Meno robot, più persone

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Meno robot, più persone

Il Programma strategico per l’Intelligenza Artificiale mette è antropocentrico e punta a valorizzare le competenze in linea con il PNRR. Changes ne ha parlato con Gianluigi Greco.

Un percorso triennale per accelerare lungo la strada dello sviluppo dell’intelligenza artificiale e cogliere le opportunità di un settore che sta rivoluzionando processi, dinamiche e persino i ruoli dell’economia globale.

È un colpo importante quello segnato dall’Italia lo scorso novembre con la pubblicazione del Programma Strategico per l’intelligenza artificiale (IA) 2022-2024. Un documento di 40 pagine che individua 6 obiettivi, 11 settori prioritari, 3 aree strategiche d’intervento e 24 politiche da promuovere sul campo.

Giunta al culmine di un lavoro multi-ministeriale, la Strategia Nazionale ha visto in campo il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dell’Università e della Ricerca e il Ministero per la transizione digitale. Nelle intenzioni del Governo, il Programma varato è un passo decisivo per recuperare il tempo perso dal nostro paese in un settore ormai divenuto una vera e propria frontiera di ricerca, di innovazione e di business. E in questo i numeri stanno a testimoniarlo: secondo l’International Data Corporation (Idc), la spesa mondiale per i sistemi di intelligenza artificiale passerà da 85,3 miliardi di dollari del 2021 agli oltre 204 miliardi di dollari nel 2025.

I tre indirizzi della Strategia

Per il Presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale Gianluigi Greco, la Strategia varata dal Governo rappresenta una prima importante risposta organica, visti i diversi ministeri coinvolti e gli esperti consultati. Ulteriore merito del programma, sempre secondo Greco, è quello di non aver ignorato le ataviche criticità del settore in Italia: l’eccessiva frammentarietà della ricerca, il sottofinanziamento pubblico e privato e la difficoltà nel trattenere i talenti.

Vediamo i tre punti chiave della Programma:

  • Sulla valorizzazione dei nostri ricercatori si basa il primo dei tre indirizzi individuati dalla Strategia. Una centralità dei talenti troppo spesso elusa in un paese che nell’ultimo decennio ha visto emigrare dai propri confini il 41,8% di laureati in più. Una gigantesca fuga di cervelli che in campo di altissima innovazione come quello della robotica e dell’IA rappresenta un cruciale deficit strutturale. Per questo il programma varato dal governo punta sulla formazione, con l’aumento dei dottorati, la promozione di corsi e carriere nelle materie STEM per rafforzare le competenze digitali e in IA.
  • All’ecosistema di ricerca è dedicato il secondo punto del piano strategico che, come indica Gianluigi Greco, intende promuovere un approccio “fondazionale”, attraverso la collaborazione tra il modo della ricerca e quello accademico, tra gli enti pubblici, le aziende e la società.
  • Infine, il terzo indirizzo strategico si rivolge al mercato e al nostro sistema aziendale, che deve essere guidato nella sua transizione 4.0 attraverso il sostegno alla crescita delle start-up innovative, il supporto alle imprese nella certificazione dei prodotti di intelligenza artificiale, la creazione e lo sviluppo di banche dati per il miglioramento del funzionamento della Pubblica Amministrazione.

L’intelligenza artificiale e il mondo delle imprese

Secondo l’Osservatorio per l’intelligenza artificiale del Politecnico di Milano, il giro d’affari dell’AI nel nostro Paese è cresciuto del 27% nel 2021, raggiungendo quota 380 milioni di euro, un valore raddoppiato in appena due anni. Secondo la ricerca, tuttavia, permane un forte gap dimensionale: 6 grandi aziende su 10 hanno lanciato almeno un progetto di AI, a fronte di un esiguo 6% di Pmi.

E per superare questa frammentarietà, secondo Gianluigi Greco, occorrono piani che guidino le aziende e che puntino sulla formazione lavorativa e manageriale. Ma quale settore della nostra economia dovrebbe maggiormente puntare sull’AI? «Le tecnologie d’intelligenza artificiale non riguardano settori specifici, bisogna ragionare in ottica multisettoriale», ha risposto Gianluigi Greco. «Certamente ci sono settori più indietro come l’agroalimentare che necessita di una maggiore automatizzazione della filiera, mentre altri vanno più spediti dal punto di vista dell’innovazione, come quello manifatturiero».

La strategia Italiana e quella europea

Come precisato nella Strategia Nazionale Italiana, nel campo dell’intelligenza artificiale il nostro paese si muove in piena coerenza con gli indirizzi comunitari. Già nel 2018 la Commissione Europea ha iniziato a promuovere una serie di indirizzi volti a regolare un settore in rapida ascesa. Il 2020 è stato invece l’anno del Libro Bianco sull’Intelligenza Artificiale basato sull’impegno della Commissione “a favorire i progressi scientifici, a preservare la leadership tecnologica dell’UE e a garantire che le nuove tecnologie siano al servizio di tutti i cittadini e ne migliorino la vita rispettandone i diritti”.

«Si muove su questo aspetto anche la Strategia Nazionale Italiana che sposa lo stesso piano antropocentrico, con gli uomini e le persone al centro», ha sottolineato Gianluigi Greco. Obiettivi che si ritrovano anche nel PNRR italiano, che puntando sulla transizione digitale, potrebbe rappresentare un autentico trampolino di lancio per il settore. «Ecco perché è importante la centralità delle persone posta dalla Strategia Italiana, con la formazione in nuove competenze a fare da antidoto agli impatti negativi che la tecnologia potrebbe portare dal punto di vista occupazionale e sociale».

Intelligenza artificiale: uno sguardo dopo il 2024

La delicatezza del settore è dunque elevata, ma il piano di sviluppo lanciato dalla Strategia Nazionale non può essere visto come una mera risposta alla pressione comunitaria o al ritardo sinora accumulato. «Bisogna superare il contingente, capire cosa fare anche dopo il 2024, uscire dal breve termine e definire con maggior precisione anche la governance del settore per guardare verso un orizzonte più ampio» ha aggiunto Greco. L’obiettivo finale è dunque ben comprensibile: iniziare finalmente ad esercitare un ruolo da protagonista in un campo sempre più centrale nello sviluppo tecnologico, economico e sociale delle nostre collettività. La strada è ancora lunga, ma almeno abbiamo iniziato a percorrerla.

Giornalista, pugliese e adottato da Roma. Nel campo della comunicazione ha praticamente fatto di tutto: dalle media relations al giornalismo. Brand Journalist e conduttore radiofonico, si occupa prevalentemente di economia, energia ed innovazione. Oltre la radio ama la storia e la politica estera.