Sei consigli per difenderci dalla plastica
La plastica è presente nella nostra vita quotidiana da oltre settant’anni ed è così fondamentale che la diamo per scontata senza renderci conto della sua pervasività. Secondo
Viviamo in una condizione di overload informativo e non è sempre facile riuscire a mantenere uno stato mentale di calma e lucidità. La sensazione che ne deriva è di stress che ci porta poi a bloccarci. Come difendersi.
Sono le ore 9 di un giorno infrasettimanale e stai raggiungendo la vostra scrivania in ufficio. Hai tutta la giornata davanti ma la sensazione è come se avessi già vissuto parecchie ore di veglia. Infatti prima di questo momento ci sono state già una serie di circostanze che hanno sovraccaricato il vostro cervello: sveglia, seconda sveglia, prepara il caffè, doccia, colazione mentre ascolti le ultime news, dai un occhio al telefono e tra email e WhatsApp hai una serie di questioni che cominciano a travolgerti. Poi macchina, traffico, suoni, giornale radio. Insomma il tuo cervello nel momento di inizio della giornata è già sovraccaricato da innumerevoli informazioni. Dopodiché inizia la giornata lavorativa.
In questa condizione generale di overload informativo non è sempre facile riuscire a mantenere un proprio stato mentale di calma e lucidità. Anzi spesso la sensazione che ne deriva è di stress che ci porta poi a bloccarci: quando sentiamo troppi stimoli intorno a noi, una della possibili reazioni per noi umani è di non fare nulla, ma piuttosto di entrare in modalità freeze.
A spiegare questo fenomeno c’è anche un esperimento ideato dalla docente universitaria Sheena Iyengar. In un supermercato allestì due banconi con rispettivamente 24 e 6 vasetti di marmellata e scoprì che il 60% delle persone si fermava ad assaggiare dove la scelta era maggiore e solo il 40% andava nell’altro. È curioso però notare che indifferentemente dalla disponibilità, il numero di assaggi era sempre molto ridotto, proprio perché non elaboriamo un numero eccessivo di informazioni insieme. Il dato interessante deriva dall’analisi degli acquisti. Al banco con 24 vasetti solo il 3% dei passanti concretizzò l’acquisto, mentre quello con 6 arrivò a 31%. Un dato che spiega bene il rapporto contraddittorio tra la quantità di opzioni di fronte a noi e la nostra propensione ad agire verso una di quelle opzioni.
Quindi in un mondo che sempre più bombarda le nostre menti con innumerevoli stimoli e questi portano poi noi umani ad una reazione di stallo per cui spesso non scegliamo nulla, fare ordine, pulizia e quindi semplificare diventa vincente per noi stessi. Balzac diceva “l’uomo di buon gusto deve essere semplice nei bisogni”. Semplice non significa senza ambizioni, sogni o aspettative nei vari ambiti della propria vita: dal lavoro alla famiglia, dalla salute alle amicizie. Piuttosto significa cercare di liberarsi da orpelli inutili, dalle sovrastrutture che complicano la nostra visione del mondo e di conseguenza ciò che viviamo.
Cercare di portare un pizzico di semplicità in ciò che facciamo e nelle scelte che compiamo ogni giorno, riducendo le opzioni di fronte a noi, può avere risvolti molto pratici. Pensa a tutte le situazioni e gli ambienti che vivi e prova a pensare a come semplificarli per fare in modo che il tuo cervello si trovi il meno spesso possibile nella condizione di bloccarsi di fronte a troppe scelte, come accadde alle persone nel supermercato con le 24 marmellate invece delle 6. Dal guardaroba alla tua scrivania, dalla tua agenda lavorativa ai tuoi impegni di vita privata, chiediti: come posso togliere ciò che non è assolutamente necessario?
Una prova che ti consiglio di fare, per esempio con l’abbigliamento, oggetti che hai in casa o con le app che hai sullo smartphone, è: togli ciò di cui non ti è assolutamente chiara l’utilità, stai qualche giorno senza e se non senti il bisogno di tornare a com’era prima allora resta così.
Per chiudere questa riflessione sulla semplicità ti lascio come ispirazione i primi versi di Ode alla semplicità di Pablo Neruda:
Semplicità, io ti domando,
mi hai sempre accompagnato?
E ora, di nuovo t’incontro
seduta sulla mia sedia?