Il lessico calcistico è più veloce della palla
Siamo al sesto minuto del secondo tempo supplementare della partita di calcio leggendaria per antonomasia: Italia-Germania, semifinale dei Mondiali messicani del 1970. I tedeschi h
Una lista di “do’s” e “don’ts” utile in ogni circostanza per affrontare con un approccio positivo quelli che sembrano problemi insormontabili.
È stato quello che ho sperato la prima volta che, ancora alle prime armi, mi hanno chiesto di dare un feedback negativo a un collega particolarmente sensibile. Colto da un’ondata inarrestabile di senso di colpa e da un desiderio inatteso di possedere il dono dell’invisibilità, speravo che almeno non si mettesse a piangere.
Ovviamente, come spesso succede a noi sfigati alle prime armi, le cose sono andate esattamente come non volevo: il collega è scoppiato in un pianto lungo e angosciante pianto. Una reazione che non avrei mai immaginato di poter scatenare con una frase del genere, «le slide non vanno bene, le dobbiamo rifare».
A questo punto, vorrei potervi dire che ho affrontato la situazione di petto e trasformato un momento estremamente drammatico in un confronto costruttivo, ma vi mentirei. La verità è che mi sono alzato, l’ho abbracciato e ho provato a consolarlo come potevo, senza più menzionare le slide o provare a chiudere il discorso – arrendendomi all’idea che la presentazione avrei dovuto finirla da solo.
Ho passato i giorni successivi a chiedermi come avrei potuto affrontare quel momento diversamente, cercando risposte nella letteratura e nelle lezioni dei miei mentori. Tra queste, ho trovato una frase di Holly Weeks che mi ha colpito particolarmente «a difficult conversation tends to go best when you think about it as a just a normal conversation»[1] (in italiano, «una conversazione difficile tende ad andare meglio quando la trattiamo come se fosse una conversazione normale»).
Dunque, la prima regola per affrontare al meglio questi momenti al lavoro è proprio questa: bisogna farlo con un framing positivo, un approccio costruttivo. Partendo da questa regola, nel corso della mia carriera, ho creato una lista di “do’s”e“don’ts” – di cose da fare e non fare in queste circostanze – da sostituire ai «ti prego, non piangere» quando devo confrontarmi con i miei colleghi.
“Preparati, ascolta, offri una soluzione”, “Non recitare un copione, non correre, non impartire ordini”.
È quello che penserei oggi se mi trovassi nella stessa situazione che vi ho descritto all’inizio di questo articolo. Andrei dal mio collega con un obiettivo chiaro: trovare insieme una soluzione per rifare le slide rispettando la scadenza. Gli chiederei se ha trovato difficoltà con il task e cosa possiamo fare per aiutarlo a superarle. E se dovesse scoppiare a piangere, non mi limiterei a consolarlo ma gli proporrei di preparare insieme un piano d’azione per portare a termine il lavoro.
Sfrutterei il mio meno inatteso dono di gestione delle conversazioni difficili al lavoro.
[1] https://hbr.org/2015/01/how-to-handle-difficult-conversations-at-work