In corsa verso COP26

Environment


In corsa verso COP26

Cancellata nel 2020 a causa della pandemia Covid-19, la COP26 tornerà dopo un'assenza di due anni (la COP25 si tenne nel dicembre 2019 a Madrid) dall'1 al 12 novembre 2021 a Glasgow. Con un'unica parola d'ordine: il fallimento non è un'opzione.

​Mai come in quest’occasione gli occhi del mondo saranno infatti puntati sui negoziati e la classe dirigente mondiale dovrà dimostrarsi finalmente capace di mettere in campo quel cambio di passo radicale che da tempo è urgentemente necessario per provare a contrastare la crisi climatica in atto, almeno per evitarne gli effetti più devastanti. A confermare come le preoccupazioni legate al clima siano sempre più acute e diffuse a livello globale, è arrivato di recente quello che a oggi rappresenta il più vasto sondaggio su questi temi mai realizzato (su un milione e 200mila persone, di oltre 50 Paesi, con larga rappresentanza di giovani e giovanissimi), condotto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) con il supporto dell’Università di Oxford. I risultati del sondaggio dicono che il 64% ritiene che esista un’emergenza climatica, da affrontare con urgenza; ma solo il 10% ritiene che i leader mondiali stiano facendo quello che serve. Detto altrimenti: bisogna smettere di camminare e iniziare a correre, per giunta velocemente. E infatti la corsa verso la COP26 sembra essere definitivamente partita.

In questa corsa si attende che l’Italia svolga un ruolo da protagonista. Anche perché insieme al Regno Unito siamo il Paese co-organizzatore della COP26, con una Cabina di Regia che è stata istituita allo scopo presso il ministero dell’Ambiente. L’Italia ospiterà in particolare la Pre-COP (30 settembre-2 ottobre, a Milano) in cui una quarantina di Paesi si incontreranno per preparare al meglio il meeting di Glasgow. Sempre a Milano (28-30 settembre) si svolgerà il Summit dei Giovani. In vista di questi eventi, il ministero dell’Ambiente ha inoltre avviato un programma di incontri virtuali e interattivi insieme all’Ufficio dell’Inviata Speciale delle Nazioni Unite per i Giovani e al programma Connect4Climate della Banca Mondiale.

Una corsa da vincere

Numerosi i segnali e le iniziative che evidenziano come quella verso la COP26 sia effettivamente una corsa. E che stia accelerando. Il presidente della COP26, ad esempio, di recente ha lasciato l’incarico di segretario di Stato britannico per occuparsi a tempo pieno solo della COP26. Di corsa, poi, si parla esplicitamente in alcune delle principali iniziative che guardano alla COP26. Come quella lanciata verso la fine dell’anno scorso in Italia, in collaborazione tra l’ambasciata britannica in Italia e Italy for Climate: si chiama Race to Zero e mette al centro il raggiungimento della neutralità climatica (emissioni nette zero) entro, al più tardi, il 2050. Si inserisce nell’ambito della campagna Race to Zero promossa a livello globale dalle Nazioni Unite insieme alla coalizione We Mean Business. E, dato che è ormai riconosciuto come intorno alla moltiplicazione degli impegni e delle dichiarazioni a favore dell’obiettivo “net zero” vi sia un rischio non piccolo di greenwashing, mette in chiaro quali sono i pilastri su cui si deve fondare l’adesione all’iniziativa: impegno, pianificazione, azione, rendicontazione.

La campagna Race to Zero si rivolge agli attori cosiddetti non governativi, fra cui le imprese, le università, le amministrazioni pubbliche locali. E gli investitori. Per quanto riguarda proprio la finanza, evidentemente riconoscendone il ruolo fondamentale nel sostegno alla transizione verso un modello di sviluppo climaticamente neutro, l’iniziativa globale ha anche attivato uno specifico gruppo di esperti. E sempre per il settore finanziario, in particolare quello pubblico, la Presidenza della COP26 ha pubblicato documenti che indicano le priorità d’azione sia per la finanza pubblica, sia per la finanza privata (quest’ultimo curato da Mark Carney, ex-Governatore della Banca Centrale d’Inghilterra, Inviato speciale dell’Onu per la finanza per il clima e Consigliere sui temi finanziari per la COP26 del Premier britannico). Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto ai massimi responsabili delle finanze pubbliche e cioè ai ministri delle Finanze, in particolare a quelli riuniti nella Coalizione dei ministri delle Finanze per l’azione sul clima, di dimostrare leadership fissando obiettivi più ambiziosi nei piani nazionali per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi (NDCs, Nationally Determined Contributions) da presentare prima della COP26.

Gli Usa tornano in campo

Che la corsa, inoltre, possa procedere ancora più speditamente nei prossimi mesi è almeno lecito sperarlo visto che un Paese del peso degli Stati Uniti, con la nuova amministrazione federale appena insediatasi, ha posto proprio la lotta alla crisi climatica fra i temi centrali della sua azione. Oltre al rientro nell’Accordo di Parigi per la riduzione delle emissioni di CO2, nella sventagliata di ordini esecutivi firmati dal neo-presidente Usa, Joe Biden, nei primissimi giorni del suo mandato, c’è ad esempio per la prima volta la nomina di un National Climate Advisor, di uno Special Presidential Envoy per il Clima (a ricoprirlo è stato chiamato John Kerry, che alla COP21 ebbe un ruolo non certo marginale nella definizione dell’Accordo di Parigi in qualità, allora, di Segretario di Stato USA) e l’istituzione di un Ufficio per le Politiche climatiche alla Casa Bianca, insieme a una Task forc​e federale per il Clima. La Casa Bianca ha anche annunciato per il 22 aprile, Giornata della Terra, la convocazione di un Leaders’ Climate Summit, che potrebbe già dare indicazioni importanti sui principali risultati da portare a casa con la COP26.

Correre, accelerare, provare a spostare l’asticella degli impegni e delle ambizioni sempre più in alto: tutto questo basterà? Si può solo sperarlo. Le evidenze dell’aggravamento della crisi climatica arrivano ormai pressoché quotidianamente. La velocità con cui sta avvenendo lo scioglimento dei ghiacci su base globale, ad esempio, è in linea con gli scenari più catastrofici delineati dagli scienziati del clima. E se leggendo notizie del genere vi corre per caso un brivido sulla schiena, forse è il miglior segno possibile. Del resto Greta Thunberg lo ha detto in innumerevoli occasioni: “I want you to panic“. Una cosa è certa: i giovani, a cominciare dal movimento Fridays For Future, che nei mesi scorsi ha avuto un incontro in videoconferenza con il Premier Conte, quest’anno in vista della COP26 e nonostante la pandemia Covid-19 ancora in corso cercheranno di far sentire se possibile ancora più forte la loro voce. A cominciare dal prossimo 19 marzo, quando è stato proclamato il nuovo sciopero globale per il clima. Lo slogan della giornata? “Basta con le promesse vuote” (#NoMoreEmptyPromises).

Giornalista, blogger, storytweeter. Laurea alla Bocconi. Da metà anni ’90 segue il dibattito sui temi di finanza sostenibile, csr, economia sociale. Blogga su mondosri.info. Homo twittante.​​​​