La blockchain è di tutti

Sharing


La blockchain è di tutti

Il cordone ombelicale che lega questa tecnologia ai bitcoin è stato ormai tagliato. Aziende ed istituzioni di tutto il mondo hanno cominciato ad implementare la “tecnologia dei bitcoin” per gestire i rispettivi processi industriali.

Il cordone ombelicale che lega questa tecnologia ai bitcoin è stato ormai tagliato. Aziende ed istituzioni di tutto il mondo hanno cominciato ad implementare la “tecnologia dei bitcoin” per gestire i rispettivi processi industriali.

Banche, transazioni, quotazioni. E poi pagamenti, svalutazioni, valori di scambio. La terminologia che ruota attorno alla blockchain è comunemente associata alle valute virtuali come bitcoin, ether e monero. Eppure la blockchain ha assunto diverse funzioni extra-finanziarie nel corso degli anni. Dalle elezioni politiche alla grande distribuzione organizzata, passando per la raffinazione del petrolio e il tracciamento delle spedizioni, le più importanti aziende del mondo hanno cominciato a implementare la blockchain all’interno dei processi produttivi. «Gli esempi concreti che si stanno sperimentando nel mondo sono molteplici: pagamenti e prestiti, assicurazioni, logistica, riconoscimento clienti e fornitori e anti-contraffazione dal cibo alla moda. E se pensiamo al food, un grande tesoro del Made in Italy, la blockchain potrebbe dargli un valore aggiunto rispetto ai competitors: tracciato, sicuro, affidabile. Ossia processi innovativi per essere più competitivi», spiega a Changes Massimo Chiriatti di IBM.

Non a caso però la blockchain continua ad essere associata prevalentemente alle monete virtuali. La tecnologia abilita e consente la registrazione degli scambi di criptovalute tra utenti. La “catena di blocchi” non è altro che un registro digitale, in cui operazioni come l’atto di compravendita di una casa, o le transazioni in moneta virtuale, passano al vaglio di molteplici operatori che ne garantiscono l’autenticità. Persone fisiche che sfruttando la potenza di calcolo di super-computer, registrano le singole transazioni (blocchi) sul registro virtuale che li custodisce (catena), ricevendo in cambio un corrispettivo in moneta virtuale. La ricompensa in criptovaluta finisce quindi in un portafoglio digitale personale, a cui poi si può attingere per fare acquisti anche nei negozi fisici.

Eppure il cordone ombelicale che lega la blockchain ai bitcoin è stato ormai tagliato. Aziende ed istituzioni di tutto il mondo hanno cominciato ad implementare la “tecnologia dei bitcoin” per gestire i rispettivi processi industriali. Alle elezioni primarie in West Virginia è stata celebrata la prima votazione governativa supportata dalla blockchain nella storia degli Stati Uniti. Mentre la maggior parte degli elettori ha votato sulle tradizionali schede cartacee, ad altri è stato concesso di votare adoperando una piattaforma elettronica mobile. Ad un gruppo selezionato di elettori per corrispondenza e membri all’esercito, la società Voatz ha fornito le tecnologie di riconoscimento facciale e scansione delle impronte digitali per verificare l’identità dei votanti.

Microsoft invece vuole sfruttare la blockchain per assegnare un’identità a 1 miliardo di persone nel mondo che ne sono sprovviste. La società fondata da Bill Gates, e tra le più capitalizzate al mondo, ha firmato un accordo con ID2020 Alliance e collaborazioni con Accenture e Avanade, per incentivare il riconoscimento a livello mondiale delle generalità di centinaia di milioni di persone di fatto irriconoscibili e senza un volto registrato dalle autorità. «La blockchain ha il potenziale per apportare notevoli cambiamenti nella nostra economia e alla società in cui viviamo, introducendo maggiore velocità e minori costi. Su tale base di un registro distribuito possono essere creati i cosiddetti “contratti intelligenti”, rendendo tali accordi per la prima volta interamente programmabili ed automatizzabili», ragiona Massimo Chiriatti.

La ricompensa dovuta agli utenti che certificano e registrano sulla blockchain le transazioni in criptovaluta viene detta comunemente estrazione di valore. Ma la blockchain fa al caso anche di chi scende per davvero nel sottosuolo e lavora nelle miniere. La società BHP Billiton leader nel mondo per l’abbattimento, il franamento e la frantumazione di rocce, ha integrato la blockchain nel sistema produttivo per registrare le estrazioni di campioni di roccia e liquidi dalle cavità in tempo reale. A certificare le operazioni di estrazione sul registro digitale sono una moltitudine di operatori tra cui geologi e aziende della logistica. Del resto anche  leader mondiali nelle spedizioni come UPS, FedEx e altre 200 società del settore hanno costituito un consorzio per implementare la blockchain e tracciare le spedizioni nel trasporto merci.

 «La tecnologia blockchain comprende aspetti tecnici, economici e di controllo. Possiamo però distinguere le due principali implementazioni: pubbliche e private. Bitcoin usa una blockchain pubblica. Tuttavia particolari casi di uso aziendale richiedono un livello di privacy o anonimato, per cui una blockchain privata cosiddetta Distributed Ledger Technology (DLT) si adatta meglio a questo tipo di scenari. L’appartenenza alla rete è concessa dietro autorizzazione, le transazioni sono generalmente confidenziali tra i partecipanti e al momento, dati i perimetri limitati e non globali, garantisce prestazioni migliori in termini di scalabilità delle transazioni», spiega l’esperto di IBM.

Pacchi, miniere, documenti d’identità. Ma non solo. La blockchain si sta integrando anche nella gestione di catene produttive e industriali come quella energetica. La società multi-servizi giapponese TEPCO ha investito sull’azienda britannica Electron. Gli inglesi puntano a integrare la tecnologia blockchain nei loro sistemi, per registrare i dati di erogazione di servizi telefonici e idrici. Negli Stati Uniti invece il governo dell’Illinois punta sulla blockchain per gestire la concessione e la registrazione delle licenze ai medici, come comunicato dall’Illinois Department of Financial and Professional Regulation (IDFPR), in collaborazione con la società Hashed Health. Il corrispettivo del nostro Ministero per lo Sviluppo Economico in Brasile, invece, ha stretto un accordo con la società ConsenSys per basare sulla blockchain ethereum la piattaforma condivisa e decentralizzata uPort, per il rilascio di documenti d’identità validi legalmente. I cittadini potranno sottoporre alle autorità le loro autocertificazioni dell’identità basate anche sul sistema di riconoscimento facciale. Bitcoin e criptovalute? Sebbene lontanissima dalla maggiore età, la blockchain pretende già autonomia.

Giornalista, lavora ad Agorà (Rai3). È autore di Play Digital (RaiPlay). Scrive per il Corriere della Sera, le testate RCS, Capital e Forbes. È autore di saggi per l'Enciclopedia Italiana Treccani e ha lavorato in qualità di regista e autore per Quante Storie (Rai3), Codice (Rai1), Tg La7 (La7), Virus (Rai2), Night Tabloid (Rai2), Il Posto Giusto (Rai3), Web Side Story (RaiPlay). È autore del libro: “Guida per umani all’intelligenza artificiale. Noi al centro di un mondo nuovo" (Giunti Editore, Firenze, 2019). Ha vinto i premi giornalistici "State Street Institutional Press Awards" e "MYllennium Award”. ​