La molecola inganna tumore

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La molecola inganna tumore

È a base di rame il composto che colpisce alcuni tipi di cancro in modo mirato. A scoprirlo, dopo un’attività di ricerca lunga più di dieci anni, un team di scienziati italiani.

È a base di rame il composto che colpisce alcuni tipi di tumore in modo mirato. A scoprirlo, dopo un’attività di ricerca lunga più di dieci anni, un team di scienziati italiani.

Un vero e proprio cavallo di Troia che porta fin nel cuore del campo nemico il tumore, senza destare sospetti, le truppe necessarie a sbaragliare il contendente. La molecola smart a base di rame realizzata dai ricercatori dell’Università di Padova del Dipartimento di Scienze del Farmaco e dell’Icmate-Cnr di Padova, in collaborazione con gli studiosi dell’Università di Camerino, funziona esattamente come la geniale invenzione di Ulisse che consentì ai greci di espugnare la potente città asiatica.

«Abbiamo creato una molecola davvero furba – ci spiegano le professoresse Valentina Gandin e Cristina Marzano dell’Ateneo patavino – in grado di veicolare il rame all’interno della cellula del tumore, particolarmente avida di questo metallo. Una volta internalizzata, la molecola è capace di scatenare tutta una serie di eventi che portano alla distruzione delle cellule cancerose senza intaccare quella sane, mettendo in atto un’azione antitumorale selettiva».

Sono stati gli stessi ricercatori veneti a “scomodare” il mitico episodio cantato nell’Iliade per spiegare il funzionamento di questa scoperta: «Le cellule tumorali –  dicono a Changes Francesco Tisato e Marina Porchia dell’Icmate-Cnr (Istituto di chimica della materia condensata e di tecnologie per l’energia) – hanno la caratteristica di proliferare in maniera abnorme rispetto a quelle sane: per svilupparsi così velocemente devono, però, vascolarizzarsi di più. Questo processo, chiamato angiogenesi, è favorito proprio dalla presenza di rame. Da qui l’idea: questa molecola ci consente di introdurre una grande quantità di metallo che le cellule malate incamerano rimanendo alla fine intossicate. L’aspetto positivo è rappresentato dal fatto che le cellule sane non risultano danneggiate in alcun modo, perché la loro fisiologia usa il rame trattenendolo soltanto in caso di reale bisogno e scartandolo in tutte le altre ipotesi».

Gli scienziati sono partiti da una valutazione dell’efficacia del composto in vitro per poi passare a un modello animale. Un percorso lungo oltre dieci anni che ha dato i suoi frutti, tanto è vero che Sapir, la grande multinazionale del farmaco statunitense, ha preso in licenza il brevetto e punta adesso a passare alla fase di sperimentazione sull’uomo.  L’obiettivo è quello di arrivare a commercializzare un farmaco particolarmente efficace nei confronti di numerosi tumori solidi, almeno questa è la speranza. Un successo per la ricerca universitaria made in Italy, reso possibile anche dal lavoro di Unismart, la società dell’Università di Padova che si occupa proprio della valorizzazione delle scoperte realizzate nei 32 dipartimenti dell’Ateneo veneto e che ha curato la gestione del brevetto.

Gli studi sull’efficacia di molecole a base di metalli risale agli anni Settanta quando si iniziò a concentrarsi sul cisplatino, filone ancora in voga per il successo che questi composti hanno dimostrato di avere a livello terapeutico contro il tumore. «Non è un caso – continuano Gandin e Marzano – se stiamo continuando a lavorare al loro sviluppo con l’idea, però, di creare antitumorali e antimicrobici con funzioni multi-target, in grado cioè di agire su bersagli multipli e di superare la resistenza da parte delle cellule tumorali ai chemioterapici».

Quel che è certo è che la molecola smart si distingue dalle altre a base di metalli proprio per la scarsa tossicità che si dovrebbe tradurre – questo l’auspicio dei ricercatori – in ridotti effetti collaterali quando si arriverà finalmente alla realizzazione di un farmaco per l’uomo. Intanto fanno ben sperare i risultati ottenuti in laboratorio sulle cavie animali. «Abbiamo utilizzato diversi protocolli in fase sperimentale – sottolineano Tisato e Porchia – ma la regressione della massa tumorale è stata sempre compresa fra il 70 e il 90%: un risultato davvero positivo. Inoltre, non sono stati osservati né perdita di peso né altri evidenti segnali di prostrazione negli animali sottoposti al trattamento».

Giornalista, vivo di e per la scrittura da quattordici anni. Cresco nelle fumose redazioni di cronaca che abbandono per il digitale dove perseguo, però, lo stesso obiettivo: trasformare idee in contenuti.​