Sopravvivere all’informazione
Persino gli esseri unicellulari come l’ameba o una muffa, nel loro piccolo, sono attrezzati per esplorare l’ambiente, fiutarne i pericoli e poi scambiarsi informazioni. Figuria
La parabola della torre incompiuta è alla base di qualsiasi progetto. Come si arriva al triangolo di ferro per tutte le aziende: scopo, tempi, costi.
Dal Vangelo secondo Luca: «Chi di voi volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire?». È la parabola della torre incompiuta, detta anche del conteggio del costo. In queste parole sono riassunte le basi del project management. Cerchiamo di farne tesoro per riflettere sulla storia e arrivare a definire il “triangolo di ferro” di ogni progetto.
Di cosa parliamo:
Partiamo dalla storia e, in particolare, dagli antichi egizi. Nei nostri occhi è bene impressa la pubblicità di un punto di vendita dell’Ikea lanciata alla fine del 2020: “Coming soon to Egypt” diceva il payoff accanto alle istruzioni necessarie per montare la grande sfinge di Giza o il trono d’oro del re Tutankhamon. Prendiamo la scultura di pietra calcarea presente nella necropoli di Giza: è la più grande sfinge, lunga 73 metri, alta 20 metri e larga 19 metri, costruita intorno al 2500 prima di Cristo, ai tempi del faraone Chefren. Accanto troviamo la piramide di Cheope, la più grande delle tre presenti nella necropoli edificata sulla riva occidentale del Nilo.
Concentriamoci su quest’ultima meraviglia del mondo antico, alta 138 metri, la struttura più alta al mondo fino a quando, nel Medioevo, fu eretta in Inghilterra la cattedrale di Lincoln con la torre di 160 metri: ci vollero 25 anni perché 200 mila schiavi la edificassero. È un esempio di project management di cui, purtroppo, non abbiamo alcun documento.
Scorrendo la linea del tempo arriviamo agli evangelisti e, in particolare, al patrono degli artisti, dei medici e dei notai. San Luca, come dicevamo, riporta la lezione di Gesù sul project management: «Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con 10 mila uomini chi gli viene incontro con 20 mila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace». Dovendo fare un progetto, dunque, è necessario valutare le risorse necessarie, i tempi e i costi.
Lasciamo l’età antica per arrivare a quella contemporanea. È l’ingegnere statunitense Henry Lawrence Gantt ad averci lasciato un secolo fa uno strumento utile per gestire i progetti: parliamo del diagramma battezzato con il suo cognome. È formato da una asse orizzontale suddiviso in differenti fasi incrementali e da un asse verticale rappresentante le attività da svolgere.
Sempre dall’America del Nord arriva la tecnica denominata di “Earned Value” introdotta dal dipartimento della difesa degli Stati Uniti. Si tratta di un programma per misurare le prestazioni e i progressi, capace di integrare gli obiettivi tecnici, di costo e di calendario di un contratto, facilitando l’identificazione e la mitigazione dei rischi.
Cerchiamo di tirare le somme. «Un progetto – spiega Tommaso Buganza, docente del MIP Politecnico, la business school fondata a Milano – è caratterizzato dall’avere un output. Questo output dovrà essere di natura unica». Oltre ad avere un output, «un progetto sarà costituito dalle attività che dovranno essere svolte per raggiungere questo output. Per svolgere queste attività sarà necessario consumare una serie di risorse, che potranno essere risorse finanziare, umane e materiali». Tutto questo dovrà essere fatto all’interno di vincoli di tempo e di costi: scopo, tempi e costi costituiscono, infatti, il “triangolo di ferro” del project management.
Da Giza a san Luca, fino a Gantt e ai progetti militari, occorre avere ben presente lo scopo, i tempi e i costi del progetto. Vale – aggiunge Buganza – per tutte le imprese, da quelle piccole alle grandi senza distinzione di settore. No scopo, no tempi, no costi, per concludere, no project management.