Dal campo alla tavola

Well being


Dal campo alla tavola

Cosa c’è dietro gli alimenti a chilometro zero e come possiamo cambiare le abitudini alimentari in maniera sostenibile, migliorando la salute.

In un’epoca nella quale la sostenibilità ambientale e la salute del nostro pianeta sono, o dovrebbero essere prioritarie, le nostre scelte alimentari assumono un’importanza cruciale. Lo avrete sentito dire spesso, ma cosa vuol dire in concreto? Cosa possiamo fare? Sicuramente una delle scelte di partenza che ognuno di noi può adottare è optare per filiere corte e cibi di stagione. Decidere di fare la spesa in maniera critica e consapevole vuol dire essere consci del fatto che il nostro operato possa assicurare una serie di benefici per l’ambiente e le comunità locali.

Cosa sono le filiere corte e perché sono importanti

Le filiere corte – spesso definite “km zero” (sebbene questa espressione non sia da prendere alla lettera) – rappresentano un sistema di distribuzione alimentare che mira a ridurre al minimo la distanza tra produttore e consumatore.

A tal riguardo, sul portale della campagna “Frutta nelle scuole” del Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare si legge che «gli alimenti a Km zero, offrono maggiori garanzie di freschezza proprio per l’assenza, o quasi, di trasporto e di passaggio». In pratica, si tratta di acquistare prodotti locali direttamente dagli agricoltori o da piccole realtà produttive del territorio.

Vediamo in dettaglio alcuni dei principali vantaggi offerti dagli alimenti a filiera corta.

  • Riduzione dell’impatto ambientale: trasporti più brevi assicurano minori emissioni di CO2 nell’atmosfera, contribuendo a combattere il cambiamento climatico.
  • Maggiore freschezza e qualità: i prodotti a km zero arrivano sulle nostre tavole poco tempo dopo la raccolta, preservando intatte le proprietà nutritive e il sapore autentico, recuperando il legame con il territorio, consentendo di conoscere sapori tipici e tradizioni gastronomiche.
  • Sostegno all’economia locale: acquistare dai produttori locali consente di investire nella propria comunità, creando un circolo virtuoso che genera occupazione e benessere.
  • Trasparenza e tracciabilità: conoscere la provenienza dei prodotti che consumiamo ci permette di fare scelte più consapevoli e di instaurare un rapporto di fiducia con chi coltiva il nostro cibo.

Dai Farmer Market ai gruppi di acquisto

La filiera corta punta a stabilire una relazione diretta fra chi consuma e chi produce attraverso varie modalità. Per esempio, i consumatori singoli o organizzati nei cosiddetti “gruppi di acquisto” si rivolgono direttamente all’agricoltore e all’allevatore per acquistare i loro prodotti; gli stessi produttori possono poi “aprire” la loro azienda ai consumatori o, in alternativa, organizzare dei mercati locali (i cosiddetti Farmer Market).

Acquistare alimenti “a filiera corta” è ormai abbastanza semplice, soprattutto nelle zone a forte produzione agricola e per particolari prodotti, tra cui sicuramente frutta e verdura. Grazie al breve tempo di trasporto, i prodotti vegetali “locali” raccolti al momento giusto e subito messi in commercio garantiscono una maggior freschezza e migliori caratteristiche organolettiche. Inoltre, in questo modo viene spesso valorizzato il consumo dei prodotti stagionali recuperando così il legame con il ciclo della natura e con la produzione agricola. Spesso, anche all’interno dei supermercati non è raro trovare angoli dedicati ai prodotti del territorio.

Cibi di stagione: perché è meglio assecondare la natura

Scegliere alimenti da filiera corta consente anche di poter mangiare cibi di stagione. Tuttavia, sebbene le due caratteristiche vadano sovente a braccetto, non è detto che questo accada automaticamente. Anche per questo è bene conoscere il calendario delle stagionalità agricole ed assecondare i ritmi della natura, scegliendo prodotti coltivati nel periodo dell’anno a loro più congeniale. Oltre a conferire un gusto solitamente più intenso e genuino, questa pratica porta con sé importanti vantaggi.

  • Rispetto per l’ambiente: la coltivazione di prodotti fuori stagione può richiedere l’utilizzo di serre riscaldate artificialmente, con un conseguente dispendio energetico. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: mangiare frutta e verdura è fondamentale per la nostra salute. Quello che è un aspetto da molti trascurato è, invece, la stagionalità dei prodotti di origine vegetale.
  • Proprietà nutritive: come riportato sul portale della Fondazione Veronesi, «sono diversi gli studi che evidenziano come i prodotti consumati nel corso della loro naturale stagione di maturazione abbiano delle proprietà nutritive superiori rispetto a un frutto o a una verdura maturata al di fuori del proprio arco temporale ideale».
  • Varietà e scoperta: seguire la stagionalità ci permette di variare la nostra dieta, scoprendo nuovi sapori, ritrovando antiche tradizioni culinarie e favorendo la biodiversità.

Scoprire nuovi ingredienti senza muoversi da casa

Se la scelta degli ingredienti dei pasti si spinge al di là dell’ordinario, sappiate che non è necessario guardare oltre i confini nazionali per scoprire sapori unici e ingredienti di qualità. Molti alimenti del nostro territorio, talvolta semi-sconosciuti o di nicchia, offrono non solo varietà e gusto, ma anche la possibilità di supportare la biodiversità locale e di riportare in auge prodotti che rischiano di scomparire.

Prendiamo per esempio le carote. Conoscete solo quelle arancioni? Ebbene, quelle tipiche del nostro territorio sono quelle viola! Avete sempre usato solo farina di grano? Forse è l’ora di provare quella di ceci, di avena o di castagne. Ognuna con proprietà specifiche da valorizzare.

Pensiamo poi ai pomodori: quante varietà vi vengono in mente? Solo in Italia se ne contano 300 e, a livello globale, ben 10.000. Riscoprire gli alimenti locali, regionali e di nicchia ci consente non solo di migliorare la nostra dieta con prodotti ricchi di storia, favorire la biodiversità, ma anche sostenere un’agricoltura diversificata e resiliente.

Specializzata su temi ambientali e sui new media. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione e docenza sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.