La ricerca del sé entra nelle aziende

Well being


La ricerca del sé entra nelle aziende

La grande crisi che la società ha attraversato negli ultimi dieci anni ha prodotto un vuoto interiore che le persone cercano di colmare con yoga e meditazione. E il benessere psicofisico diventa un benefit per le aziende.

La grande crisi che la società ha attraversato negli ultimi dieci anni ha prodotto un vuoto interiore che le persone cercano di colmare con yoga e meditazione. E il benessere psicofisico diventa un benefit per le aziende.

Abbiamo ragionato alcune settimane fa dei molteplici effetti prodotti dalla Grande Crisi economica dell’ultimo decennio. È ovvio che il ridotto potere d’acquisto di molti e la scomparsa del lavoro per tanti possano aprire un’improvvisa crepa nell’identità stessa delle persone. Se non ho più il lavoro a cui ho dedicato la vita, qual è il mio posto nel mondo? Se non sono quello che sono stato finora, chi sono adesso?

E dopo che si è prodotta la crepa, magari in un muro di certezze che abbiamo impiegato decenni a costruire, è ovvio che si lascia spazio a un vuoto tutto da riempire. Discorso vecchio questo, che nasce certamente dalla secolarizzazione della società occidentale e la scomparsa di valori ritenuti intramontabili (la centralità della famiglia e del lavoro erano tra questi), ma che l’evolversi della Grande Crisi ha certamente accelerato. E qui, davanti a questo improvviso vuoto interiore, le persone si sono sentite smarrite, ma anche libere di trovare ciascuno la propria risposta. Per molti ad esempio è stato lo yoga.

Tanto che anche le aziende hanno capito come per i benefit aziendali i tempi sono cambiati e accanto a cellulare, computer e auto aziendale, è importante guardare al benessere psicofisico, con un’attenzione spiccata alle soluzioni antistress come la mindfulness e alla sostenibilità. Una tendenza d’avanguardia, subito captata dalle aziende più innovative e rivelata da una recente ricerca (marzo 2017) di Top Employers Institute, l’ente certificatore delle eccellenze aziendali in ambito Hr, che ha esaminato non solo i fringe benefit più adottati dalle aziende, ma anche quelli maggiormente scelti e graditi dai dipendenti.

Dalla ricerca, emerge che il 76% delle aziende si preoccupa del benessere psicofisico, dello stato di stress e dei carichi di lavoro dei propri dipendenti, tramite questionari mirati e domande specifiche inserite nelle survey periodiche. Il 71% propone e attua un’ampia serie di programmi di benessere, con varie opzioni a scelta del dipendente, che spaziano da programmi di fitness e iscrizioni in palestra, a corsi di yoga, massaggi, consulenze nutrizionali e sedute di counselling, accanto alle più tradizionali ma molto apprezzate polizze integrative di assicurazione sanitaria.

Inoltre, il 66% offre e attua corsi di gestione del tempo, per imparare a lavorare in maniera più efficace e con minore sforzo, il 66% provvede a un parcheggio aziendale, e talune aziende mettono a disposizione un servizio di bike sharing per il tragitto casa-lavoro.

Non solo. Secondo la ricerca, il 59% delle aziende non solo concede, ma favorisce permessi speciali per attività di volontariato e il 56% offre la possibilità di un intero anno sabbatico per motivi di studio, aggiornamento professionale, assistenza e cura parentale o anche per una pausa di riflessione personale, per ‘staccare la spina’ e poi rientrare più motivati e proattivi sul posto di lavoro. ​

Lo yoga, in particolare, è entrato in azienda. Questa disciplina nata in India migliaia di anni fa, capace di occuparsi della persona nella sua totalità corpo/mente/trascendenza, oggi conta circa 2 milioni di praticanti. Per avere un’idea della crescita esponenziale dello yoga in Italia si può aggiungere un altro dato significativo. L’AICS (Associazione Italiana Cultura Sport) una delle aggregazioni di associazioni più importanti, ha registrato una crescita tumultuosa delle affiliate dedite allo yoga: nella sola provincia di Torino, ad esempio, dalle 42 associazioni yoga iscritte all’AICS nel 2012 si è passati alle 63 del 2016. Più 30% secco in quattro anni, insomma.
Un vero e proprio boom in cui c’è spazio per tutto; il maestro serio e preparato, magari con una lunga pratica alle spalle, e l’insegnante fai-da-te che spesso associa la parola yoga a esercizi fisici che ricordano la profondità della disciplina originaria quanto il dipinto di un pittore della domenica ricordi un Monet.

Forte di una storia plurimillenaria e di molti esperimenti medici che ne hanno certificato l’effettivo beneficio – resta celebre quello del Kennedy Institute di Copenhagen sul particolare stato di sonno vigile chiamato yoga nidra – lo yoga usa lo strumento-corpo per soggiogare le bizze della mente. Lo yoga infatti è “l’inibizione delle modificazioni mentali” secondo la celebre definizione cesellata dal maestro Patañjali nei suoi Aforismi dello yoga, il testo-cardine per questa filosofia. Spesso però lo yoga viene giudicato troppo spirituale o troppo faticoso, ed ecco che alle persone desiderose di scoprirsi ma poco propense a impegnarsi in una disciplina molto complessa si rivolge la mindfulness. È una pratica di concentrazione e meditazione che si può tranquillamente svolgere a casa in qualunque momento della giornata.

Il biologo e scrittore statunitense Jon Kabat-Zinn, uno degli inventori della mindfulness, la descrive così nell’introduzione scritta con Paolo Scopacasa di un libro che qui in Italia ha avuto una certa fortuna, Ritrovare la serenità – Come superare la depressione attraverso la consapevolezza (Raffaello Cortina Editore, 2010). Il termine inglese mindfulness può essere tradotto in italiano in diversi modi. Può essere reso come presenza mentale, ma anche come consapevolezza. Nyanaponika Thera, un monaco buddhista, insegnante e studioso del XX secolo, definiva la consapevolezza il cuore della meditazione buddhista. In lingua pali, la lingua del Buddha, il termine “sati” (che in inglese viene tradotto come mindfulness e in italiano, appunto, come consapevolezza o anche attenzione non giudicante) ha numerosi significati diversi e racchiude anche quello di altri termini, come sampajanna (chiara comprensione) e appamada (cura sollecita, attenta e fiduciosa). La “chiara comprensione” include la capacità di percepire i fenomeni senza che siano annebbiati da stati d’animo deformanti (come umori ed emozioni) e la capacità metacognitiva di monitorare la qualità dell’attenzione.

La popolarità conquistata dalla mindfulness è facilmente dimostrata dal numero di pubblicazioni uscite in Italia negli ultimi anni. Basta un giro su Amazon e alla ricerca della parola mindfulness il portale spalanca 75 pagine di libri! Yoga e mindfulness in fondo non sono comunque che due tentativi di risposta alla domanda: “Chi sono?”. Un quesito che sembra arrovellare sempre più gente da quando la Grande Crisi ha cominciato a soffiare sul fuoco dell’infelicità, ormai quasi dieci anni fa, una vita fa.

​Silvio Bernelli, scrittore, insegnante di yoga. Ha pubblicato i romanzi I ragazzi del Mucchio (2003) (2009) per Sironi Editore, Dopo il lampo bianco (2012) per Agenzia X, il reportage su Torino in Periferie, Laterza (2006) e racconti su diverse antologie. Ha collaborato con molte testate giornalistiche tra le quali ilfattoquotidiano.it, L’Unità, Il Mucchio.​