Fintech: la piattaforma non basta

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Fintech: la piattaforma non basta

I vincitori dell’economia digitale sapranno differenziarsi oltre i volumi e creare piattaforme incentrate su servizi personalizzati. Affronteremo il fenomeno del Fintech.

I vincitori dell’economia digitale sapranno differenziarsi oltre i volumi e creare piattaforme incentrate su servizi personalizzati. Affronteremo il fenomeno del Fintech.

Nel decennale della crisi finanziaria globale, il sistema bancario e assicurativo è ancora in difficoltà e deve affrontare molteplici sfide: quelle reputazionali, quelle legate alla ristrutturazione dei costi, quelle di aggregazione e integrazione, quelle regolamentari e non da ultime quelle inerenti la rivoluzione tecnologica in atto. Viviamo in un’epoca digitale che sta rivoluzionando le nostre vite sempre più velocemente. Stiamo progressivamente dedicando più tempo allo stare connessi, dal momento che siamo esposti a una inondazione globale di complesse informazioni economiche e finanziarie; siamo chiamati ad interpretare tali informazioni e ad assumere continue decisioni. Allo stesso tempo, l’incertezza finanziaria ed economica sembra crescente e i mercati azionari alternano continuamente momenti di espansione e di contrazione. Non vi è dubbio che molti di noi abbiano bisogno di una migliore consapevolezza finanziaria e facilità di accesso ai servizi bancari e assicurativi. L’equazione dovrebbe essere semplice in un mondo digitale:

un pagamento in meno equivale ad un risparmio

risparmi intelligenti equivalgono ad investimenti e assicurazioni trasparenti

Il Fintech è un fenomeno globale che vuole trovare una risposta a questo bisogno di personalizzazione e semplificazione. Esso è nato dall’intersezione tra le società finanziarie ed i fornitori di tecnologie, che cerca di fare leva sulla tecnologia digitale e sull’analisi avanzata dei dati al fine di rivoluzionare i servizi finanziari e sfruttare le economie di scala mirando a un rapporto diretto con la clientela. Le startup Fintech hanno tipicamente un alto livello di specializzazione, da cui derivano spesso proposte abbastanza ristrette, per trarre profitto da un tentativo concertato di frazionare i servizi finanziari in offerte digitali più semplici legate, tra le altre, ai pagamenti istantanei, al factoring digitale per le aziende, agli investimenti automatizzati o ai prestiti peer-to-peer. I social media e la tecnologia digitale stanno offrendo l’opportunità di sfruttare i collegamenti virtuali tra gli individui, senza il bisogno degli intermediari tradizionali. I potenziali creditori possono raggiungere “quasi direttamente” i potenziali debitori, trasferendo investimenti frazionati ad enti di credito specializzati in prestiti personali ed in favore di piccole imprese. Quale è dunque l’essenza di FinTech? Possiamo pensare a quattro elementi costitutivi, che ci aiutano a capire l’articolazione del fenomeno: i social media, le analisi dati, l’intelligenza artificiale e la blockchain.

Innanzitutto, le piattaforme dei social media sono emerse come campioni dall’economia internet. Facebook è la piattaforma per condividere opinioni e notizie sulle nostre vite personali, tanto quanto LinkedIn è la piattaforma per generare fiducia nel nostro curriculum professionale. Allo stesso modo, alcune delle prime start-up sono state le piattaforme di prestito peer-to-peer che utilizzavano i benefici digitali delle interazioni sociali per risolvere i problemi di domanda e offerta nel mondo del credito, accoppiando prestatori e mutuatari durante la stretta creditizia che seguiva la crisi finanziaria globale.

In secondo luogo, gli analytics sono al centro delle soluzioni digitali poiché consentono di destrutturare gli elementi informativi aziendali in micro-servizi che possono essere riaggregati su percorsi di offerta personalizzata e ampiamente automatizzata. Le API (Applications Programming Interfaces) sono un insieme di metodi di comunicazione chiaramente definiti tra i vari componenti software, che consente di generare, distribuire e consumare informazioni sulle piattaforme digitali.

In terzo luogo, l’intelligenza artificiale è il cuore della trasformazione in atto ed è l’elemento di maggiore valore aggiunto per la creazione di piattaforme digitali finanziarie e assicurative. Senza accorgercene, ci siamo già abituati all’intelligenza artificiale di base sui nostri cellulari o dispositivi domestici per svolgere compiti semplici (per esempio, Siri sull’iPhone o il riconoscimento facciale delle fotografie su Facebook). Molto di più sta accadendo dietro le quinte, all’interno delle operazioni di back office e dei centri di servizio e assistenza, così come all’interno delle sale di negoziazione e delle unità di prevenzione delle frodi informatiche.

In quarto luogo, la tecnologia blockchain è un tipo di innovazione fondamentale che consiste nell’abilitare la fiducia immediata nelle transazioni commerciali, nei pagamenti, nella vendita di proprietà fisiche o nel consumo di proprietà intellettuale. Essa ha il potenziale di ricostruire l’infrastruttura economica nel lungo periodo (Industria 4.0), di migliorare il funzionamento delle pubbliche amministrazioni (l’identità digitali e il ruolo dei notai) ovvero di trasformare il concetto di denaro stesso (le cripto-valute).

Tuttavia, mentre la Silicon Valley è stata un potente motore di disruption (innovazione dirompente) in molti settori, una delle principali ragioni del cambiamento dei servizi finanziari sembra nascere non dall’esterno ma dall’interno del club finanziario stesso: gli attuali modelli di business generano margini insufficienti per garantire la sostenibilità economica a lungo termine in conseguenza della crisi finanziaria, che è ancora particolarmente evidente in Europa. Innanzitutto, la normativa prudenziale ha richiesto un aumento sostanziale del capitale regolamentare, costringendo molte banche a ridurre i rischi creditizi e abbandonare i rapporti finanziari a maggiore rendimento. In secondo luogo, la riduzione dei tassi di interesse ha annullato la redditività del margine di interesse dopo il premio per il rischio. In terzo luogo, la reputazione degli operatori è stata spesso danneggiata a causa dei pignoramenti delle case successivi alla crisi dei mutui sub-prime e le perdite di investimento sostenute dalle famiglie: le proteste pubbliche hanno costretto le autorità a migliorare le regole di trasparenza e gli standard fiduciari di tutte le operazioni di gestione degli investimenti.

In questo contesto difficile, le proposizioni del Fintech sono apparse inizialmente come competitive per disintermediare i servizi finanziari in un momento di debolezza del settore. Tuttavia, l’ecosistema si è trasformato nel corso degli anni e ora offre un maggior grado di offerte collaborative che mirano a facilitare la trasformazione degli operatori tradizionali, in particolare nel mondo occidentale. Chiaramente, Cina e Asia vivono un momento di maggiore esuberanza Fintech in virtù dei vantaggi offerti dal digitale in termini di financial inclusion e quindi di penetrazione massiva nei modi e costumi di una popolazione che è nata digitale. Tuttavia, il modo in cui la tecnologia finanziaria influenzerà i modelli di business a lungo termine sembra essere sorprendentemente simile a livello globale, con una velocità diversa a seconda delle abitudini locali e dei quadri normativi.

Tra i tanti temi del Fintech, la gestione degli investimenti e l’offerta di prodotti assicurativi rappresentano una componente rilevante nella catena del valore e nelle entrate del settore, anche a fronte di minori oneri sul lato del capitale regolamentare. Pertanto, la rilevanza di Fintech non dovrebbe essere giudicata unicamente da vittorie e perdite a breve termine in un vivace ecosistema di start-up dedicato ai pagamenti o a servizi creditizi individuali, ma soprattutto dalla sua capacità a lungo termine di favorire la trasformazione dell’industria finanziaria in ottica di valore a servizio delle famiglie e delle piccole e medie imprese. Questa trasformazione è più profonda di quanto spesso discusso, in quanto si riferisce alla generazione di una nuova generazione di piattaforme di digital banking che abbandonano i ricavi transazionali incentrati sui prodotti e abbracciano il tentativo di generare margini più elevati vendendo servizi personalizzati a valore aggiunto. Infatti, i modelli di business tradizionali basati su “transazioni” (distribuzione di prodotti) costringono ad aumentare drasticamente sui volumi a causa dei bassi margini imposti dall’accesso digitale ai servizi, laddove basarsi solo sui punti di contatto digitali esporrebbe alla concorrenza agguerrita dei giganti della tecnologia: i GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) e BAT (Baidu, Alibaba, Tencent). I vincitori dell’economia digitale saranno quindi le aziende che sapranno differenziarsi oltre i volumi e creare piattaforme incentrate su servizi personalizzati che sapranno giustificare i costi davanti al cliente, attraverso una riaggregazione dei servizi finanziari tradizionali con servizi non finanziari.

Tuttavia, non sarà facile impacchettare i prodotti bancari e assicurativi all’interno di meccanismi di consulenza che i clienti vedano come beneficio personalizzato, anche a causa della difficoltà dei clienti stessi a capire fino in fondo l’offerta in funzione di temi della finanza comportamentale e dei bias cognitivi. In questo, un aiuto importante verrà dall’intelligenza artificiale per aiutare a scalare le competenze di tutti gli operatori coinvolti: personale bancario, agenti assicurativi e clienti. Pertanto, l’innovazione digitale sembra essere una spada a due facce: può agire sulla riduzione dei costi ma essere dirompete nell’accelerare la contrazione dei margini, ma allo stesso tempo può anche favorire gli innovatori di lungo periodo verso nuove forme di crescita sostenuta. Il viaggio nel mondo digitale è solo cominciato e non sarà un viaggio semplice. La sfida è quantomeno emozionante, avanti tutta!​

È membro elettivo di IBM Industry Academy, Watson Financial Services e rappresenta IBM in tutto il mondo come Global Thought Leader per fornire consulenza come C-level advisor di istituzioni finanziarie e imprenditori, tutoraggio sulla trasformazione del modello di business per il digital banking. È visiting professor sull'innovazione del Fintech per i corsi post-laurea e ha ricoperto ruoli senior nella gestione del rischio quantitativo e nel settore dell'investment banking. Possiede un track record come imprenditore di startup ed è autore di pubblicazioni di bestseller su finanza, tecnologia e regolamentazione dei servizi finanziari. La sua pagina autore è http://www.thepsironi.com/