La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Cresce anche in Italia il fenomeno delle Climate Assembly. Promuovono proposte concrete, spesso anche creative, presso chi è istituzionalmente chiamato ad amministrare e governare.
Tempo fa lo ha detto chiaramente lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: «In poche parole, stanno mentendo», con riferimento a esponenti di governo e uomini di business che riguardo all’azione sul clima «dicono una cosa, ma ne fanno un’altra». Non troppo diverso quello che più di recente ha detto l’ex-Governatore della California, Arnold Schwarzenegger, commentando le iniziative di protesta sempre più eclatanti degli attivisti ambientali, in occasione dell’ultimo Austrian World Summit che la Schwarzenegger Climate Initiative organizza ogni anno a Vienna: «In tutto il mondo la gente è arrabbiata coi governi: accampano scuse su scuse sul perché non possono agire sul clima, ma è la volontà che manca».
Questa, del resto, è anche la riflessione che viene fatta probabilmente dalla larga maggioranza della popolazione mondiale, almeno a giudicare dalle indagini che periodicamente rilevano quanta preoccupazione ci sia (tra molta e moltissima, in genere) per la crisi climatica: se in tutti questi anni, soprattutto gli ultimi sette e mezzo trascorsi dalla sigla dell’Accordo di Parigi a fine 2015, la crisi climatica ha continuato ad aggravarsi, è perché chi governa nel mondo non ha posto in essere le azioni necessarie. Per questo si cercano disperatamente vie alternative che possano produrre un’azione di contrasto alla crisi climatica finalmente efficace.
Uno degli strumenti a cui si guarda con grande interesse è quello delle Assemblee Cittadine per il Clima, o Climate Assembly (CA). Si tratta di iniziative che si richiamano ai principi della democrazia partecipativa e deliberativa. Sono costituite da cittadini comuni, scelti di solito per sorteggio su basi campionarie il più possibile significative, che vengono chiamati a confrontarsi e ad esprimere raccomandazioni, con l’affiancamento di scienziati ed esperti in materia, sui temi legati al clima. Ci sono casi di CA cittadine, locali, regionali, nazionali. L’obiettivo comune è promuovere proposte concrete, spesso anche creative, presso chi è istituzionalmente chiamato ad amministrare e governare. Proposte che, nel caso in cui fossero accolte, avrebbero il grande vantaggio di godere in partenza di un alto grado di condivisione dal basso, perché dal basso sono nate. Le CA, diventate anche oggetto di studi accademici, insieme alle climate litigation (le cause intentate su questioni legate al clima) e alle iniziative di disobbedienza civile di cui si accennava, sono oggi uno degli strumenti che le organizzazioni attive sul clima hanno iniziato ad abbracciare con convinzione. Extinction Rebellion, per esempio, ne fa un punto centrale delle proprie richieste.
Fra le CA più note, e importanti, ci sono naturalmente quelle costituite a livello nazionale. Come la Convention Citoyenne sur le Climat: è stata costituita nel 2019 in Francia, a Parigi, su iniziativa del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron in risposta alle proteste e alle richieste di cui si era reso protagonista l’anno precedente il movimento dei “gilet gialli”.
La Convenzione era composta da centocinquanta cittadini francesi, scelti a campione per rappresentare statisticamente l’intera popolazione (il tema della rappresentatività è stato ovviamente discusso e analizzato a fondo). Cittadini che tra l’altro hanno poi deciso di dare un seguito alla loro esperienza costituendo l’associazione Les 150, con l’obiettivo anche di monitorare l’avanzamento delle loro proposte. Dopo un lavoro di mesi, la Convenzione ha presentato nel 2020 una serie di proposte su come ridurre le emissioni di CO2 a livello nazionale, che era il suo mandato (una riduzione di almeno il 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030). Proposte suddivise per macro-aree: mobilità e trasporti, stili di vita e di consumo, abitare e edilizia, alimentazione e agricoltura. C’erano ad esempio proposte per limitare l’impatto ambientale del trasporto aereo e proprio ispirandosi a queste la Francia è poi diventata il primo Paese al mondo a mettere al bando voli aerei a corto raggio (anche in Italia, quarto Paese europeo per numero di voli privati, al riguardo è stata presentata di recente una proposta legislativa). E c’erano proposte di modifica costituzionale, che miravano ad esempio a inserire nella Costituzione francese il tema della lotta contro l’emergenza clima (proposta poi finita nel nulla perché il Senato ha bloccato la collegata consultazione referendaria).
Quello francese è forse il più celebre ma non certo l’unico caso di CA di portata nazionale. Quasi in contemporanea alla Convenzione transalpina si è sviluppata ad esempio l’iniziativa della Climate Assembly nel Regno Unito: la CA britannica, con similitudini e differenze con quella francese (ad esempio è stata promossa non dal governo ma nell’ambito del parlamento), aveva anch’essa l’ambizione di formulare proposte a supporto dell’accelerazione delle politiche “net zero” (di neutralità climatica). A livello regionale, invece, un caso di CA di particolare successo è considerato sempre in Francia quello della regione dell’Est Ensemble, dove la Federazione dei Comuni ha adottato la quasi totalità delle 220 proposte formulate dall’Assemblea, composta da un centinaio di cittadini.
Altre CA di livello nazionale sono state organizzate in Irlanda, in Spagna, in Germania, in Scozia. A mantenere un monitoraggio delle CA nazionali in Europa è ad esempio il network KNOCA-Knowledge Network on Climate Assemblies. Che offre anche, da una parte, un’interessante analisi delle loro caratteristiche principali (ad esempio i meccanismi di governance, le caratteristiche del processo decisionale, l’impatto effettivo ottenuto); dall’altra, delle linee guidasu come progettare, attivare e valutare l’impatto di un’iniziativa di CA. Al riguardo è interessante anche il lavoro del progettoClimate Citizens’ Assemblies, che aggregando società civile e mondo accademico intende supportare la costituzione di CA efficaci in Europa.
E in Italia? Le cose si sono cominciate a muovere anche da noi. Facendo propria la richiesta del movimento internazionale, particolarmente attiva sul fronte della creazione di assemblee di cittadiniè Extinction Rebellion Italia (XR Italia), che sul suo sito mette a disposizione la versione italiana della Guida di XR alle Assemblee dei Cittadini. Inoltre, insieme ad altre organizzazioni fra cui Politici per caso, XR Italia nella passata legislatura aveva presentato una proposta di legge di iniziativa popolare per l’istituzione di Assemblee di Cittadini (con parallela campagna per la raccolta delle firme) e un’analoga proposta di legge di iniziativa parlamentare.
A livello locale, ancora XR Italia è entrata in diverse iniziative avviate in alcune città italiane per la costituzione di CA cittadine. Spicca quanto fatto dal Comune di Bologna, probabilmente il caso più avanzato nel nostro Paese: dopo un lungo percorso partecipato che ha visto prima l’inserimento dello strumento della CA nello Statuto Comunale e poi la definizione del relativo Regolamento, a fine 2022 Bologna ha indetto l’Assemblea cittadina per il Clima , che ha iniziato in questi mesi a muovere i primi passi. L’Assemblea, composta da cento cittadini, lavorerà quattro mesi su tre filoni: promozione della transizione energetica, contenimento dei rischi climatici, rimozione degli ostacoli al raggiungimento di questi obiettivi. Il Consiglio Comunale di Bologna si è impegnato a prendere in esame, valutare e dibattere le proposte che saranno emerse dai lavori dell’Assemblea. Cioè dai cittadini. Che sul clima evidentemente non accettano più né di non poter dire la loro, né la sostanziale inazione dei rappresentanti istituzionali. Non c’è più tempo.