Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
Questa parola dovrebbe entrare con priorità assoluta in ogni azione educativa e culturale del Paese. Solo così si può creare una società inclusiva e gentile. L’iniziativa del Gruppo Unipol su Diversity, Equity and Inclusion.
Se guardiamo sul dizionario il significato della parola rispetto, troviamo questa definizione: “riconoscimento di una superiorità morale o sociale manifestato attraverso il proprio atteggiamento o comportamento”. Se pensiamo all’etimologia della parola rispetto, scopriamo che deriva dal latino respicere, guardare di nuovo, avere ri-guardo. Se entriamo nel campo dell’inclusione la parola rispetto vuol dire: “essere in grado di non giudicare direttamente una persona”. Sul tema del rispetto – verso le donne – si è concentrato il dibattito Educare, prevenire, sostenere che ho moderato a Torino nel corso della rassegna Rassegna CUBO Unipol “Non Ballo da sola”, giunta alla sua quinta edizione, e proposta in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Al dibattito hanno preso parte la Prof.ssa Maria Cristina Bombelli, fondatrice di Wise Growth, Ornella Obert, responsabile di “Oltre lo Specchio” di Gruppo Abele e l’Avv. Anna Ronfani, Vice Presidente di Telefono Rosa Piemonte.
Si parla troppo poco di rispetto. In molti casi si pensa che sia una parola desueta ma è assolutamente necessario aggiornare la definizione sul vocabolario e riattivarla a gran voce nei comportamenti della odierna quotidianità.
Il rispetto è molto di più di una parola: non si annuncia e non lo si declama, lo si dimostra.
È sincerità, coerenza e lealtà nei nostri comportamenti e nel nostro modo di essere.
Volendo darne una definizione sintetica, il rispetto è un valore.
Quando parliamo di rispetto lo riferiamo in primo luogo alle persone, in realtà il rispetto è pervasivo e lo si può mettere in connessione con tutto ciò che ci circonda: rispetto del tempo, dello spazio, delle cose, delle idee, dell’età, degli animali, dell’ambiente, e così via. Ma non dimentichiamoci mai del rispetto per sé stessi.
E in un mondo in cui convivono oggi molte generazioni, osserviamo come anche il concetto di rispetto varia a seconda della generazione: le generazioni precedenti sostenevano il rispetto attraverso il linguaggio e il modo di comunicare. Le nuove generazioni, in particolare qualcuno della Gen Z, lo sostengono attraverso la gentilezza. Lo considerano una forma di stima e di educazione verso una persona che può avere idee, pensieri e orientamenti differenti dai tuoi. E quindi il rispetto diventa una lente gentile e senza pregiudizi che ti consente di guardare gli altri come guardi te stesso e di rispettare te stesso accettando le tue imperfezioni. Questo è il vero modo di definire Rispetto. Non usarlo a sproposito senza neanche conoscerne il significato.
È un’utopia? No, direi che è un obiettivo che dobbiamo tutte e tutti con determinazione porci. La nostra civiltà, ultimamente ci dà segnali del tutto contrapposti, nelle violenze nelle guerre nelle forme di bullismo e sempre di più occorre educare, sin dall’infanzia, a forme di rispetto, quello vero e profondo.
Negli anni anche la musica ha analizzato il tema del Rispetto: pensiamo ad Aretha Franklin che chiama una canzone Respect pretendendolo assieme ad un atteggiamento di cura, dal suo compagno come persona e per il suo lavoro.
Rispetto è anche la parola d’ordine che si sono date grandi organizzazioni, ad esempio la FIFA, per chiedere agli sportivi, nel caso calciatori, ma soprattutto al loro pubblico di non utilizzare con modalità di scherno il riferimento a colore della pelle o animali contro i giocatori della squadra avversaria, cosa che testimonia che c’è ancora molto lavoro da fare!
Secondo l’analisi di Bombelli, che ha teorizzato l’esistenza di una “cultura del rispetto” collegando tale istanza a quella di un’inclusione basata sulla ricerca di ciò che accomuna le persone anziché dividerle, il rispetto è in primo luogo ascolto vero per capire chi è l’altro come persona. Perché tra l’ascolto e il nostro comportamento c’è sempre il pregiudizio. E invece dobbiamo saper giudicare solo fino a un certo punto, almeno non tanto da rompere il rapporto. «Partire dal rispetto significa non ragionare in termini di diversità ma di pluralità», ha detto Bombelli. «Il secondo passo è non ragionare per categorie, non smembrare la persona secondo sesso, religione, stato civile e così via».
In sostanza, tutti siamo unici e tutti abbiamo diversi pezzi che creano la nostra identità. Se si guarda a una persona solo per una determinata categoria, per esempio l’essere donna, non si ragiona in termini inclusivi. La cultura del rispetto parte proprio da qui, anche in azienda: adottare comportamenti rispettosi è la modalità in cui io posso includere l’altro. «Ascoltare, capire e tollerare che un altro abbia un’idea differente dalla tua», ha ricordato Bombelli. «La tolleranza è la ricchezza di un’azienda e della propria vita personale».
Rispettare e includere vuol dire anche non discriminare. È vero che le donne sono partite da uno svantaggio secolare e questo è stato un elemento fortissimo a sfavore dell’inclusione. Ma questo ci ha portato a dimenticare, e qualche volta a sottovalutare, il cambio di identità maschile che ha seguito di pari passo quello femminile negli ultimi anni. Cultura del rispetto è anche questo, non lasciare indietro nessuno. Le aziende sono sempre più sensibili a questi temi e sono uno dei pochi soggetti sociali che possono fare cultura.
Come Gruppo Unipol, con la neonata struttura Diversity Equity and Inclusion, insieme all’Academy e grazie agli stimoli ricevuti dalla Commissione Pari Opportunità, abbiamo progettato una video pillola educativa intitolata “La via del Rispetto”. Il Rispetto come elemento fondamentale e propedeutico per accogliere e valorizzare la pluralità delle persone presenti in Azienda. L’obiettivo di questo progetto è sensibilizzare le persone in azienda verso una cultura del rispetto che abbia come primo step la promozione di un linguaggio inclusivo e non violento.
Inoltre, il 21 novembre è ripartito INKlusion, dal titolo “INKlusion: se lo facessero a te?”, il progetto educativo di Unipol rivolto alle nuove generazioni per riflettere su diversità, pregiudizio, discriminazione e sviluppo di nuove competenze in tema di inclusività.
Il progetto INKlusion, che è stato anche premiato da AIF (Associazione Italiana Formatori), oggi alla sua quinta edizione, si pone come obiettivo quello di educare e sensibilizzare le nuove generazioni delle classi superiori su temi di particolare rilievo, anche dal risvolto etico e valoriale. L’edizione 2023/2024 prevede 4 webinar interattivi di un’ora circa sui temi di attualità quali: la violenza sulle donne, la multietnicità, il cyberbullismo e la salute mentale.
Nel primo appuntamento del 21 novembre si è discusso di violenza sulle donne con Elsa Antonioni, fondatrice della Casa delle Donne (associazione bolognese che realizza diversi progetti per contrastare ogni forma di violenza di genere).
Solo attraverso il rispetto e un cambiamento culturale profondo si può costruire un mondo in cui le donne possano vivere libere dalla paura e dalla violenza.
Alleniamoci ad indossare le lenti del rispetto, sempre , ovunque e con chiunque!