La carta che resiste

Society 3.0


La carta che resiste

Nel pieno della rivoluzione digitale i lettori continuano a preferire i libri di carta. Alla base del mancato successo degli ebook ci sono fattori materiali, culturali e cognitivi.

«Il tramonto dei libri», «La morte della carta», «La scomparsa dell’editoria tradizionale». Tante, troppe e premature sono state negli ultimi anni le profezie di estinzione dei libri cartacei. Previsioni ad effetto, buone per qualche titolo intrigante, ma smentite dai fatti, perché il libro di carta anche nel pieno della digitalizzazione continua a resistere. Altro che oggetto d’antiquariato o prodotto di nicchia come il vinile, il libro cartaceo è vivo e riscuote ancora la preferenza della stragrande maggioranza dei lettori.

Nel 2019, prima della pandemia, secondo l’ISTAT il 77,2% dei lettori italiani leggeva solo libri cartacei, il 7,9% solo e-book o libri on line. Neanche la forzata digitalizzazione delle nostre vite causata dai lockdown ha prodotto uno scossone nel campo, se è vero che nel 2020, secondo l’Associazione Italiana Editori i lettori “digitali” (di ebook e audiolibri) sono stati circa il 7,4 per cento del totale. La lettura digitale, inoltre, è un fenomeno di minoranza, anche negli altri paesi europei.

Non è avvenuto per i libri quello che si è registrato nella musica con gli MP3 e lo streaming che hanno mandato in soffitta vinili o CD Rom, oppure nel cinema, dove i DVD sono stati messi da parte dalle piattaforme on demand.  «Questo perché il libro funziona ancora meglio degli ebook». A dirlo è Andrea Nardi, professore di Metodi di ricerca per la comunicazione presso la IUL di Firenze e autore del libro “Il lettore distratto. Leggere e comprendere nell’epoca degli schermi digitali”.

«Il libro tradizionale aiuta l’attenzione, perché inserisce il lettore in un ambiente protetto dalle distrazioni dove non ci sono notifiche inopportune, oppure suoni invadenti, ma tutto permette una maggiore immersione che favorisce la memorizzazione e il recall delle informazioni». Ecco, la memoria. È forse questo l’aspetto che più differenzia la lettura cartacea da quella digitale. Una frase di Dostoevskij, o una formula matematica è più semplice da ricordare quando ha una posizione fisica sulla pagina, per esempio sotto un’immagine, o all’inizio di un paragrafo. «A differenza degli ebook – sottolinea inoltre il Prof. Nardi – il libro prevede un’efficace ergonomia cognitiva, una comodità d’uso ottimale. Inoltre, i libri digitali permettono delle funzioni che nel digitale sono più complesse, come le sottolineature, le annotazioni, le connessioni, il rilascio da parte del lettore di quegli indizi visivi sulle pagine che aiutano la memorizzazione, così come l’elemento del tatto».

Tutte queste caratteristiche, ovviamente, sono ancora più rilevanti nel caso dell’editoria scolastica o universitaria, dove l’apprendimento è la finalità principale del testo stesso. Nel campo ha fatto molto discutere la decisione dell’Università di Lipsia, in Germania, di vietare i libri di carta, per promuovere l’adozione di ebook e di documenti telematici. Una decisione dall’alto valore anche simbolico, visto che proprio in Germania, a Magonza, nel 1455 Johannes Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili che accelerò la diffusione dei libri e della conoscenza nel vecchio continente.

In genere però, nelle aule universitarie i vecchi manuali continuano ad essere preferiti a tablet, smartphone o Pc. «Dai dati del Ministero dell’Istruzione emerge che la maggior parte degli studenti continua a usare e preferire il cartaceo», spiega il prof. Nardi. «E questa tendenza è stata confermata anche durante la pandemia, nonostante la didattica a distanza e la cresciuta della disponibilità dei libri digitali».

La lettura digitale, tuttavia, non è tutta uguale. Leggere ebook, non è come navigare online, consultare un sito internet o un post sui social. «Come hanno dimostrato diverse ricerche di eye tracking e di risonanza magnetica funzionale, la lettura del web non è sequenziale ma caratterizzata da scansione e scrematura veloce (scanning e skimming) delle informazioni e da “visite” e “balzi” rapidi da un sito all’altro. È una lettura superficiale e non profonda che si basa sul cliccare e sullo scorrere, in cui si elaborano una molteplicità di stimoli sensoriali e tutto questo sembra distrarre la mente dal lavoro di interpretazione del testo. E inoltre questa nuova abitudine, secondo alcuni studi, sta favorendo una modalità di lettura del cartaceo simile a quella digitale». Stiamo insomma iniziando a leggere i libri come leggiamo un articolo di un sito online.

Il Progetto Europeo E-Read ha compiuto uno studio di 4 anni a cui ha partecipato un team di ricerca multidisciplinare di oltre cento studiosi europei. Le sue conclusioni hanno rimarcato la superiorità della carta rispetto agli schermi per quel che riguarda la comprensione e la memorizzazione di testi complessi come romanzi o libri scolastici e hanno accertato anche un progressivo deterioramento negli ultimi 15 anni della performance di lettura dei soggetti analizzati, proprio a causa del massiccio uso del mezzo digitale.

Non tutto ciò che arriva dal digitale è però un male per la lettura. Come spiega Andrea Nardi, «il mondo social sta anche creando un benefico ecosistema attorno alla lettura, pensiamo al social reading o allo sviluppo di community online sulla lettura. Tra questi fenomeni a emergere negli ultimi mesi è stato #BookTok, un hastag che sul social network Tiktok ha toccato le 50 milioni di visualizzazioni di ragazze e ragazzi che si scambiano consigli sui libri, creando anche importanti benefici alle vendite e alla diffusione dei testi nelle librerie».

Anche nel settore della lettura e nello scenario mediatico composito del mondo-libro, insomma, sembra avvenire quello che già è stato registrato per altri fenomeni mediali. «Nel breve termine non ci sarà una sostituzione del libro di carta con quello digitale, ma è più probabile che continui questa fase di rimediazione, convergenza e ibridazione tra i due media. Fenomeni che stanno caratterizzando la lunga fase di convivenza mediatica attuale, in attesa che arrivi un medium totalmente disruptive, che renda non più indispensabili le caratteristiche del libro di carta che abbiamo analizzato». E nell’attesa non ci resta che metterci comodi, ovviamente con un buon libro tra le mani.

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.