Tecno estinzione

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Tecno estinzione

Dall’iPod alle stampanti fino al gaming. L’elenco delle vittime degli smartphone incomincia a diventare lungo. Quale sarà il prossimo?

Anche nella tecnologia ci sono le morti eccellenti. In genere (anche se con qualche eccezione) sono scomparse naturali, di vecchiaia. E in qualche caso, proprio come accade con determinati personaggi la cui memoria è legata a un passato remotissimo, viene da chiedersi “ma perché, era ancora vivo?”. In questo senso, il caro estinto “tech” del 2022 è sicuramente l’iPod. Il triste annuncio è stato dato dai suoi “genitori” (e qui chiudiamo la metafora perché inizia a essere morbosa), ovvero la Apple. Ovviamente nella persona di Greg Joswiak, senior vice president della compagnia di Cupertino, e non in quella di Steve Jobs che presentò al mondo l’iconico lettore portatile di mp3 in uno dei suoi leggendari show a metà tra conferenza stampa e rito laico il 23 ottobre 2001. 

Non ha fatto in tempo a diventare maggiorenne, l’iPod, almeno in termini americani: è stato infatti ufficialmente dismesso non ancora ventunenne il 10 maggio, con la notizia che da quel momento sarebbe uscito di produzione. La vera notizia, a ben vedere, è che un certo numero di iPod touch di settima generazione, ultimo modello uscito, si vendevano ancora, e continueranno a vendersi fino a che l’ultimo esemplare, malinconicamente, uscirà dall’ultimo store che lo teneva in vetrina come un soldato giapponese dalla giungla a guerra finita. Una percentuale di tecno-nostalgici esisterà sempre, ma è molto difficile ipotizzare per l’iPod una improbabile resurrezione come quella avvenuta per i vinili e in termini minori le audiocassette (nonché, forse, per i CD al momento dati per moribondi ma chissà…).

Smaterializzazione galoppante

Ma quell’elegante status symbol degli anni Zero, messo in pensione dall’avvento degli smartphone, della connettività universale e soprattutto dello streaming, non è certo l’unico esempio di gadget tecnologico dal glorioso passato a finire nella soffitta della memoria. Rimanendo in ambito audio, sono spariti ormai da tempo sui nuovi modelli di auto i lettori cd. Via di bluetooth e streaming, anche qui. Risolto il problema ansiogeno, per chi non riesce a stare senza musica, della scelta dei dischi da portare via quando si parte per le vacanze, in ossequio al principio guida della contemporaneità: la smaterializzazione progressiva e l’eliminazione dei supporti fisici. Oppure, il loro rimpicciolimento. Chi si ricorda ancora dei giganteschi boombox/ghetto blaster, i radioregistratori protagonisti di così tanti film e video a tema hip hop? Anche nel Bronx, così come da qualunque altra parte, si è ripiegato sulle meno scenografiche ma decisamente più comode casse bluetooth portatili, che garantiscono identica potenza e meno impaccio.

Sorvolando sui MiniDisc, sui lettori “moderni” (nel 1991) di cassette DCC della Philips e pure sul leggendario Walkman, imbattibile madeleine di qualunque boomer che si rispetti, lasciamo la preistoria della riproduzione musicale per spostarci invece nell’ospizio della tecnologia più cool degli ultimi vent’anni, dove si possono incontrare residuati della telefonia portatile per i quali ai tempi si prevedeva un futuro più radioso di quello che è effettivamente stato. Ad esempio, i telefoni palmari (come i Palm, gli iPaq della Compaq e così via) oppure i cari vecchi BlackBerry, che per un certo periodo sembravano il massimo dello smart. La tastiera fisica sui cellulari, che connotava appunto i BlackBerry, è passata di moda o è stata sostituita da quella virtuale, che non è esattamente il trionfo della comodità ma regala molto più schermo a disposizione. Oggi l’azienda, dopo varie fusioni con marchi americani e cinesi, si limita a produrre smartphone 5G. Sempre con tastiera fisica, però. Tra le vittime degli smartphone, quindi all’incirca dal 2007 in poi, ci sono ovviamente i telefonini di vecchia generazione, definiti simpaticamente “dumbphone”. Non sono spariti del tutto, come ben sa chi ancora si ritrova a comprare un vecchio Nokia per il nonno che di Internet e delle app non se ne fa nulla. Hanno tuttavia una particolarità: sono molto meno delicati degli smartphone, e per certe professioni vengono ancora usati come “muletti” semi-indistruttibili.

C’è poi quella categoria di oggetti tecnologici che quando appaiono sono così terribilmente futuribili da non riuscire, paradossalmente, ad avere un presente. Il caso degli occhiali digitali è paradigmatico: da Google in giù ci hanno provato in tanti a metterli in commercio, ma per qualche motivo nessun modello funziona o ha successo. Vedremo cosa succederà nel Multiverso, per ora siamo ancora a una prolungata, agonizzante falsa partenza.

Dov’è finito il 3-D?

A proposito di tecno-fiammate poi spentesi in modo desolante, qualcuno ricorda la mania del 3-D? All’epoca dell’uscita di Avatar pareva che ogni film da lì in avanti avremmo dovuto guardarlo con gli occhialini, poi anche a Hollywood e dintorni si sono accorti dei costi e la moda è rifluita. Passati i primi entusiasmi, del resto, anche il pubblico si è velocemente reso conto di quanto fosse scomodo, faticoso e facesse venire mal di testa guardare un film tridimensionale. In realtà, si trattava solo dell’ultima ondata di una tecnica cinematografica che più volte nella storia ha cercato di farsi strada, andando poi sempre a sbattere contro i limiti tecnologici. La particolarità è che questa volta sembrava poter essere coinvolta anche la fruizione domestica, quindi la televisione. Peccato che le tv in 3-D abbiano avuto vita breve: nel 2012 negli Stati Uniti se ne vendeva una su quattro, già pochi anni dopo meno di una su dieci e ora si è praticamente smesso di fabbricarle.

Nell’ambito del gaming, uno dei settori commerciali che oggi dominano il mercato dell’intrattenimento soprattutto tra gli under-40, ormai è tutto in Rete o destinato a finirci. L’orizzonte delle classiche console (Playstation, Xbox ecc.) non appare particolarmente luminoso. La tecnologia 5G le renderà progressivamente sempre più inutili e già oggi megabrand come Google, Amazon, Microsoft stanno potenziando i servizi di cloud gaming. Sempre a proposito di attività ricreative, un altro defunto è il Tamagotchi, soppiantato da giochi online (ma anche offline) in cui ci si deve prendere cura e far crescere qualcosa.

Chiudiamo con un oggetto che ci fa compagnia da decenni e che forse non è così automatico associare a una prossima estinzione. Quale? Basta alzare gli occhi dal computer e guardare lì a fianco: sì, sono le stampanti e gli scanner. Ormai si stampa sempre meno, e al di là di qualche eccezione grottesca nascosta negli infiniti gangli della burocrazia italiana che chiede documentazione in formato fisico o addirittura via fax (a proposito di tecnologie scomparse) oggi mandiamo tutto sotto forma di allegati in pdf. E lo scanner? A meno di non dover fare un lavoro professionale (o di dover correggere/firmare un foglio) si prende il cellulare e si scatta una foto. Comodo, veloce, indolore.

Come si vede, l’elenco delle vittime degli smartphone incomincia a diventare lungo. Ma chissà che non capiti anche a loro la stessa fine dell’iPod, prima o poi. In fondo, non sono neanche così eleganti.

Copywriter, giornalista, critico musicale e docente di comunicazione. In pubblicità ha ideato campagne per brand come Fiat, Sanpaolo Intesa, Lancia, Ferrero, 3/Wind. Insegna comunicazione presso lo IAAD di Torino e la Scuola Holden. Collabora con testate quali Rolling Stone, Il Fatto Quotidiano, Rumore. Ha scritto e tradotto diversi volumi di storia e critica musicale per case editrici come Giunti e Arcana.​