La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Con il decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili (CER), i consumatori finali di energia elettrica potranno associarsi costituendo un soggetto autonomo che può produrre localmente da fonti rinnovabili e condividere l’energia con ricadute positive a livello impatto sociale, ambientale ed economico.
Oggi la sfida di rimodellare le città, per ridurre le emissioni e prepararsi agli impatti dei cambiamenti climatici, non può più essere realizzata da un singolo gruppo o da qualche comunità virtuosa. Dal 24 gennaio di quest’anno è entrato in vigore, dopo essere stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il decreto per le Comunità energetiche rinnovabili (CER). Nelle CER il ruolo dei cittadini viene messo in primo piano perché sono proprio loro a contribuire a favorire la diffusione e l’aumento di progetti di energia rinnovabile che, a loro volta, contemplano tutta una serie di ricadute come la riduzione del costo delle bollette elettriche, l’attrazione di investimenti, lo sviluppo di nuove competenze, la diffusione di buone pratiche e di nuovi comportamenti solidali. Ma come funzioneranno e quali sono le regole e i requisiti fondamentali? Sarà possibile costituire CER all’interno delle nostre città? Partiamo dall’inizio.
Dal sito del Gestore dei Servizi Energetici (GSE) è evidenziato che l’autoconsumo consiste nella produzione e contestuale uso di energia elettrica. Autoconsumare energia elettrica prodotta da un impianto a fonte rinnovabile vuol dire contribuire attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese, favorendo la decarbonizzazione dei consumi, l’efficienza energetica e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. I consumatori di energia elettrica, possono quindi associarsi per produrre localmente energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, “condividendola”. Importante è la condivisione di energia rinnovabile che viene prodotta da impianti nella disponibilità di uno o più soggetti, associatisi alle comunità in una comunità energetica
I benefici possono essere trasversali perché le CER, che possono rendere possibile il sostentamento energetico, accrescono anche il valore dei legami fra le persone della comunità. Far parte di una CER significa contribuire a ridurre la produzione di energia da fonti fossili e alleggerire la rete elettrica da picchi di carico, ma significa anche contrastare la povertà energetica. Infatti, la sua struttura condivisa permette di integrare tutti i consumatori a prescindere dal loro reddito riducendo i costi per l’approvvigionamento elettrico e sostenendo di conseguenza anche i soggetti più fragili.
I benefici più immediati riguardano i prosumer (ovvero tutti quegli utenti che hanno un impianto di produzione e che consumano energia) che vedranno una oggettiva riduzione dei costi della bolletta. L’energia prodotta dal proprio impianto ne riduce il fabbisogno energetico, dunque la quantità di energia prelevata dalla rete pubblica, abbassando di conseguenza i costi della spesa energetica. L’energia non usata dal prosumer viene invece immessa in rete e, oltre ad esser remunerata fungerà da “paniere virtuale di energia” per gli altri membri della comunità.
I consumatori associati nella comunità non vedranno abbassare la propria bolletta, non avendo un impianto che produca per loro energia, e continueranno a prelevarla rete e pagare la bolletta. Il loro consumo però figurerà come energia prelevata dal “paniere virtuale di energia” riempito dal prosumer. Il GSE per questo “scambio” – che sarà calcolato ad intervalli orari – erogherà incentivi alla comunità costituita. E li erogherà proprio sull’energia virtualmente scambiata nella comunità.
Facciamo un esempio concreto: il produttore alle ore 12 del 15 febbraio, produce 15 kwh e ne consuma 5, immettendo in rete i 10kWh rimasti. I consumatori della comunità ne prelevano alla stessa ora dello stesso giorno 8kWh. Al produttore verrà corrisposto il controvalore economico dell’energia immessa in rete di 10 kWh, creando però un paniere virtuale di 10kWh. I consumatori pagheranno gli 8kWh consumati che, virtualmente, saranno presi dal paniere preparato dal produttore. Il GSE, dopo i debiti calcoli, erogherà alla comunità un incentivo sull’energia che è stata scambiata, dunque su 8kWh. Nel caso inverso ovvero il produttore immette 8 kWh, i consumi sono 10kWh, il paniere è composto da 8 kWh. Il produttore sarà pagato per 8, i consumatori pagheranno per 10 e la comunità sarà incentivata sugli 8.
E visto che l’accrescimento di una cultura rivolta alla sostenibilità agevola aggregazione e coinvolgimento, i territori dove si creano più CER sono maggiormente valorizzati e possono raggiungere meglio i risultati di indipendenza energetica.
I consumatori di energia elettrica, possono associarsi per produrre localmente energia elettrica necessaria al proprio fabbisogno, condividendola. Alla Comunità Energetica possono partecipare enti territoriali, amministrazioni comunali, persone fisiche, piccole e medie imprese (PMI), commercianti, artigiani, a condizione che siano intestatarie di una fornitura di energia (POD) e che sia collegata alla stessa cabina di trasformazione. Sono attualmente escluse le grandi aziende con un fatturato annuo oltre i 50 milioni o con più di 250 dipendenti, che potranno invece configurarsi come produttori terzi. La dimensione minima per costruire una CER è di due membri di cui almeno uno deve possedere un impianto di produzione da fonti rinnovabili.
Sono diversi i tipi di energia che possono essere utilizzati da una CER oltre a quella che deriva dagli impianti fotovoltaico. A una CER possono far parte tutti gli altri impianti alimentati da fonti rinnovabili come gli impianti idroelettrici, eolici, e a biogas. Per accedere agli incentivi esiste però un vincolo di tipo geografico. In pratica tutti i consumatori e i produttori di una CER devono essere ubicati nella stessa area geografica
Regole e incentivi in arrivo
Le possibilità di creare una comunità energetica se viviamo in città, dove lo spazio per impianti di rinnovabili in genere è poco, sono molteplici. Ad esempio, i produttori e i clienti finali di un centro commerciale possono associarsi come gruppo di autoconsumatori. La richiesta di accesso agli incentivi potrà essere presentata da uno dei soggetti facenti parte della configurazione oppure da soggetti costituiti per la gestione degli spazi e servizi comuni (quali ad esempio consorzi o le parrocchie). Anche un condominio può diventare una CER.
Un altro importante requisito per le CER è la chiarezza dei requisiti e dei regolamenti che regolano anche gli incentivi. Molti dubbi saranno sicuramente fugati dalle regole operativa che saranno pubblicate entro il 23 febbraio dal GSE. Inoltre, tra fine marzo e inizio aprile, il GSE, oltre a pubblicare i portali per l’accesso agli incentivi, pubblicherà un portale di verifica, a uso facoltativo, utile per capire se, prima di presentare la domanda, la documentazione è completa ed esaustiva. Un rischio che può contribuire a rallentare la diffusione delle Comunità Energetiche è la confusione e la sfiducia verso la realizzazione delle CER a causa della burocrazia.
Nel sito del GSE sono online alcune Frequently Asked Questions. per iniziare ad orientare cittadini, piccole e medie imprese, enti, cooperative e tutti gli altri destinatari del provvedimento. Le FAQ inoltre offrono molte risposte a chi desidera avere un’informazione completa per chi decide di intraprendere questo percorso. Infine, il GSE sta lavorando alla pubblicazione di un simulatore attraverso il quale chiunque potrà verificare virtualmente la costituzione di una comunità energetica inserendo semplicemente i dati di consumo delle utenze potenzialmente aderenti e calcolare investimenti, risparmi e tempi di rientri dell’investimento.