Come si può verificare la cybersecurity delle auto?

In Changes abbiamo già parlato della cybersecurity sulle auto e delle diverse oggi pienamente in vigore per tutti i veicoli di nuova immatricolazione, per garantire che non esista
La crescente domanda di tecnologie digitali, dall’intelligenza artificiale al cloud computing, spinge in alto la richiesta delle “case per i dati”. Grazie alla sua forza nelle fonti rinnovabili e a condizioni infrastrutturali favorevoli, l’Italia si sta imponendo come hub europeo del settore.
Blockchain, intelligenza artificiale, streaming, Internet of Things, e-learning: il presente e il futuro dell’economia passano per queste tecnologie. Ma alla base di tutto ci sono i data center, enormi infrastrutture che gestiscono, archiviano e distribuiscono dati. Il loro sviluppo richiede potenza di calcolo, capacità di storage — e soprattutto, energia. E qui l’Italia sorprende. Secondo i dati aggiornati al 2024, il nostro Paese ha coperto il 41,2% del fabbisogno elettrico nazionale con fonti rinnovabili, avvicinandosi di molto alla quota dei combustibili fossili (42,5%). E se Lombardia e Milano si stanno imponendo come poli strategici, è proprio grazie a questo modello energetico sempre più sostenibile.
Gli impianti eolici, idroelettrici, fotovoltaici, a biomasse e la geotermia stanno facendo dell’Italia — e della Lombardia in particolare — una piattaforma ideale per lo sviluppo dei data center. Un’evoluzione che non si deve fermare davanti alle fake news, come dimostrato dopo il blackout del 28 aprile 2025 che ha colpito Spagna, Portogallo e parte della Francia. Le rinnovabili non sono state la causa dell’incidente, bensì una vulnerabilità strutturale della rete iberica.
In Italia, invece, le basi sono solide. Lo conferma lo studio di The European House – Ambrosetti (Teha): nei prossimi cinque anni si attendono 23 miliardi di euro di investimenti nei data center, con una crescita occupazionale triplicata e una nuova centralità industriale per il nostro Paese.
Il mercato globale dei data center è guidato dagli Stati Uniti (oltre 5.000 strutture), seguiti dall’Unione Europea (2.220). L’Italia si colloca quinta in Europa e dodicesima nel mondo, grazie a una combinazione di vantaggi: aree già connesse, tempi di connessione tra i più bassi d’Europa, disponibilità energetica e un mix virtuoso di fonti, dall’idrogeno al biometano, fino alla carbon capture. La Lombardia recita un ruolo da protagonista: nel 2024, su 513 megawatt di capacità installata in Italia, 317 MW sono in Lombardia (61,8%) e 238 solo a Milano (46,4%). Il capoluogo lombardo si afferma così tra le piazze europee più promettenti nel settore.
Il futuro parla di Data Center Hyperscale, che entro il 2029 rappresenteranno il 60% della capacità complessiva globale. Strutture gigantesche, centralizzate, pensate per affrontare la crescente domanda digitale con efficienza e scalabilità. Ma in parallelo cresceranno anche le infrastrutture distribuite, più piccole, progettate per esigenze locali e normative, con focus su sicurezza dei dati e bassa latenza. “L’Italia si sta affermando come un mercato in forte espansione per i data center”, spiega Alessandro Viviani, associate partner e responsabile della Community data center di Teha Group. “Una crescita trainata principalmente dalla Lombardia, che si sta imponendo come polo strategico a livello europeo”.
Nonostante il boom delle rinnovabili — +42 TWh tra il 2020 e il 2028 — la vera sfida è nella distribuzione dell’energia. I data center aumenteranno il proprio consumo di sei terawattora nello stesso periodo. L’energia c’è, ma servono infrastrutture stabili ed efficienti per trasportarla dove serve. Una sfida tecnica, prima che ambientale. L’Italia ha davanti a una grande opportunità: unire la transizione digitale con quella energetica. Se saprà investire in reti, tecnologie e formazione, l’Italia potrà trasformare i propri data center in motori della nuova economia, a basso impatto ambientale e ad alto valore aggiunto. Una sfida strategica, in cui Lombardia e Milano guidano il cambiamento.