Bellezza: il canone lo dettano i social

Society 3.0


Bellezza: il canone lo dettano i social

Per il 68% dei giovani italiani «i social propongono persone perfette» e «questo fa notare di più i difetti». I risultati della ricerca Generationship 2024 di Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

Internet, e i social in modo particolare, hanno dato a tutti noi la possibilità di mostrarci ad una platea virtualmente infinita di persone, con i potenziali vantaggi che ne conseguono in termini di socialità, relazioni, consenso, popolarità. Questo ci incoraggia ad apparire al nostro meglio, in una ricerca di impatto, che si esercita anzitutto, ma non solo, attraverso il corpo. Allo stesso modo la rete ci ha reso, però, visibile l’intera umanità, esponendoci ad un confronto continuo con il corpo degli altri e con il loro legittimo desiderio di distinguersi e di lasciare il segno.

La tensione fra apparire al meglio – la perfezione estetica come standard per tutti- e il confronto con gli altri, con il rischio di non sentirsi all’altezza–, è la tendenza sul corpo più rilevante nella società di oggi, in particolare fra i giovani, con i conseguenti disagi in termini di ansia da prestazione, insicurezza, problemi di autostima, rinuncia alla socialità.

Negli ultimi anni la società ha prodotto alcuni anticorpi culturali per contenere gli effetti di questo problema: il riconoscimento di diversi modelli di bellezza, la messa in discussione dell’idea di perfezione fisica, la valorizzazione del benessere come obiettivo vincente, l’accettazione delle differenze, la body positivity, ecc. Essi hanno circolato sui social e fra i giovani italiani, generando attenzione e discussione. La situazione però non è cambiata: gli anticorpi non hanno guarito la malattia.

Generationship 2024 fotografa questa realtà: i due fenomeni riconosciuti come rilevanti dai giovani sono «oggi (non) ci si può mostrare come si è veramente» (perfezione come standard per tutti) e «i social propongono persone perfette e questo ti fa notare di più i tuoi difetti» (confronto-sconforto con gli altri). Ad essi aderiscono rispettivamente circa due terzi dei giovani, rispettivamente il 62% e il 68%.

Gli atteggiamenti che esprimono gli anticorpi culturali (diversi modelli di bellezza, body positivity, ecc.) sono invece controversi e raccolgono un consenso decisamente inferiore fra i giovani. Inoltre, il trend 2023-2024 non evidenzia nessun cambiamento in atto.

Il quadro non è diverso per le giovani donne, le più sensibili sul tema.  Sono più informate e consapevoli della “battaglia culturale” in corso ma anch’esse sono rassegnate al fatto che la “dittatura dell’estetica” per ora non si possa fermare.

Primo laureato in Italia in data analysis applicata alle scienze umane, ha insegnato Tecniche di ricerca psicologica e analisi dei dati presso l’Università di Torino. Ha fondato e attualmente dirige Kkienn Connecting People and Companies, azienda specializzata nella ricerca e consulenza sul cliente. Come direttore di istituti di ricerca, vicepresidente di società di consulenza internazionali (Cap Gemini) e ricercatore ha collaborato con molte delle maggiori imprese del Paese. Scrive per il Corriere della Sera. Per il Gruppo Unipol cura la realizzazione di GenerationShip, l’osservatorio sulle nuove generazioni.