Italia, eppur non si muove

Society 3.0


Italia, eppur non si muove

La lettura dei risultati dell’Edelman Trust Barometer 2024 si può sintetizzare con questa provocazione, poiché la gran parte degli indici mostra un Paese fermo e con notevoli resistenze all'innovazione. Perdono di centralità le istituzioni, i grandi movimenti popolari, e ci si rifugia nel privato, affidandosi soprattutto ai propri datori di lavoro.

In Italia non c’è più il futuro di una volta. La ricerca di Edelman Trust Barometer 2024 registra il senso di fiducia con indici superiori a 60, un atteggiamento neutrale tra 59 e 50, e una sfiducia dal 49 in giù.

Ebbene, l’Italia si ferma a quota 50, stabile rispetto al 2023, quanto a fiducia dei cittadini nel futuro in senso generale. Una zona neutra tendente però al negativo. In particolare:

  • Salta all’occhio il dato sul governo, che è in carica da circa un anno e mezzo: indice 42, in calo di quattro punti rispetto al 2023, e ben inferiore al 51 medio dei 28 paesi indagati da Edelman.
  • Basso il risultato sulla fiducia nei mezzi di comunicazione (48, +1 sul 2023), stabile la fiducia nel mondo del business (57, con una media mondo invece pari a 63), ma il centro di gravità permanente degli italiani rimane il proprio datore di lavoro, per il quale l’indice di fiducia è a 74 (+2 rispetto al 2023), in un trend che vede anche il mondo intero affidarsi sempre più agli imprenditori (79) rispetto alle istituzioni.
  • Scarsa la fiducia nelle innovazioni (intelligenza artificiale, biogenetica, energie rinnovabili, alimenti geneticamente modificati). I cittadini italiani esprimono tutte le loro perplessità circa la competenza del governo nel regolamentare questo settore: la innovazione è gestita male per il 46% degli interpellati (39 la media mondiale), e solo il 17% reputa invece sia gestita bene (la media mondo è a 22). I più resistenti alla innovazione sono gli elettori di destra (32% in Italia contro un 27% nel mondo), mentre a sinistra la ritrosia è di appena il 18% (20% nel mondo). Se invece i governi collaborassero con il mondo del business per gestire la innovazione, allora la fiducia, un po’ per tutti, salirebbe parecchio: indice italiano a 54, con +21 punti rispetto alla situazione del 2015. 

Italiani: ottimisti nel breve e pessimisti sul futuro

Incrociando i dati di Edelman con quelli di altre ricerche, si conferma una duplice tendenza: un certo pessimismo cosmico degli italiani nei confronti del futuro più lontano e in merito alle grandi tematiche macro; e invece uno sguardo più positivo per il day by day, il quotidiano, la propria sfera personale e famigliare. Vediamo quattro esempi in particolare:

  • Il report FragilItalia “Uno sguardo al futuro”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, certifica come il 67% degli italiani non si attenda un miglioramento della situazione complessiva dell’Italia nel corso del 2024, causa conflitti bellici, tensioni con la Russia, cambiamenti climatici e terrorismo. Va invece un po’ meglio quando si restringe il campo alla situazione familiare: il 40% la prevede altalenante, ma con aspettative positive per l’andamento delle relazioni familiari (81%), l’amore, gli affetti e le relazioni con gli amici (77%), la salute (71%), il lavoro (61%).
  • Il Rapporto Censis sul 2023 rappresenta una popolazione italiana intrappolata nel mercato della emotività: per l’80% il paese è in declino, per il 69% riceverà più danni che benefici dalla globalizzazione, il 60% teme lo scoppio di una guerra mondiale. Quindi ci si ripiega nel tempo dei desideri minori, di breve respiro, alla ricerca di uno spicchio di benessere quotidiano. E, dicono dal Censis, nella siderale incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani, esuli in fuga. L’Italia, infatti, continua a essere un paese di emigrazione (circa 5,9 milioni gli italiani attualmente residenti all’estero) più che di immigrazione (sono 5 milioni gli stranieri residenti nel nostro paese), e gli italiani che si sono stabiliti all’estero sono aumentati del 36,7% negli ultimi dieci anni (ovvero quasi 1,6 milioni in più). A caratterizzare i flussi centrifughi più recenti è l’aumento significativo della componente giovanile. Nel 2023 gli espatriati sono stati 82.014, di cui il 44,0% tra 18 e 34 anni (36.125 giovani). Un drenaggio di competenze che non è inquadrabile nello scenario della cosiddetta circolazione dei talenti, considerato che il saldo migratorio dei laureati appare costantemente negativo per l’Italia. Tornando alla forte componente emotiva che pervade la percezione italiana sul futuro, il Censis sottolinea come tutte le possibili esternalità negative vengano considerate emergenza. “Tutto è emergenza: quindi, nessuna lo è veramente. Così trovano terreno fertile paure amplificate, fughe millenaristiche, spasmi apocalittici, l’improbabile e il verosimile. L’84% degli italiani è impaurito dal clima impazzito, il 73,4% teme che i problemi strutturali irrisolti del nostro paese provocheranno nei prossimi anni una crisi economica e sociale molto grave con povertà diffusa e violenza, e così via.”
  • Per fortuna, vien da dire, ci sono poi i bollettini Istat che neutralizzano la componente emotiva e riportano tutta la realtà a scenari meno catastrofici: a gennaio 2024, ad esempio, l’indice del clima di fiducia dei consumatori italiani aumenta da 95,8 a 96,4 e l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese sale da 97,3 a 98,1.  Come spiegano dall’Istituto di statistica, infatti, “a gennaio 2024 il clima di fiducia delle imprese aumenta per il secondo mese consecutivo registrando il valore più elevato da aprile 2023. L’evoluzione positiva dell’indice è dovuta a un miglioramento della fiducia in tutti i comparti economici indagati. L’indice di fiducia dei consumatori cresce, senza interruzioni, dallo scorso novembre e raggiunge la quota più alta da giugno 2023. Tutte le variabili componenti l’indicatore sono in miglioramento, a eccezione delle opinioni sull’opportunità/possibilità di risparmiare e di quelle sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli nella fase attuale”. Insomma, come ben raccontava Umberto Eco, sono proprio gli italiani i peggiori nemici di loro stessi.

Milanese, laureato in Economia e commercio alla Università Cattolica del Sacro Cuore, è giornalista del quotidiano ItaliaOggi, co-fondatore di MarketingOggi, esperto di storia ed economia dei media, docente di comunicazione ed economia dei media per oltre 10 anni allo IED di Milano.