Sessualità: per i giovani meglio libera e fluida
Negli ultimi 10-15 anni, sottotraccia e senza troppi clamori, si è sviluppata una rivoluzione che ha cambiato il mondo delle relazioni romantiche. I giovani descrivono una societ
Come funziona e come si può applicare l’arte della critica costruttiva. Il caso del Signore degli anelli, Microsoft e Apple.
Per innovare serve uno sparring partner, un compagno con cui allenarsi. Ce lo insegna il caso del Signore degli anelli così come di tante imprese che hanno fatto della cosiddetta “critica creativa” un modus operandi. Vediamo insieme di cosa si tratta e come possiamo farla nostra.
Di cosa parliamo:
Il primo passaggio da chiarire è quello relativo alla cosiddetta “critica creativa” ossia al confronto, all’integrazione e alla convergenza. Lo spiega bene Roberto Verganti, docente della POLIMI, la business school del Politecnico di Milano, con queste parole: «Il dialogo ci dà il senso del potere del lavoro in coppia. La sua intimità di relazione ci permette di condividere idee rischiose e appena accennate. E di ricevere incoraggiamenti e allo stesso tempo critiche, senza essere distrutti e senza annacquare il pensiero».
Il lavoro di coppia, in sostanza, «è uno dei modi più potenti e trascurati per sviluppare visioni rivoluzionarie. Quando crediamo in qualcosa di completamente nuovo, che noi stessi facciamo fatica a capire, ci sentiamo ancora troppo deboli e insicuri per esporre il nostro pensiero confuso in un team ampio. Se lo facessimo, sarebbe ucciso in un secondo. Ma con uno sparring partner di fiducia possiamo osare, condividere ed essere criticati allo scopo di rendere la nostra visione condivisa più forte e prepararci alle critiche più dure che incontreremo nel seguito del processo di innovazione».
Serve, tuttavia, avere in mente una regola fondamentale: se una persona (lo sparring partner) ci dice qualcosa, c’è una ragione. Pertanto, quando un collega della nostra azienda ci parla, è necessario praticare l’ascolto attivo, evitando il giudizio a priori. È questa la forza della critica creativa, capace di permettere di scoprire cosa stia dietro al contrasto di idee tra le persone, andando alla ricerca di significati profondi.
Tutto questo non è pura teoria. Proviamo a calare questo discorso nella realtà lavorativa. Un esempio, non sempre citato, è quello della collaborazione tra John Ronald Reuel Tolkien e Clive Staples Lewis: il primo – siamo nel Novecento – insegnava letteratura ad Oxford, mentre il secondo era un giovane studioso. A unirli fu la passione per la poesia epica ispirata alle saghe del nord. Per questa ragione Tolkien inviò a Lewis un manoscritto del Signore degli anelli con la preghiera di leggerlo: «Caro Tolkien, onestamente ti dico che sono anni che non ho avuto una serata così piacevole. Questo è il mio commento a una prima lettura. Ti manderò critiche dettagliate», annotò il secondo. Ecco, sintetizzata in poche parole, la forza della critica creativa: due persone si mettono insieme uno di fronte all’altro per aiutarsi a tirare fuori il meglio di sé. Dal lavoro di coppia nascono visioni rafforzate, pronte per essere scaricate a terra.
Tolkien e Lewis non sono gli unici esempi di critica creativa. La storia del fare impresa è lastricata di persone che hanno unito le forze. Prendiamo il caso di Paul Allen, co-fondatore di Microsoft scomparso nel 2018: insieme all’amico delle scuole superiori Bill Gates nel 1975 fondò la Microsoft. Successivamente, nel 2000, lasciò la Microsoft vendendo 68 milioni di azioni e tenendone 138 milioni pari all’8 per cento.
Altro esempio virtuoso è quello di Stephen Gary Wozniak, soprannominato The Woz o Wizard of Woz, informatico statunitense di origini ucraine e polacche. Fu lui, assieme a Steve Jobs, a fondare il 1° aprile 1976 la Apple, chiamando il primo prodotto Apple I. Nel 1985 Wozniak abbandonò l’azienda californiana per creare la CL 9, specializzata nello sviluppo di telecomandi per apparecchiature domestiche.
Allen e Gates, Wozniak e Jobs sono solo alcuni esempi dell’arte della critica costruttiva, di sparring partner: la storia è piena di tanti altri ed è possibile ripassarla in un bell’articolo di Francesco Tortora reperibile online sul Corriere della Sera, in cui si parla dei milionari quasi dimenticati.
Ciò che conta nella critica creativa, per tornare da dove eravamo partiti, è adottare l’ascolto attivo, consapevoli che se un collega ci dice qualcosa, c’è una ragione.