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La storia della ricercatrice francese Auclair che con un additivo enzimatico ha trovato il sistema per rendere compostabile la plastica.
Nadia Auclair, 44 anni, più che la donna del momento, potrebbe diventare la donna del secolo. Perché questa francese con un dottorato di ricerca industriale nel campo dei polimeri ha fondato a Riom, in Alvernia, Carbiolice, una start-up con la missione di risolvere uno dei più pressanti problemi ecologici del pianeta: lo smaltimento della plastica.
Ogni anno vengono prodotte 350 milioni di tonnellate di plastica, di cui la metà non è riciclabile. Per di più, la pandemia ha determinato un’esplosione del suo utilizzo, in particolare dei dispositivi usa e getta, che garantiscono, per esempio, di consumare alimenti non contaminati e di difenderci dal virus. Ma come conciliare la nostra sicurezza con l’impossibilità di smaltire i prodotti che ce la assicurano? Questa è la sfida che Auclair è stata capace di vincere con un’idea rivoluzionaria: non occorre eliminare la plastica, bensì sostituirla con un tipo totalmente compostabile e biodegradabile.
In realtà, alle missioni apparentemente impossibili, Nadia Auclair è abituata sin dai suoi primi anni di lavoro: prima di lavorare nel settore dell’economia circolare, è stata chiamata da Alstom, colosso francese leader nella fabbricazione di treni, «per progettare come le parti in metallo potessero essere rimpiazzate da un equivalente in plastica, in modo da alleggerire la struttura complessiva». Poi ha trascorso otto anni nell’industria automobilistica presso Valeo, un fornitore francese di ricambi, dove era la sola donna su 420 dipendenti, per definire come allungare il ciclo di vita dei componenti in plastica. E poi, nel 2013, quando è stata assunta da Limagrain, azienda leader del settore delle sementi, il suo compito è diventato quello di elaborare plastiche “ecologiche” a base di farine: «Era una buona idea, che però non interessava nessuno», ci spiega, «perché allora lo smaltimento della plastica non rappresentava un problema».
Quattro anni dopo, la rivoluzione proposta da Nadia Auclair ha finalmente trovato accoglienza, perché è tanto brillante quando sostenibile. Lavorando per 7 anni su una tecnologia enzimatica sviluppata e brevettata da Carbios, società di chimica verde, Carbiolice ha sviluppato un additivo enzimatico, chiamato Evanesto® che, aggiunto alla produzione di imballaggi in plastica a base biologica (PLA), lo rende completamente compostabile. Per questi risultati Carbiolice è stata riconosciuta come “la biotecnologia industriale più innovativa d’Europa” e ha vinto il premio Solar Impulse Efficient Solution 2021, che le soluzioni più economiche per la salvaguardia dell’ambiente.
Oltre a ridurre l’inquinamento, il valore aggiunto dell’additivo enzimatico, protetto da 18 brevetti depositati, sta nella sua immediata utilizzabilità: i clienti di Carbiolice lo acquistano e semplicemente lo aggiungono al composto di base nelle fasi di fabbricazione dei loro prodotti plastici, quali pellicole alimentari o vassoi, senza necessitare di attrezzature specifiche. Tutto ciò che ne risulta, una volta depositato in una compostiera industriale o casalinga, subisce quindi un processo di biodegradazione attivato dagli enzimi aggiunti, che rendono compostabile e biodegradabile al 100% il prodotto in meno di 200 giorni, vale a dire quanto impiega a degradarsi un torsolo di mela.
Al momento in Francia Carbiolice sta lavorando con una cinquantina di grandi marchi, tra cui Nestlè e Danone, per mettere a punto l’utilizzo di Evanesto® nei contenitori dei loro prodotti. «La crisi del Covid 19 ci ha costretto a rimandare il lancio delle prime pellicole da confezionamento e dei sacchetti di insalate a giugno 2021» anticipa Auclair. «Ma entro la fine dell’anno arriveranno le prime linee di vasetti per yogurt e di contenitori da bevande calde, come il caffè».
I consumatori riconosceranno questi prodotti perché saranno contraddistinti dall’etichetta OKHomeCompost, che viene rilasciata da una apposita società austriaca, TÜV AUSTRIA Group, e che certifica la compostabilità domestica di questi imballaggi. «Inoltre, svilupperemo un adesivo con una scritta del tipo Sono compostabile che indicherà ai gestori dei rifiuti la natura del prodotto, per facilitare il riconoscimento e lo smistamento dei rifiuti», prosegue Auclair.
Dopo la Francia, Carbiolice progetta di espandersi nel Nord America entro il 2022 e in Asia di qui al 2024: «Abbiamo l ‘obiettivo di un’espansione globale perché siamo convinti che la plastica possa ancora essere utile senza necessariamente distruggere nessun’area del pianeta» ribadisce Auclair. «Per questo in tutto il mondo vogliamo mettere in grado i produttori di alimenti, i consumatori e le organizzazioni deputate allo smaltimento dei rifiuti di scegliere un’alternativa sostenibile ai soliti imballaggi, e aiutarli a contribuire con le rispettive scelte a liberare il pianeta da una massa di rifiuti altrimenti ineliminabile».