Giovani e famiglia: formarla rimane un obiettivo ma non a “priori”

Society 3.0


Giovani e famiglia: formarla rimane un obiettivo ma non a “priori”

Gli italiani fino a 35 anni danno la precedenza a temi come il lavoro, la carriera e il raggiungimento del benessere. Convivere e fare figli rimangono degli obiettivi ma devono armonizzarsi con gli altri. I risultati della ricerca Generationship 2024 di Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

Il percorso di vita è l’insieme delle tappe e dei cambiamenti che gli individui attraversano nel corso della loro esistenza e che dettano a ciascuno le priorità nella vita quotidiana: andare a scuola e completare gli studi, entrare nel mondo del lavoro, formare una famiglia, progredire nel lavoro, pianificare la vecchiaia, prendersi cura dei familiari anziani e così via. Negli ultimi decenni, sotto la spinta di trasformazioni nella struttura profonda della società italiana, le priorità sono cambiate.

I giovani ci restituiscono un quadro nitido della metamorfosi, dove i cambiamenti fondamentali sono due:

  • hanno acquistato importanza le tappe della vita relative alla dimensione sociale ed economica dell’individuo: prendere un titolo di studio, fare carriera, raggiungere il benessere, avere un lavoro sicuro, far studiare i figli, risparmiare, investire;
  • l’hanno invece persa le tappe relative alla dimensione familiare, affettiva, riproduttiva dell’esistenza: trovare un partner, formare una famiglia, avere dei figli

La famiglia non ha smesso di essere un obiettivo per la grande maggioranza dei giovani: la novità è che il matrimonio e i figli non sono più un «a priori», variabili indipendenti e sovraordinate che danno forma a tutto il resto.

La famiglia deve armonizzarsi con le altre esigenze, poste ai giovani dalle trasformazioni avvenute nella società italiana: percorsi di studio più lunghi di quelli delle generazioni passate, l’entrata ritardata sul mercato del lavoro, retribuzioni basse e insufficienti a formare una famiglia, il desiderio individuale di vivere bene e autorealizzarsi nel lavoro, il nuovo ruolo della donna nella società, e tante altre ancora.

Se ci sono le condizioni desiderate dai membri della coppia, la famiglia si formerà e potrà arrivare un figlio, in qualche caso più d’uno. Altrimenti niente famiglia e non sarà un dramma da portarsi dietro tutta la vita.

È una rivoluzione di cui sono protagoniste anzitutto le donne, in particolare quelle giovani, in età lavorativa e riproduttiva. Il resto della società – giovani uomini, adulti di entrambi i sessi – ha fatto proprio il nuovo sistema di valori e lo sostiene.

Nell’ultimo anno questo processo è proseguito, con un rafforzamento della divaricazione fra priorità emergenti e declinanti:

  • si è consolidata la focalizzazione sugli obiettivi economici, in particolare carriera, benessere ed investimenti
  • si è ulteriormente indebolita la spinta alla formazione di una famiglia: sposarsi/convivere e avere dei figli.

Come spiegare questa polarizzazione? Dopo il biennio Covid e la successiva crisi da iper-inflazione siamo entrati in una fase di ripresa del PIL e dell’occupazione, in cui l’attenzione dei giovani si è probabilmente spostata sulla creazione di «ricchezza». In questa prospettiva, la nascita di una nuova famiglia può essere percepita come un ostacolo al raggiungimento di tali obiettivi.

In presenza di un sistema di priorità come quello descritto e senza un miglioramento radicale della situazione lavorativa ed economica delle nuove generazioni – che dipende a sua volta della capacità del Paese di tornare a crescere con forza -, la natalità nel nostro Paese non potrà che continuerà a calare.



Primo laureato in Italia in data analysis applicata alle scienze umane, ha insegnato Tecniche di ricerca psicologica e analisi dei dati presso l’Università di Torino. Ha fondato e attualmente dirige Kkienn Connecting People and Companies, azienda specializzata nella ricerca e consulenza sul cliente. Come direttore di istituti di ricerca, vicepresidente di società di consulenza internazionali (Cap Gemini) e ricercatore ha collaborato con molte delle maggiori imprese del Paese. Scrive per il Corriere della Sera. Per il Gruppo Unipol cura la realizzazione di GenerationShip, l’osservatorio sulle nuove generazioni.