Diete estreme: gli antidiabetici contro l’obesità

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Diete estreme: gli antidiabetici contro l’obesità

Il caso Ozempic ha aperto la strada a farmaci che stanno avendo successo perché promettono perdita di peso senza sacrifici. Che cosa sappiamo, e che cosa, invece, ancora ignoriamo per la nostra salute.

È il Natale 2024 quando Elon Musk posta su X un’immagine destinata a far discutere: un selfie nel quale esibisce una linea invidiabile, assicurata da un farmaco, come lascia intendere la scritta Ozempic Santa. Un Babbo Natale farmaceutico, che sembra sollecitare tutti a seguire il suo esempio, a dimagrire con la molecola miracolosa, per vivere un sogno che, foto alla mano, può diventare una realtà.

Pochi giorni dopo, la rivista Nature definisce quello stesso farmaco, il semaglutide, insieme a tutti gli altri della categoria, la scoperta dell’anno, così come aveva fatto Science l’anno prima. Nel frattempo, i principali ricercatori cui si devono questi farmaci ricevono l’ennesimo premio, il Lasker Prize, considerato l’anticamera del Nobel.

E il paese dove sorge Novo Nordisk, l’azienda che più di tutte sta guadagnando dal successo planetario di questi farmaci, la Danimarca, cambia le stime del PIL al rialzo, perché i ricavi dell’azienda sono tali da incidere sull’economia nazionale.

Intanto continuano a emergere i benefici più disparati, insieme a vari tipi di effetti collaterali, alcuni dei quali gravi, e a pratiche discutibili di quella stessa azienda.

Che cosa sono questi farmaci e perché il loro successo è così planetario e travolgente? Che cosa sappiamo, e che cosa, invece, ancora ignoriamo? Che cosa c’è di vero e che cosa è da attribuire a un marketing efficacissimo?

Un’azione poco specifica e potente

Prima di illustrare i possibili effetti, è opportuno ricordare che cosa si sa sul meccanismo d’azione, noto solo in parte. Ozempic e simili stimolano un tipo di proteina chiamato recettore per il Glucagon-like Peptide 1 o GLP-1, posto sulla membrana esterna di diversi tipi di cellule, tra le quali quelle del pancreas, dello stomaco e dell’intestino, ma anche del cervello e del sistema immunitario. Il recettore, se attivato, stimola il rilascio di insulina. Per questo i farmaci sono efficaci come antidiabetici. Ma, come si è scoperto fino dai primi anni del loro utilizzo, poiché agiscono anche a livello centrale, e poiché quegli stessi recettori sono nei centri che regolano l’appetito, fanno diminuire la fame, dando un senso di sazietà che aiuta a mangiare di meno. E ciò significa che, assumendoli, si perde peso più facilmente rispetto a molte diete: in media, tra il 10 e il 20% di quello iniziale in pochi mesi.

L’effetto sul peso spiega il successo di queste molecole: hanno intercettato un bisogno reale, perché in tutto il mondo i tassi di sovrappeso e obesità a tutte le età continuano a crescere, senza che si riesca a fermare la tendenza. Alimenti industriali, sedentarietà, eccesso di calorie sono solo alcune delle numerose le cause di quella che viene chiamata anche epidemia di diabesity, un misto di diabete di tipo 2 e obesità che pare inarrestabile, e che fa ammalare milioni di persone. Disporre di un farmaco contro tutto ciò non può che essere una buona notizia. Ma la realtà, come sempre, è più complessa e articolata di così.

Non a costo zero

Anche se si tende a parlare quasi solo degli effetti positivi, come tutti i farmaci gli agonisti di GLP-1 comportano una serie di effetti collaterali da tenere presenti. I più noti sono quelli acuti, che sopraggiungono durante la terapia. Tra essi vi sono nausea, vomito, crampi, stanchezza, calcoli renali, emorroidi, diverticolite, peggioramento del sonno, insieme a una perdita di massa muscolare che può essere grave, e che le aziende che stanno cercando nuove molecole vogliono contrastare.

Meno comuni sono le infiammazioni del pancreas, il blocco della motilità dello stomaco e disturbi simili che hanno fanno sì che l’assunzione sia sconsigliata quando ci si deve sottoporre a un intervento chirurgico, perché ci sarebbero rischi non irrilevanti. E poi sono stati segnalati pensieri suicidari, rari casi di infiammazione del nervo ottico, squilibri tiroidei. Inoltre, nessuno oggi può dire che cosa possa accadere sul lungo termine, perché interferire con il ciclo dell’insulina, soprattutto se non si fosse diabetici, potrebbe non essere a costo zero, per l’organismo. Solo il tempo aiuterà a capire.

Infine, il peso torna quello che era non appena si smette la terapia. E i costi sono elevatissimi: attorno ai mille euro o poco meno per ogni mese di cura, da somministrare per via iniettiva.

Oltre quaranta effetti benefici?

Oltre agli effetti sui chili di troppo, ciò che ha destato stupore sono poi le decine di possibili effetti positivi di altro tipo segnalati da numerosi studi degli ultimi anni. Secondo un grande studio pubblicato su Nature Medicine a inizio anno, sarebbero più di 40 le malattie influenzate positivamente. Lo hanno suggerito i ricercatori dell’Ospedale per veterani di Saint Louis analizzando i dati di 215.000 persone trattate con uno di questi farmaci per 3,5 anni in media, e controllando l’andamento di ben 175 malattie. Il risultato è stato un’associazione positiva con 42 di esse, cioè miglioramenti più o meno evidenti.

Si tratta, è bene ricordarlo, di un’associazione, e cioè di una relazione tra l’assunzione dei farmaci e una variazione statistica, di solito lieve, compresa tra il 10 e il 20% di miglioramento. Non si dimostra un rapporto di causa ed effetto.

In ogni caso, non ci si dovrebbe stupire, almeno per una parte di essi. L’obesità – com’è noto da anni – comporta un aumento molto importante del rischio di malattie metaboliche, cardio e cerebrovascolari, tumori e di altro tipo. Contrastarla significa quindi abbattere questi rischi secondari, come emerge chiaramente dai veterani.

Quello che era meno scontato sono tutti gli altri effetti che non c’entrano l’obesità come, per esempio, quello sulle dipendenze da alcol o sulle demenze, o sulla coagulazione del sangue, per le quali iniziano a esserci indizi di possibili benefici. Ma, di nuovo, la spiegazione risiede nell’azione di questi farmaci. Poiché si stimolano tutti i recettori, e poiché questi sono diffusi in tutto il corpo, i risultati sono eterogenei e ad ampio spettro.

Tuttavia, questo potrebbe anche rappresentare un grosso limite, perché, di solito, i farmaci migliori sono quelli che hanno azioni selettive, circoscritte ai loro bersagli. Per avere le idee più chiare bisognerà attendere nuovi dati, e osservazioni prolungate per anni.

Gli interessi commerciali

Sul successo dell’Ozempic e degli altri farmaci dell’azienda Novo Nordisk si allungano anche ombre pesanti. Secondo documenti federali statunitensi provenienti dai Centers for Medicare and Medicaid Services del 2023, l’azienda ha speso almeno 11 milioni di dollari in pasti e viaggi. In quell’anno anno, in media l’azienda ha pagato pranzi e cene ai medici coinvolti una media di 12 volte ciascuno (ad alcuni più di 50 volte).

Poi, nel 2024, è arrivato un nuovo scandalo, questa volta in Gran Bretagna, segnalato dal Guardian. Sempre nel 2023, Novo Nordisk avrebbe fatto non meno di 500 transazioni economiche senza denunciarle, verso più di 150 organizzazioni scientifiche e di pazienti, per un totale di 7,8 milioni di sterline erogate (9,2 milioni di euro). Per questo la British Pharmaceutical Industry, la Farmindustria britannica, l’ha sospesa per due anni.

Vicende come queste autorizzano a porsi interrogativi sulle conseguenze delle pressioni sui medici e sui pazienti. È giusto puntare così tanto sui farmaci o sarebbe meglio, come sostengono diversi esperti, concentrarsi sull’educazione alimentare e sulla qualità del cibo venduto (anche perché l’effetto sul peso sparisce alla fine della cura, ci sono effetti collaterali e rischi, e i costi sono moto elevati)?

Per il momento si può solo dire che Ozempic e gli altri stanno avendo effetti profondi, non solo nel campo dell’obesità. Per ogni altra valutazione e bilancio, sarà necessario attendere anni. Nel frattempo, è bene tenere a mente tutti gli elementi, e discutere a fondo con il proprio medico, in caso si decida di assumerli.

È una giornalista scientifica e una scrittrice con un passato da ricercatrice e un dottorato in farmacologia. Oggi collabora con i principali gruppi editoriali italiani (GEDI, Il Sole 24 Ore) e con diversi siti (Il Tascabile, Lucy, Ilfattoalimentare.it e altri) e svizzeri (assediobianco.ch e Ticonoscienza.ch) su temi inerenti alla salute, l'alimentazione, la sostenibilità, la scienza e la promozione della cultura scientifica. Tiene lezioni e partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive, incontri e podcast. Il suo ultimo libro è Alzheimer spa – Storie di errori e omissioni dietro la cura che non c’è (Bollati Boringhieri, 2024).