Come ridurre la propria impronta online

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Come ridurre la propria impronta online

Dal decluttering delle email all’uso del Wifi invece del 5G. Dall’app per smartphone che calcola la CO2 generata alla riduzione della qualità video durante lo streaming. Verso la sobrietà digitale, in 10 punti.

Internet è l’elefante nella stanza quando si pensa alle emissioni di carbonio. Oggi quasi il 60% della popolazione mondiale è online, rispetto a circa l’8% nel 2001. Una crescita verticale in atto da due decenni, accelerata dalla pandemia. E questo è un bene: un mondo connesso è più socialmente ed economicamente sviluppato, informato e ricco di opportunità, più efficiente, anche nella quotidianità: quanti viaggi e meeting di lavoro oggi continuano a essere sostituiti da una call?

La nostra vita digitale ha comunque un costo, spesso occulto, per il Pianeta e per le nostre tasche: vale la pena di conoscerlo e di capire come ridurlo. Dalla scelta dei dispositivi alle infrastrutture di cablaggio, dai data center alle nostre abitudini di utilizzo, tutto contribuisce all’energia e all’elettricità necessarie per far funzionare Internet.

Di che numeri si parla? Secondo un articolo della BBC, che ha da poco inaugurato una sezione con consigli pratici per conoscere l’impronta di CO2 delle attività quotidiane e non, le emissioni di carbonio generate da Internet, dai nostri gadget e dai sistemi che li supportano rappresentano il 3,7% delle emissioni globali di gas serra. E il think tank no-profit The Shift Project prevede che raddoppieranno entro il 2025. Per fare un paragone, quelle del settore dell’aviazione toccano il 5%.

I singoli possono fare la differenza?

I comportamenti individuali possono davvero avere un impatto significativo? Il primo passo per capirlo è metterli a fuoco. Mike Berners-Lee, professore e membro dell’Institute for Social Futures alla Lancaster University, esperto nel calcolo dell’impronta di carbonio (il suo ultimo libro è The Carbon Footprint of Everything, pubblicato questo aprile), ha stabilito che l’impronta di un’e-mail può essere molto varia: dai 0,3 g di CO2 per un’e-mail di spam ai 4 g per una normale, fino ai 50 g di CO2 per una che contiene una foto o un allegato pesante. Berners-Lee ha anche stimato che un account aziendale genera mediamente 135 kg di CO2 all’anno solo inviando e-mail, l’equivalente di guidare una monovolume per 320 km. Basta andare nella propria inbox e calcolare quante e-mail arrivano in una giornata tipo per ottenere il proprio risultato. Un altro strumento utile è l’estensione per browser e anche app Carbonalyser, che traccia e permette di visualizzare i propri consumi in tempo reale. Può essere un testo interessante da fare prima e dopo aver messo in pratica questi consigli.   

Verso la sobrietà digitale, in dieci tappe

1) Navigare usando la rete WiFi e sceglierla per l’aggiornamento delle app. Il ​​consumo di energia è 6 volte inferiore rispetto al 3G o 4G.

2) Abilitare il risparmio dati di Facebook e Twitter per disabilitare la riproduzione automatica dei video quando si scorrono i feed.

3) Disabilitare il backup e la sincronizzazione delle foto su Google Drive.

4) Modificare la qualità dello streaming sulle applicazioni di musica e video, scegliendone una leggermente inferiore, che non pregiudica poi molto l’esperienza (per esempio, la 360p su Youtube).

5) Su Android 7.0 o nelle versioni successive si può attivare un’opzione per ridurre automaticamente l’utilizzo dei dati mobili se si raggiunge una soglia predefinita, o impostare un limite di utilizzo.

6) Il consumo di dati non avviene solo quando si utilizza il cellulare. Molte applicazioni li aggiornano in background. Nelle impostazioni del proprio smartphone si può disabilitare questa opzione.

7)  Lo streaming video rappresenta più della metà del traffico Internet e ha un’impronta di CO2 molto più alta di contenuti basati su immagini o testo. Scorrere su TikTok per un minuto genera il doppio della CO2 dello stesso tempo passato su Instagram. Vale la pena di pensarci quando si scrolla non-stop solo per noia.

8) Fare decluttering nella propria email. Secondo le stime del servizio antispam Cleanfox, l’utente medio riceve 2.850 e-mail indesiderate ogni anno, che sono responsabili di 28,5 kg di CO2e. Anche smettere di inviarne di inutili – per esempio quelle con un semplice ringraziamento – può aiutare. Secondo la compagnia energetica britannica OVO, se ogni persona nel Regno Unito inviasse un’e-mail di ringraziamento in meno, si potrebbero risparmiare 16.433 tonnellate di carbonio all’anno, l’equivalente di togliere dalla strada 3.334 auto diesel. Se si stabilisse come regola nel proprio luogo di lavoro?

9) Mirare alla sobrietà digitale. The Shift Project propone il concetto di Lean ICT: acquistare apparecchiature meno potenti possibili, compatibilmente con l’utilizzo che se ne farà; cambiarle il più raramente possibile o acquistare prodotti usati/ricondizionati già in partenza; ridurne l’uso.

10) Staccare la spina. I caricabatterie consumano energia (perché contengono piccoli trasformatori) anche quando non sta effettivamente caricando un device. Un recente studio di British Gas, il più grande fornitore di elettricità del Regno Unito, ha stimato che fino al 23% del nostro consumo di elettricità può essere attribuito a questi inconsapevoli consumi.

Giornalista, coordina i contenuti editoriali di How to Spend it, il mensile di lusso e lifestyle del Sole24Ore, edizione italiana del magazine del Financial Times. Scrive di sostenibilità e tecnologia, seguendo le loro ramificazioni nel design, nel food, nell'architettura, nella moda. Ha collaborato con le pagine di cultura e spettacolo de Il Giornale, il magazine della Treccani, Wired Italia, Linkiesta, EconomyUp, Polihub, l'incubatore di startup del Politecnico di Milano. È stata assistente di ricerca all'università IULM per il corso di Comunicazione Multimediale.