La rivoluzione del 5G sui trasporti

Technology


La rivoluzione del 5G sui trasporti

Uno studio di Qualcomm technologies spiega come la nuova tecnologia ad alta velocità può diventare una realtà già entro il 2019 e cambiare per sempre il nostro rapporto non solo con le auto, ma con tutti i mezzi in generale.

Uno studio di Qualcomm technologies spiega come la nuova tecnologia ad alta velocità può diventare una realtà già entro il 2019 e cambiare per sempre il nostro rapporto non solo con le auto, ma con tutti i mezzi in generale.

​​​​​​Leggendo delle magnifiche sorti e progressive del 5G, si può acquisire familiarità con una certa terminologia di natura tecnica. La parola chiave è “abilitante”. Del resto non si fa fatica ad apprezzare le opportunità inedite che le connessioni veloci potrebbero regalare agli utenti. Dalla guida autonoma agli oggetti che comunicano tra loro, il 5G potrebbe abilitare funzioni e applicazioni che oggi si fa fatica ad immaginare. In termini di prestazioni il 5G consentirà connessioni 300 volte più veloci di quelle odierne. E collegamenti che permetteranno di allacciare alla rete tutti gli oggetti che ci circondano.​​

Dai contatori del gas alle automobili, passando per pannelli solari, frigoriferi e semafori, il 5G promette di rivoluzionare l’idea che abbiamo oggi di internet. Se oggi le connessioni 4G offrono velocità da 40 megabit al secondo, il 5G ci consentirà di navigare fino a 15 gigabit al secondo. Con un tempo di latenza visibilmente ridotto, che passerà da 100 a 3 millesimi di secondo. Consentendo così di ridurre il tempo necessario per stabilire la connessione tra due oggetti. E trasformando soluzioni come la guida autonoma in realtà sicure e controllate. «Per definizione la guida autonoma sostituisce il guidatore. I suoi sensi e il suo istinto devono essere rimpiazzati da una capacità di discernimento dell’ambiente circostante affidata a mappe, sensori e telecamere», spiega Luca Fanucci, docente del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione all’Università di Pisa.

Ed è qui che si gioca la partita del futuro nel mondo delle quattro ruote. I tempi di reazione tra le informazioni raccolte all’esterno e l’elaborazione delle stesse da parte dell’auto saranno decisivi. E a giocare il ruolo abilitante sarà la velocità delle nuove connessioni 5G. Per evitare un pedone in attraversamento, per esempio, le connessioni a singhiozzo che abbiamo imparato a conoscere fino ad oggi sarebbero semplicemente pericolose. «Il 5G consentirà di connettere il veicolo all’infrastruttura stradale e agli altri veicoli (V2X). Questo aumenterà progressivamente le capacità di autonomia delle auto, riducendo collisioni e distrazioni», ha scritto qualche mese fa David J. Teece dell’Università della California nello studio commissionato da Qualcomm.

Gli osservatori concordano nell’individuare nell’arrivo del 5G il salto di qualità nella connessione tra oggetti e persone. Un salto qualitativo duplice, in grado di assicurare la trasmissione di una maggiore quantità di dati, in un minore lasso di tempo. Lo studio Qualcomm può essere utile non solo per quantificare l’impatto del 5G dal punto di vista economico, ma per apprezzare anche il salto di qualità di una tecnologia che nelle città del futuro potrebbe far parte dell’architettura infrastrutturale. «Nel 1859 l’impatto economico derivante dall’introduzione dei binari ferroviari in Inghilterra e Galles era stimato al 4% del Prodotto Interno Lordo. Eppure già nel 1890 veniva quantificato al 10% del PIL. Quando pensiamo al 5G dobbiamo pensare che si rivelerà importante almeno quanto l’introduzione dei binari ferroviari nell’Ottocento», ha scritto David J. Teece.

E se l’alta capacità di compressione e trasmissione consentirà al 5G di caricare e scaricare mappe stradali a tre dimensioni e altissima definizione, l’automobile avrà finalmente altri occhi per guardare. Occhi artificiali, che punteranno ad azzerare la rilevanza del fattore umano sul tasso di incidentalità mondiale. Gli osservatori stimano che l’uomo lasci lo zampino sul 90% degli incidenti stradali. Ma le auto a guida autonoma non mandano sms, né accendono una sigaretta, mollando lo sterzo. Al contrario dell’uomo, l’intelligenza artificiale non si distrae. E riuscendo a sanare con il 5G l’apprensione per una connessione discontinua ed inaffidabile, la tecnologia potrebbe avere un impatto finora inedito sulla sicurezza stradale. Secondo l’ingegnere futurologo Peter Diamandis, fondatore e presidente X Prize foundation, lasciando guidare le macchine gli americani guadagnerebbero 2,7 miliardi di ore libere che – trasformate in ore lavorative – genererebbero risparmi per 447.1 miliardi di dollari l’anno.

Se il futuro delle quattro ruote sembra legato a doppio filo con quello delle nuove connessioni, con l’avvento del 5G si prospetta uno scontro tra operatori di telefonia e aziende televisive. La Commissione Europea ha chiesto di liberare le frequenze tra 694-790 MHz entro giugno 2020, per portare le connessioni veloci anche in zone remote. Le stesse frequenze, però, oggi sono occupate dalle trasmissioni tv del digitale terrestre. E se si frenasse sull’avvento del 5G, si tirerebbe il freno anche sulle auto a guida autonoma. Come se per assecondare le diatribe tra latifondisti, nell’Ottocento si fosse rinunciato a stendere chilometri di binari ferroviari, impedendo alle persone di viaggiare più sicure e veloci.

Giornalista, lavora ad Agorà (Rai3). È autore di Play Digital (RaiPlay). Scrive per il Corriere della Sera, le testate RCS, Capital e Forbes. È autore di saggi per l'Enciclopedia Italiana Treccani e ha lavorato in qualità di regista e autore per Quante Storie (Rai3), Codice (Rai1), Tg La7 (La7), Virus (Rai2), Night Tabloid (Rai2), Il Posto Giusto (Rai3), Web Side Story (RaiPlay). È autore del libro: “Guida per umani all’intelligenza artificiale. Noi al centro di un mondo nuovo" (Giunti Editore, Firenze, 2019). Ha vinto i premi giornalistici "State Street Institutional Press Awards" e "MYllennium Award”. ​