La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Nell’epoca delle intelligenze artificiali generative il grande problema della coscienza acquista una rilevanza ancora più speciale. Un saggio di Anil Seth illumina il cammino dell’innovazione.
Chi sei tu? Proprio tu che leggi e che rispondi “Sono io” al citofono senza pensarci più di tanto. In questi anni di intelligenza artificiale generativa il tema della coscienza diventa centrale. E torna utile familiarizzare con l’argomento anche attraverso un ottimo saggio divulgativo. Si tratta di Come il cervello crea la nostra coscienza di Anil Seth (Raffaele Cortina Editore) che è un’ottima sintesi, decisamente non tecnica, sui risultati più recenti della ricerca neuroscientifica. Attraverso questo saggio, Seth porta avanti l’idea che i nostri corpi – e non solo i nostri cervelli come processori passivi di informazioni – giochino un ruolo cruciale nella formazione delle nostre esperienze coscienti.
Premessa: quando si parla di coscienza, è necessario aderire al fisicalismo e cioè alla teoria in virtù della quale l’informazione è fondamentalmente una realtà fisica. Non c’è nulla di ultraterreno nell’informazione, nelle emozioni, nelle intuizioni e nella coscienza. Obbediscono tutte alle leggi della fisica, il che è una freccia scagliata con decisione contro l’idea che esista un’anima immateriale che lascia il corpo dopo la morte:
Questo libro copre l’intera gamma della ricerca sulla coscienza e i temi sono veramente tanti e vastissimi. Seth affronta argomenti che vanno da:
Per ragioni di spazio dedicheremo qualche parola solo ad alcuni di essi, sperando di invogliare il lettore ad avventurarsi in un viaggio davvero affascinante. All’inizio del saggio Seth affronta la distinzione tra credenze e realtà. La confusione di piani in questo caso può portare a una regressione all’infinito, in cui le persone intelligenti si perdono nelle proprie convinzioni sulle proprie convinzioni e dimenticano che la realtà è il giudice ultimo dell’accuratezza delle nostre percezioni e idee.
Riuscite a immaginare un A380 che vola all’indietro? Certo che sì. Immaginate un grande aereo in volo che si muove all’indietro. È però davvero concepibile uno scenario del genere? Beh, più si conosce l’aerodinamica e l’ingegneria aeronautica, meno si riesce a immaginarlo. Semplicemente, perché non si può fare.
I filosofi dovrebbero prendere seriamente in considerazione i limiti imposti dalla computazione e dalle leggi della fisica. La fisica vincola tutto il resto in un modo in cui tutto il resto non vincola la fisica. Non possiamo scegliere di cambiare le leggi della fisica. La tendenza a prendere troppo sul serio le intuizioni da poltrona e a privilegiarle rispetto alla realtà è una reliquia delle filosofie infruttuose di Hegel e di autori simili (la mia prof del liceo procederebbe alla mia esecuzione davanti a pubblica lavagna).
Questa citazione di Roger Penrose coglie bene il rapporto tra fisica e coscienza: «Abbiamo un circolo chiuso in questo caso, dal punto di vista logico: le leggi della fisica producono sistemi complessi, e questi sistemi complessi portano alla coscienza, che a sua volta produce la matematica, la quale può codificare in modo sintetico e stimolante le leggi fisiche che l’hanno generata». Cercare di spiegare la coscienza attraverso l’introspezione è come cercare di spiegare il funzionamento di Google facendo ricerche su Google. Come dice Dennett, noi siamo l’utente finale della coscienza. Pertanto, ciò che sperimentiamo è un’interfaccia utente altamente astratta.
E in tutto questo come spieghiamo le emozioni? Le emozioni pure non sono qualcosa di magico. La spiegazione di Seth si basa principalmente sui lavori di Antonio Damasio e Lisa Feldman Barrett, che hanno posto fondamenta solide per spiegare proprio come si generano le emozioni. E che ancora una volta fanno riferimento alla realtà fisica.
La confusione sulle emozioni nasce dal fatto che ciò che la scienza ci dice su come funzionano le emozioni appare controintuitivo rispetto a ciò percepiamo dall’interno. Per esempio, la nostra intuizione sulle emozioni ci dice che piangiamo perché siamo tristi, ma la scienza ci dice che «siamo tristi perché percepiamo il nostro stato corporeo nella condizione di piangere». La scienza ha sovvertito le nostre nozioni intuitive sul mondo e su noi stessi. Le nostre intuizioni sulle emozioni ci dicono che le emozioni causano risposte corporee, ma la scienza afferma che la relazione è esattamente quella contraria.
Sarà poco romantico, ma le emozioni in questo quadro diventano inferenze sul contesto che privilegiano la velocità all’accuratezza. Proprio perché legate al contesto, possono variare con esso e proprio perché inferenze, a volte possiamo controllarle.
Seth non parla molto di intelligenza artificiale, ma accenna di sfuggita al fatto che intelligenza e coscienza siano secondo lui due concetti distinti e che si possa avere un sistema “intelligente” che non sia “cosciente”, e viceversa. La ricerca neuroscientifica ci dice però che ci sono buone ragioni per credere che sia la coscienza sia l’intelligenza siano processi di inferenza/modellazione sul contesto. Come evolva la loro comprensione, dipende anche dalla nostra capacità di capire le dinamiche esponenziali, e qui Seth ci regala una perla, considerando anche la nostra recentissima esperienza sul campo da Covid:
A che punto siamo di questa curva esponenziale? Il problema delle curve esponenziali è che, ovunque ci si trovi su di esse, ciò che è davanti sembra incredibilmente ripido e ciò che è dietro sembra irrilevantemente piatto. La vista locale non dà alcun indizio su dove ci si trovi. Come il cervello crea la coscienza copre un’ampia gamma di argomenti, presentando al lettore generalista spiegazioni di facile comprensione su un tema di grande attualità e sempre più centrale nell’agenda delle neuroscienze. Non vi offrirà, probabilmente, una spiegazione definitiva, ma non riuscirà a farlo neppure ChatGPT.