La quarta rivoluzione industriale dei trasporti è comparabile alla grande “motorizzazione” di massa degli Italiani alla fine degli anni ’60. Gruppo Unipol segue da vicino il cambiamento dettato dalla tecnologia con The Urban Mobility Council, il think tank per inquadrare le sfide normative e regolatorie della nuova mobilità.
La pandemia di questi ultimi due anni ha offerto, nella sua fase più acuta, un assaggio di cosa sarebbe il mondo senza la mobilità. La combinazione di due parole dal significato vagamente recessivo – “lock” e “down” – ha bloccato il fare impresa, ha ostacolato le relazioni familiari e affettive, l’istruzione per i giovani, il gioco dei bambini, i viaggi, lo scambio delle merci. La possibilità di muoversi, anzi l’insopprimibile desiderio dell’uomo di muoversi, di viaggiare, di esplorare nuovi luoghi e nuovi mercati ha creato il mondo che conosciamo. Anche per questo la libertà di movimento ha un posto nella nostra Costituzione e, quando è stata limitata per necessità sanitarie, ne abbiamo tutti compreso l’importanza basilare.
Ma la pandemia è un fenomeno eccezionale e, si spera, circoscritto nel tempo. Altri fenomeni più strutturali e pervasivi incidono sulle nostre vite lavorative, sulle nostre relazioni, sui nostri scambi. Il settore della mobilità è sicuramente tra quelli più esposti ai cambiamenti indotti – ad esempio – dai due grandi fenomeni di questo tempo: da un lato l’impatto dell’innovazione tecnologica e della contaminazione digitale sta modificando le consuetudini individuali e le abitudini di massa negli spostamenti; dall’altro una sempre più diffusa sensibilità dei cittadini ai temi del cambiamento climatico e della sostenibilità ambientale impongono a tutti i player di mercato uno sforzo nella direzione di una maggiore ecosostenibilità nell’offerta di veicoli e di servizi.
I nuovi modelli di mobilità sono incentrati sulla combinazione di multi-connettività e interconnettività (passeggero-veicolo, veicolo-veicolo, veicolo-infrastruttura), che fanno intravedere – sempre più realisticamente – una evoluzione radicale nei servizi di trasporto, trasformando la mobilità in un servizio on-demand (Mobility-as-a Service) ed aprendo il mercato a nuovi operatori, che si confrontano su un terreno sempre più allargato, più competitivo e più internazionale.
La digital trasformation, favorita dalla diffusione pressoché totale degli smartphone in questi 15 anni dal lancio del primo iPhone, ha avviato un processo irreversibile nelle logiche di offerta intermodale dei servizi di mobilità che, se ben governato e orientato, può costituire una win-win situation tra operatori e utenti, anche per via di un progressivo assottigliamento dei confini tra settori diversi.
Questo cambiamento nella mobilità si colloca in uno scenario di generale trasformazione che Klaus Schwab – fondatore del World Economic Forum – ha definito la quarta rivoluzione industriale, fondata sulla fusione delle tecnologie e sulla contaminazione tra la dimensione fisica, digitale e biologica.
Si tratta per certi versi di una fase comparabile alla grande “motorizzazione” di massa degli Italiani alla fine degli anni ‘60, quando il progresso tecnologico nelle linee di produzione di auto, unito alla disponibilità ampia di risorse energetiche e agli investimenti dell’industria privata, hanno letteralmente “movimentato” gli italiani, generando un’economia che a sua volta ne ha innescate di nuove: il turismo di massa, l’industria sciistica, l’accessibilità dai luoghi rurali alle città e viceversa.
La possibilità per chiunque di acquistare un’automobile o un motorino ha rappresentato uno strumento di affrancamento individuale, un’occasione di libertà per le persone, condizionando in brevissimo tempo lo stile di vita di milioni di individui, modificandone il rapporto con lo spazio geografico, trasformando la topografia urbana e suburbana.
Oggi siamo alla seconda motorizzazione di massa, che questa volta tende all’elettrico e non più al motore termico, ma dal punto di vista dell’impatto sociale avrà conseguenze forse anche maggiori. Il driver del cambiamento è il rischio climatico, l’opportunità è offerta dal potenziale informativo dei big-data e dai sistemi informativi territoriali (geographical information system), e la nuova frontiera su cui tanti si stanno concentrando è la capacità di utilizzarli al meglio ai fini della mobilità sostenibile. E mentre negli anni ‘60 l’acquisto di un’auto nuova significava la conquista di una libertà di movimento individuale, oggi forse la stessa libertà individuale si può ottenere proprio non acquistando un’auto…
Il nuovo modo di concepire la mobilità potrebbe prendere le forme della Mobility as a service, che prevede l’integrazione intermodale di servizi di trasporto pubblici e privati in un’unica interfaccia di servizio, accessibile via smartphone, capace di rispondere in modo personalizzato a tutte le specifiche esigenze di mobilità e in grado di offrire una reale alternativa all’auto privata. Un percorso lungo e che coinvolge tutti gli attori dell’ecosistema della mobilità: operatori del trasporto, fornitori di tecnologia, operatori digitali, Pubblica Amministrazione, cittadini. Come player dell’ecosistema allargato della mobilità, il Gruppo Unipol guarda avanti e mette a disposizione della società e delle comunità la propria visione, guidando, presidiando e anticipandone le evoluzioni.
Per questo abbiamo deciso di promuovere The Urban Mobility Council, un think-tank con l’obiettivo di costruire una piattaforma permanente di confronto tra stakeholder istituzionali, mondo accademico, player aziendali e media, sulle nuove frontiere della mobilità.
Una di queste, secondo i dati e le proiezioni presentate dalla ricerca The Power of Data del Politecnico di Milano per The Urban Mobility Council, annuncia che il grande cambiamento nei comportamenti e nelle scelte della classe media – più ancora che con la diffusione dell’auto elettrica – potrebbe arrivare con l’auto autonoma.
Quella che fa risparmiare tempo perché guida da sola e circola in continuazione, al servizio di molti più utenti rispetto a un’auto in proprietà esclusiva. Questa innovazione potrebbe davvero indurre molte persone a rinunciare alla propria auto endotermica. Ma è una realtà che richiede ancora anni per affermarsi. Questa transizione pone anche temi regolatori molto importanti. Il think-tank servirà anche a inquadrare le sfide normative e regolatorie che la nuova mobilità pone, sotto la spinta della quantità di investimenti – sia di tempo che di capitali, finanziari e umani – che anima il settore della rinnovata mobilità.