Torri mangia-smog contro le Pm10

Environment


Torri mangia-smog contro le Pm10

In attesa che si arrivi al taglio drastico delle emissioni inquinanti la scienza ha sviluppato soluzioni per combattere l’inquinamento atmosferico come i bioreattori della torinese U-Earth e le vernici speciali che catturano le polveri sottili.

In attesa che si arrivi al taglio drastico dello smog la scienza ha sviluppato soluzioni per combattere l’inquinamento atmosferico come i bioreattori della torinese U-Earth e le vernici speciali che catturano le polveri sottili.

C’è una guerra che miete milioni di vittime ogni anno in giro per il mondo ma l’opinione pubblica sembra non preoccuparsene più di tanto. Eppure i numeri sono davvero impressionanti. Recentemente li ha snocciolati l’Aea, l’Agenzia europea per l’ambiente, che ha calcolato come in Europa muoiano quasi 500mila persone a causa dell’inquinamento dell’aria e oltre un milione e mezzo in Cina. Perché non se ne parla? Secondo gli scienziati dell’agenzia probabilmente il motivo è psicologico: la percezione dei pericoli dovuti alle polveri sottili e agli inquinanti come ozono e biossido di zolfo è ancora troppo bassa. In breve queste morti non colpiscono l’immaginario collettivo e non creano allarme. Eppure il problema è globale e nessuno può dirsi al sicuro. Forse proprio per questo l’Aea ha inventato e messo online la prima mappa mondiale che mostra in tempo reale la qualità dell’aria e le correnti aeree che trasportano piccole e micidiali particelle come le Pm2.5 in giro per il mondo. Si chiama AirVisual Earth (https://airvisual.com/earth) ed è stata realizzata grazie ai dati raccolti da circa 8 mila stazioni sparse per il globo. Un modo per scuotere oltre che la scienza anche la coscienza.
Intanto in attesa che davvero l’accordo di Parigi sul taglio delle emissioni di gas serra, responsabili del surriscaldamento terrestre e dello sconvolgimento climatico degli ultimi decenni, trovi reale applicazione, nei laboratori ferve un’attività febbrile per trovare soluzioni di rapida applicazione all’aumento dello smog. Visto che sembra improbabile eliminare del tutto alla fonte nel breve tempo le cause di questo problema allora perché non “trasformare” le sostanze nocive spazzandole via dall’atmosfera e rendendole innocue? Questa, per esempio, è l’idea che è alla base di una società italo-americana, la U-Earth Biotechnologies, con sede operativa a Torino, leader mondiale nella realizzazione di sistemi di purificazione dell’aria basati sulle ricerche dello statunitense di origini iraniane Sam Sofer, inventore di U-Ox. Dietro questa sigla si nasconde la “ricetta segreta”, come la chiamano con orgoglio in questa family company attiva su entrambe le sponde dell’Atlantico, ovvero un composto di microrganismi e batteri che debitamente “attivati” sono in grado di fagocitare e rendere inoffensive le sostanze inquinanti. Betta Maggio, ad della società e nipote di Sofer, ha spiegato a Changes come funzionano i “purificatori d’aria” AIRcel: «Ci siamo ispirati alla natura per realizzare i nostri dispositivi che funzionano grazie al nostro composto batterico U-Ox. Questa biomassa è in grado di trasformare tutti gli inquinanti in acqua, anidride carbonica e nella base del composto, se presente. Per esempio prendiamo una sostanza molto pericolosa prodotta delle attività industriali come l’ossido di zolfo: viene scisso in acqua, anidride carbonica e zolfo che è naturalmente presente in natura. I residui, così, possono essere smaltiti tranquillamente senza effetti sull’ambiente tanto che all’estero sono utilizzati come compost».

Bioreattori e vernici speciali rendono l’aria pulita

Un funzionamento semplice ed efficace che potrebbe rappresentare una soluzione anche per purificare ampi spazi esterni. Si pensi che il dispositivo più grande pensato per ambiti industriali è in grado di rimuovere qualcosa come 27 tonnellate di sostanze inquinanti all’anno: per raggiungere lo stesso obiettivo sarebbe necessario piantare qualcosa come 110 ettari di foresta. E adesso si pensa seriamente di impiantare questi bioreattore nelle metropoli. A Torino, per esempio, è già partita la sperimentazione della prima zona urbana di aria pura al mondo. In uno spazio verde di corso Svizzera, infatti, è stato installato un gigantesco AIRcel che rappresenta il primo passo verso un progetto ambizioso: «Vogliamo lanciare un’iniziativa internazionale per l’installazione di un bioreattore in una città o sito particolarmente inquinato di ogni continente – spiega Maggio – per dimostrare sul campo che esiste un modo per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo in attesa che gli accordi per l’abbattimento delle emissioni diventino operativi. Perché non bisogna dimenticare che l’aria è democratica e non esistono barriere che ci mettano al riparo dall’inquinamento prodotto a migliaia di chilometri di distanza. La soluzione di un problema globale come l’inquinamento non può che essere essa stessa globale. Intanto, però. Abbiamo l’obbligo di correre ai ripari e questi dispositivi sono la soluzione migliore che la tecnologia ci mette a disposizione».
La pensa allo stesso modo anche Daan Rooseggarde, architetto olandese che ha inventato la Smog Free Tower, un grande ionizzatore dal design molto ricercato in grado di catturare le polveri sottili purificando l’aria. Questo dispositivo, alto ben 7 metri, è stato studiato per essere installato nelle grandi città ed è in grado di aspirare 30mila metri cubi di aria ogni giorno. La sua tecnologia si basa sulla ionizzazione dell’aria che di fatto attira e compatta le particelle inquinanti. Rimane, però, a differenza del bioreattore di produzione italiana, il problema dello smaltimento dei residui. L’archistar olandese, allora, ha pensato di realizzare con lo smog cristallizzato delle piccole pietre che andranno a impreziosire anelli e ciondoli. Intanto Pechino ha annunciato di voler utilizzare queste torri per migliorare la qualità dell’aria della megalopoli, fra le più inquinate al mondo.
Non solo torri però, ma anche vernici speciali. Si pensi al cemento mangia-smog, un’invenzione sviluppata nel nostro Paese da Italcementi e utilizzata, solo per fare un esempio, per realizzare il rivestimento del Padiglione Italia nell’ultimo Expo, a Milano. Questo materiale sfrutta degli agenti fotocatalitici, chiamati Tx Active, che interagendo con la luce solare sono in grado di catturare ed eliminare dall’aria gran parte degli inquinanti che si respirano nelle grandi aree urbane. La strada è tracciata, adesso è necessario percorrerla.

Giornalista, vivo di e per la scrittura da quattordici anni. Cresco nelle fumose redazioni di cronaca che abbandono per il digitale dove perseguo, però, lo stesso obiettivo: trasformare idee in contenuti.​