Che brutta aria tira in città

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Che brutta aria tira in città

La situazione dell'inquinamento atmosferico delle città italiane è un'emergenza con effetti a breve, medio e lungo termine sulla salute dei cittadini che devono essere tutelati in modo efficace. Le evidenze del report Mal’aria di Legambiente.

Il rapporto “Mal Aria di città. Cambio di passo cercasi” di Legambiente evidenzia che i livelli di inquinamento atmosferico nelle città italiane stanno sì decrescendo, ma in modo troppo lento, mettendo a rischio la salute dei cittadini esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate. In questo scenario torna quindi alla memoria la frase «vincere lentamente è come perdere» di Alex Steffen contenuta nel libro di Greta Thunberg “La nostra casa è in fiamme”.

L’analisi annuale si basa sui dati ufficiali raccolti dalle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi Comuni e che forniscono un quadro completo sull’inquinamento atmosferico dell’anno precedente (2022) evidenziando criticità, carenze, prospettive e soluzioni per uscire dalla cronica “emergenza smog” che affligge le città italiane.

Il rapporto evidenzia che nel 2022, sebbene le medie annuali del PM10 siano migliorate, in ben 29 città sia stato superato il limite di 35 giorni di sforamento previsti per il PM10, con Torino in testa alla classifica con 98 sforamenti, seguita da Milano (84), Asti (79), Modena (75), Padova e Venezia (entrambe con 70). Queste città hanno doppiato il numero di sforamenti tollerati dalla norma e mostrano solo la punta dell’iceberg dell’inquinamento atmosferico delle nostre città.

La circostanza che nelle analisi delle medie annuali non siano stati superati gli attuali limiti non deve rappresentare un motivo di soddisfazione: sottolinea Legambiente che se prendessimo a parametro le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei limiti previsti dalla nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, che entreranno in vigore dal 1° gennaio 2030 – e prevederanno un dimezzamento della concentrazione media annuale ammissibile, passando dagli attuali 40 µg/mc ai 20µg/mc previsti al 2030 – il 76% delle città monitorate sarebbe fuorilegge. La situazione per il PM2.5 è analoga: l’84% delle città monitorate ha registrato valori superiori a quelli previsti per il 2030 dalla prossima direttiva.

Non basta mettere dei limiti alla qualità dell’aria

Il rapporto Mal’aria di città 2023 di Legambiente evidenzia che il rispetto dei limiti normativi sulla qualità dell’aria rappresenta una condizione necessaria ma non più sufficiente per tutelare la salute delle persone, considerando le recenti evidenze scientifiche riportate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e la revisione della Direttiva europea sulla qualità dell’aria.

Analizzando il report non possono inoltre non tornare alla mente i diversi studi recentemente condotti e quelli ancora in corso che indagano la correlazione tra un incremento di infezioni Covid e lo smog. Come oramai sappiamo, tra le aree più colpite dall’epidemia vi sono state quelle più soggette ad inquinamento. Al di là del Coronavirus, in ogni caso la situazione dell’inquinamento atmosferico delle città italiane rappresenta un’emergenza sempre più critica, con effetti a breve, medio e lungo termine sulla salute dei cittadini che devono essere tutelati in modo efficace.

«L’inquinamento atmosferico non è solo un problema ambientale, ma anche un problema sanitario di grande importanza», dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «In Europa, è la prima causa di morte prematura dovuta a fattori ambientali e l’Italia registra un triste primato con più di 52.000 decessi annui da PM2.5, pari a 1/5 di quelli rilevate in tutto il continente. È necessario agire con urgenza per salvaguardare la salute dei cittadini, introducendo politiche efficaci ed integrate che incidano sulle diverse fonti di smog, dalla mobilità al riscaldamento degli edifici, dall’industria all’agricoltura. In ambito urbano è fondamentale la promozione di azioni concrete sulla mobilità sostenibile attraverso investimenti importanti sul trasporto pubblico, il ridisegno dello spazio cittadino con pedonalizzazioni e zone 30, politiche di promozione dell’uso delle due ruote in sicurezza, la diffusione delle reti di ricarica dei mezzi elettrici, facilitando la scelta di ridurre fortemente l’uso dell’auto privata. Chiediamo al Governo, alle Regioni e ai Comuni, di mettere in campo azioni coraggiose per creare città più pulite e sicure. La salute è un diritto fondamentale che non può essere compromesso».

Da dove nasce lo smog nelle nostre città

Al giorno d’oggi è difficile che qualcuno non ricolleghi la parola “smog” al proprio quotidiano, quantomeno nelle notizie riportate dai telegiornali. Ovviamente, però, l’inquinamento non è come il sole o il vento, ovverosia un elemento naturale, ma, al contrario, deriva in massima parte dalle azioni dell’uomo. Quali sono le cause che rendono quasi irrespirabile l’aria che penetra nei nostri polmoni? Come ricorda l’Ispra, «l’inquinamento dell’aria è dato dalla contaminazione dell’ambiente indoor o outdoor da parte di agenti chimici, fisici o biologici che modificano le caratteristiche naturali dell’atmosfera”. Andando ad analizzare in concreto le fonti, l’istituto a riguardo registra come “Apparecchi per il riscaldamento delle abitazioni, i motori dei veicoli, gli impianti industriali e gli incendi boschivi sono comuni sorgenti di inquinamento atmosferico».

Come affrontare l’emergenza inquinamento

Per affrontare questa emergenza sono necessari interventi strutturali ed un cambiamento di mentalità da parte di cittadini, istituzioni ed imprese per disegnare spazi urbani a misura d’uomo come, ad esempio, le tante volte citate “città dei 15 minuti”. Le politiche di mobilità sostenibile rappresentano una soluzione importante per ridurre l’inquinamento atmosferico grazie alla promozione di mezzi di trasporto ecologici, l’incentivazione dell’uso di biciclette elettriche, la costruzione di piste ciclabili, l’implementazione di politiche di car sharing ed il potenziamento del trasporto pubblico affinché diventi “rapido di massa”. Inoltre è necessario promuovere la transizione energetica verso fonti di energia rinnovabile ed un cambio nel sistema di produzione dell’energia termica. Un esempio? La sostituzione di caldaie e generatori di calore a biomassa in favore di pompe di calore. Tra i diversi elementi chiave sottolineati da Legambiente, un ruolo fondamentale sarà poi rivestito dalle Comunità Energetiche Rinnovabili.

Specializzata su temi ambientali e sui new media. Co-ideatrice del premio Top Green Influencer. È co-fondatrice della FIMA e fa parte del comitato organizzatore del Festival del Giornalismo Ambientale. Nel comitato promotore del Green Drop Award, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2018 ha vinto il prestigioso Macchianera Internet Awards per l'impegno nella divulgazione dei temi legati all'economia circolare. Moderatrice e speaker in molteplici eventi, svolge, inoltre, attività di formazione e docenza sulle materie legate al web 2.0 e sulla comunicazione ambientale.