale seguitissimo dai giovanissimi. In tal caso tutori e genitori possono associare l’account personale a quello dei propri figli, limitare il tempo giornaliero che i loro pargoli trascorrono su questo social, inserire filtri per i contenuti proteggendoli da eventuali minacce, limitare la possibilità di inviare messaggi diretti o inserire filtri che consentono di evitare la comparsa di contenuti non appropriati.
Sia nel caso di Instagram che di TikTok, è opportuno invitare i propri figli ad impostare i profili in modalità privata e, al contempo, non imporre regole d’imperio, ma far capire l’importanza di adottare tali misure rispettando, al contempo, i diritti dei ragazzi, a partire dalla loro privacy. Come riportato su TikTok, si invitano «i tutori a discutere le funzionalità di collegamento famigliare con i propri adolescenti e spiegare le ragioni per alcune barriere possono essere necessarie», per affrontare insieme vantaggi e svantaggi dell’utilizzo di tali media. Fondamentale è far capire le regole (sia quelle a propria tutela che quelle relative al modo di relazionarsi con gli altri, anche in rete), essere disponibili al dialogo e all’ascolto, essere disposti ad affrontare anche eventuali problemi che possano incorrere, dare e ricevere fiducia (che va guadagnata), trovare un punto di equilibrio tra la necessità di garantire la sicurezza e la privacy del giovane, accompagnandolo mentre cresce in lui la voglia di emancipazione.
Quante volte si sente dire ad un genitore che aveva regalato lo smartphone al proprio figlio per sapere dove questi fosse… ma poi il giovane finisce per non rispondere a messaggi e alle telefonate? Una alternativa oggi possibile – della quale è opportuno che il ragazzo o la ragazza siano consapevoli – è quella di monitorare gli spostamenti dei minori grazie proprio allo smartphone: a tal riguardo si può usare la specifica funzione di Google maps o scaricare un’applicazione come family link disponibile per Android sui telefoni di genitori e figli che consente di limitare temporalmente l’uso di alcune app sul telefonino dei ragazzi, ma anche di geolocalizzarli (purché funzioni la connessione dati).
In quasi ogni casa oggi sono attivi uno o più servizi di streaming che consentono di accedere ad una serie di contenuti video alternativi a quelli forniti dai canali televisivi tradizionali. La mole di programmi ai quali si può accedere è notevole, ma non sempre adatta a tutte le età. Per questo i colossi della tv online e on demand hanno studiato delle soluzioni per fornire una tv a misura di bambino (o di adolescente). Alcuni esempi? Su YouTube esiste un’apposita sezione – YouTube Kids – installabile su smartphone e tablet che, a seconda delle impostazioni settate dai genitori, consente ai bambini l’accesso solo ad alcuni contenuti. Inoltre, i prodotti indicati come adatti ai bambini, non possono essere commentati. Grazie alla pre-approvazione, è possibile infine realizzare una selezione di ciò che i nostri ragazzi possono vedere. Anche Netflix consente di attivare un canale Kids attraverso il quale i genitori possono attivare, tramite il Parental Control, restrizioni di visualizzazione limitando l’accesso ai contenuti. Per accedere ai profili “per adulti” è possibile invece inserire un pin. Anche Amazon prime prevede un canale kids con film e spettacoli dedicati ai minori.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del Parental Control? Abbiamo rivolto queste domande a Giovanna Busto, psicoterapeuta analista transazionale, formatrice e supervisore. Arrivando a una conclusione: oggi questi strumenti sono utili, è fondamentale conoscerli ma senza perdere di vista che sono mezzi che ci possono aiutare nel rapporto con i nostri figli, sapendoli però bilanciare nella vita quotidiana di ogni giovane e della famiglia in cui vive.