Perché serve una democrazia ecologica

Environment


Perché serve una democrazia ecologica

Il risultato delle elezioni europee ha visto un indebolimento della politica più attiva su ambiente e sostenibilità. La ragione? Vanno ripensate le azioni a sostegno del Pianeta. Changes ne ha parlato con Marco Deriu.

Lo studio di futuri possibili si ispira soprattutto a quanto sappiamo sui cambiamenti globali attesi per i prossimi anni e in particolare su conoscenze e prospettive di innalzamento del livello medio del mare. Esplorare le molteplici situazioni che si potrebbero verificare per prepararci e gestirle, governando le incertezze, sono le priorità di oggi. Tuttavia, i rischi per il pianeta e per l’uomo di un incontrollato aumento delle temperature sono molteplici e dipendono da una serie di fenomeni che possono anche collegarsi fra loro a cascata.

  • Il degrado ecologico colpisce le società umane con il loro inquinamento urbano e rurale, aggravato dall’agricoltura industriale.
  • L’egemonia di un profitto incontrollato accresce le diseguaglianze in ogni nazione e in tutto il pianeta.
  • Le qualità della nostra civiltà si sono deteriorate e le sue carenze sono aumentate, in particolare nello sviluppo degli egoismi e nella scomparsa delle solidarietà tradizionali.

C’è un forum internazionale il Great Transition Initiative (GTI) che discute concetti e visioni per una transizione verso un futuro sostenibile e la necessaria trasformazione globale per raggiungerla. GTI invita a considerare una sorta di tassonomia del futuro individuando tre possibili tendenze.

  • Convenzionale ovvero le conseguenze che potrebbero svilupparsi se la tendenza alla globalizzazione continua la sua interdipendenza economica e omologazione verso modelli di produzione e consumo per paesi ricchi.
  • Barbarizzazione che esplora una ipotesi collegata al rischio che i crescenti stress ambientali e sociali sfuggano al controllo portando a una crisi generale del mondo civilizzato con crescenti conflitti sociali e politici.
  • Grandi transizioni che studiano i modi che potrebbero derivare dalle riforme necessarie per una civiltà equa e sostenibile.

Ogni scenario suggerisce l’urgenza di agire per una trasformazione e una riorganizzazione ecologica del sistema sociale ed economico. Leggere queste considerazioni stimola. Quello che ci spetta, dipende dalle nostre scelte e dalle nostre azioni di oggi ma ciò che è importante è che oggi possiamo ancora prendere diverse decisioni. Changes ha chiesto a Marco Deriu, docente di Comunicazione ambientale dell’Università degli Studi di Parma e autore di diversi volumi, fra i quali l’illuminante saggio Rigenerazione per una democrazia capace di futuro (Castelvecchi editore, 2022) di aiutarci a vedere il mondo che cambia e per riflettere su come porci. Per Deriu le proposte che arrivano dalle istituzioni sovranazionali, costruite sullo scenario secondo cui si può avere un’economia espansiva, sostenibile, a emissioni e inquinamento zero, non sono credibili, soprattutto perché non fanno menzione di quali soggetti pagheranno i costi di questo processo.

Per quale ragione?
Si deve ripensare la cultura democratica sostenendo una rigenerazione delle relazioni fra generazioni, popoli, ma anche esseri umani e specie animali e vegetali. Si continua a consumare in modo pesante: dichiarazioni, intenti, slogan, promesse ma ancora poche azioni. Questo agire rallentato a favore del nostro ambiente rischia di erodere la nostra fiducia nel nostro sodalizio umano e mina gli ideali fondamentali sui quali si basa la democrazia ovvero i principi di uguaglianza, fratellanza, libertà. Per questo oggi dobbiamo riconoscerci in un percorso collettivo che certamente richiede sforzi e sacrifici ma che ci aiuterebbe a cambiare davvero.

Ma allora quale potrebbe essere la strada del rinnovamento?Bisogna rivedere il funzionamento delle nostre istituzioni perché occorre avere chiara la necessità di una prospettiva ecologica che riguardi l’ambiente inteso non semplicemente come qualcosa che sta intorno a noi ma invece come qualcosa di cui siamo parte, qualcosa di costitutivo di una “comunità politica”. Abbiamo bisogno di una “democrazia psichica” che ci permetta di pensare che veramente siamo tutti coinvolti e che quello che ci sta accadendo dipende anche dal nostro atteggiamento. Dobbiamo impegnarci a riconoscere la questione ecologica come “vicenda politica” e la questione democratica come “vicenda ecologica”. Dobbiamo immaginare un’umanità che non si definisce in contrapposizione ma “in relazione con tutto il resto”.

Quali possono essere le basi di questo nuova democrazia ecologica?
La questione non è se la democrazia sarà in grado di affrontare il cambiamento climatico ma con quale idea e forma di democrazia ci prepariamo ad accogliere questa sfida. Le nuove basi non solo si devono fondare su principi e diritti ma su:

  • educazione alla cittadinanza ecologica;
  • democratizzazione della cura;
  • invenzione di nuovi organismi istituzionali incaricati di salvaguardare i bisogni delle generazioni future;
  • ampliamento delle pratiche di commoning e di gestione dei beni comuni;
  • integrazione di forme di democrazia partecipativa, deliberativa e diretta;
  • esplorazione di un nuovo ruolo delle città e dei territori sullo scenario globale.

A queste azioni, potremmo aggiungere un valore importante che lega l’educazione alla coerenza per evitare che fra il dire e il fare stia di mezzo un mare di intenzioni che poi si fanno evanescenti offuscando la meta da raggiungere.

Storica, saggista e specialista in comunicazione ambientale. Parte sempre dalla catalogazione di fonti autorevoli per ottenere dati e informazioni attuali che poi rielabora per offrire contenuti divulgativi a prevalente valenza sociale e ambientale. Catalogare e selezionare per lei sono la premessa essenziale per il riconoscimento di un valore che è il fondamento della conoscenza. Ha competenza più che trentennale nella ideazione di progetti formativi, divulgazione e disseminazione di progetti scientifici. Conta su un ampio raggio di relazioni maturate in ambito scientifico, tecnico e istituzionale che avallano i suoi contenuti e forniscono spunti per ulteriori approfondimenti. Crede nell'importanza della conoscenza e nella condivisione di esperienze e saperi. Ama la montagna e passeggiare nei boschi.