Green Communities: l’occasione Pnrr

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Green Communities: l’occasione Pnrr

I piccoli Comuni sono un punto di forza per il futuro del nostro Paese. Molti occupano territori vulnerabili dal punto di vista sismico, idrogeologico e ambientale ma gli interventi di messa in sicurezza non sono gli unici componenti che ne garantiscono l’abitabilità e quindi la sopravvivenza.

La pandemia di COVID-19 ci ha insegnato parecchio. Per esempio, ha riportato al centro il dibattito sulle condizioni del nostro abitare fornendoci su un tema molto importante seppur controverso. Quello del rapporto fra comuni e città, comunità ed enti montani. Anche gli eventi climatologici estremi che flagellano il nostro Paese ci fanno capire che sta cambiando la visione culturale degli ultimi anni rispetto al modo con cui guardiamo oggi le aree interne e quelle montane.

Si apre una ridefinizione di temi rilevanti quali ad esempio la socialità delle comunità ma anche i servizi di welfare territoriale. Ecco che quindi ripartire da questi luoghi di cultura, di vita, di lingue madri, di identità per rigenerare territori significa collegare. Cucire rapporti fra loro ma anche fra la pianura, le isole, le città. Proprio l’unione è fra gli obiettivi di Uncem, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani. Si tratta di una organizzazione che da oltre 60 anni raggruppa Delegazioni regionali le Unioni montane di Comuni, i Comuni montani, le Comunità montane, ma anche Province, Consorzi e altri enti operanti in montagna. Avete presente una fune da arrampicata? Deve essere soggetta a criteri rigorosi perché è come una assicurazione sulla vita. E la sua presa è importante come il nodo che la assicura. Una corda lega ma anche collega. Collegare è una azione necessaria per affrontare la crisi e rilanciare l’economia. Ci sono tanti piccoli Comuni che quest’estate hanno dimostrato che non ci si arrende davanti ai fenomeni estremi e che la vera resilienza la si fa insieme. Che sia il crollo del ghiacciaio in Marmolada o gli incendi in Maremma e Sardegna, le alluvioni nelle Marche, e le tempeste in Val di Fleres e Val di Fassa, in Campania, a Stromboli, in Liguria e in Toscana. Ovunque serve maggiore attenzione e cura per i nostri territori al fine di renderli sicuri e vivibili. È lo spopolamento che toglie la cura. Dobbiamo capire che da queste realtà si possono accendere nuovi inneschi generativi. Questo vuol dire favorire la transizione e per questo è importante individuare nuove vie per collegarsi.

Le Green Communities vogliono essere uno strumento per territori difficili, magari quelli non sempre agevoli da raggiungere. Borghi di collina o di montagna che si stanno spopolando perché non offrono condizioni di vita come ci siamo abituati noi che viviamo in città. Dove è difficile comunicare e spostarsi. Con l’unione di esperienze e conoscenze è possibile plasmare territori, rigenerarli e contrastare lo spopolamento. E chi meglio di Marco Bussone giovane presidente dell’UNCEM che vive a Vallo Torinese piccolo borgo immerso in un fitto bosco di betulle, può aggiornarci sui processi in atto e offrirci una visione completa? «Vogliamo partire dai paesi portando al centro il valore della condivisione delle esperienze e delle conoscenze. Il trasferimento di buone pratiche è una condizione necessaria anche per evitare di perdere tempo prezioso e per individuare soluzioni che si possono trasferire o adattare altrove». Le comunità verdi hanno le loro radici normative nella legge di Stabilità del 2016 ma è solo con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che si è passati alla pratica. La Missione «Rivoluzione Verde e Transizione ecologica» del PNRR dedica a questa iniziativa una specifica linea di investimento. Sono in totale 135 milioni di euro con cui sostenere il progetto e garantire una transizione equa e inclusiva. Il PNRR prevede il finanziamento di 30 Comunità verdi e stabilisce l’ambito d’azione dei piani. Spiega Bussone che le comunità locali– anche in forma coordinata o associata– saranno aiutate nell’elaborazione di piani di sviluppo energetico, ambientale, economico e sociale che mettano al centro acqua, boschi e paesaggio.

 «È a partire da queste risorse che il progetto intende favorire lo sviluppo sostenibile e resiliente dei territori rurali e di montagna che vogliono sfruttare in modo equilibrato le ricchezze di cui dispongono dando loro supporto per l’elaborazione, il finanziamento e la realizzazione di piani di sviluppo sostenibili dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale. I piani per le Green Communities pilota includono la gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale e delle risorse idriche; la produzione di energia da fonti rinnovabili locali; lo sviluppo di un turismo sostenibile; la costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture; l’efficienza energetica e l’integrazione intelligente degli impianti e delle reti; lo sviluppo delle attività produttive a rifiuti zero; l’integrazione dei servizi di mobilità; lo sviluppo di un modello sostenibile per le aziende agricole. Il 28 settembre 2022 la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento Per gli affari Regionali e le Autonomie Nucleo PNRR Stato – Regioni, ha pubblicato la graduatoria con altri territori individuati e progetti per avviare nuove Green Communities».

Ad oggi 3 sono i progetti avviati. “Terre del Monviso“ in Piemonte, prevede ad esempio il coinvolgimento di un’area vasta comprensiva del 75% di Comuni montani e caratterizzata dalla presenza di aree protette e da un prestigioso patrimonio culturale. Qui c’è un progetto di housing sociale e iniziative di riqualificazione energetica degli edifici pubblici. Assieme all’implementazione di una comunità rinnovabile locale pubblico-privata, si sta sviluppando una nuova offerta di turismo sostenibile fondata sul coinvolgimento dei territori. Il progetto abruzzese «Parco Regionale Sirente Velino» racchiude 22 Comuni e vuole migliorare i processi di gestione delle risorse naturali, l’efficientamento edilizio e la creazione di nuove reti di mobilità sostenibile. Infine il progetto Unione montana dell’Appennino Reggiano «La montagna del latte», prevede una nuova offerta di servizi alternativi di mobilità nelle aree a domanda debole e nuove politiche per la sostenibilità, per la realizzazione delle Comunità energetiche e la diffusione delle rinnovabili, la valorizzazione dei servizi ecosistemici, l’affermazione di nuovi modelli di uso e valorizzazione agricola in linea con le sollecitazioni del cambiamento climatico.

Questi descritti sono esempi che stimolano la generazione di nuove iniziative che dovranno basarsi su principi dell’economa circolare e coesione sociale. Ma fino a quando non verranno avviati le nuove Green Communities cosa possiamo fare noi gente di città e di pianura? Per Bussone tutti possono contribuire alla sopravvivenza di questi luoghi. «Per esempio, quando andiamo a visitarli, riforniamoci nei negozi locali e acquistiamone le specialità. Fermiamoci almeno un giorno nelle loro strutture ricettive senza sprecare e con grande rispetto come conviene a un ospite. Muoviamoci a piedi assaporando il valore di stare, partecipare e conoscere. Questi sono piccoli gesti importanti che avvalorano la comunità locale ma anche noi stessi». Ma ora che sono state valutate e ammesse nuove proposte al finanziamento di nuove Green Communities quali sono i prossimi passi? Bussone dice che sono relativi alla attuazione della Strategia nei territori. Anche quelli non finanziati devono lavorare e proseguire il percorso e verrà richiesto subito al nuovo Governo di individuare altre risorse sul PNRR e alle Regioni di investire ulteriori risorse a partire dai fondi regionali per le montagne e dal fondo nazionale. «Per noi questo non è un bando del PNRR come tanti altri. È quello centrale per le montagne che sono in dialogo con le aree urbane, per territori che dicono cosa vogliono essere, accrescendo servizi e opportunità di lavoro e di residenza, stando nel futuro, più green e più sostenibili, intelligenti e innovatori. Le Green Communities sono presente e futuro, speranza e fiducia».

Storica, saggista e specialista in comunicazione ambientale. Parte sempre dalla catalogazione di fonti autorevoli per ottenere dati e informazioni attuali che poi rielabora per offrire contenuti divulgativi a prevalente valenza sociale e ambientale. Catalogare e selezionare per lei sono la premessa essenziale per il riconoscimento di un valore che è il fondamento della conoscenza. Ha competenza più che trentennale nella ideazione di progetti formativi, divulgazione e disseminazione di progetti scientifici. Conta su un ampio raggio di relazioni maturate in ambito scientifico, tecnico e istituzionale che avallano i suoi contenuti e forniscono spunti per ulteriori approfondimenti. Crede nell'importanza della conoscenza e nella condivisione di esperienze e saperi. Ama la montagna e passeggiare nei boschi.