Brand green a caccia di coerenza

Society 3.0


Brand green a caccia di coerenza

Cambiare vita e lavoro per sostenere il brand green. Per farlo ci vuole tanta forza, passione, costanza, coerenza. Le storie di chi non si è sottratto a questa sfida e ha iniziato a pedalare.

Cambiare vita e lavoro per sostenere il brand green. Per farlo ci vuole tanta forza, passione, costanza, coerenza. Le storie di chi non si è sottratto a questa sfida e ha iniziato a pedalare.

Questa è la storia di Antonella Pesenti, trentottenne nata a Lodi e oggi a Milano. Un passato di studi d’arte e un presente da meccanico delle due ruote, con una decina di chilometri al giorno di pedalate. Antonella infatti durante un viaggio in Danimarca si è innamorata della mobilità sostenibile e ha deciso di portare in Italia la cargo-bike. «Ho aperto a Milano un atelier e l’ho chiamato come mia figlia, Frida. Trovo senza senso utilizzare i soldi per fare benzina. E poi la macchina a Milano è un ostacolo e uno stress. Cargo bike è un mezzo di trasporto completo».

Cento metri quadrati nel cuore di Milano: oggi Fridabike è un laboratorio con spazio di esposizione dedicato esclusivamente alla vendita e al noleggio di cargo bike. E poi c’è la community dal cuore verde, intercettata per fare la differenza. «Nessuno a Milano aveva una cargo bike, così ho creato la domanda e ho iniziato a radunare la comunità dei carghisti italiani, piccola e polverizzata su tutto il territorio nazionale. Ho fatto un gruppo Facebook per farli incontrare. Il mio segreto è essermi specializzata in una nicchia. All’inizio ero spaventata, ma se ci credi i clienti arrivano e riesci a creare una vera e propria community», mi ha raccontato Antonella, che oggi riceve centinaia di richieste da ogni angolo d’Italia.

La rivoluzione dell’upcycling

Un po’come accade a Francesca Vicenzi e Marco Mattioli, che hanno ricominciato tutto da Pavullo nel Frignano, diciottomila anime tra le colline modenesi. Sono diventati eco-falegnami social. Il loro lavoro è incentrato sul recupero dei mobili e la loro impresa si chiama Upcycling Italy. Così il loro garage è diventato un vero e proprio laboratorio di cinquanta metri quadrati superaccessoriati. «Questa modalità di design circolare nasce da un viaggio in Inghilterra. Lì c’è una tradizione consolidata sull’upcycling. E così abbiamo capito che potevamo compattare. Oggi nel nostro laboratorio faccio anche le foto per i social». Pionieri del recupero, Francesca e Marco. «Nei casolari di campagna emiliani ci sono oggetti magnifici, spesso considerati un ingombro. Spesso il primo contatto avviene anche via WhatsApp, poi partiamo per prendere i mobili, li lavoriamo e li rispediamo», precisa Francesca.

Idee dal cuore verde

Francesca, Marco, Antonella e molti altri. Sostenibili, coerenti, misurabili, efficaci. Nascono così nuovi lavori e business dal cuore verde. Proposte che intercettano l’interesse di una comunità di clienti sempre più crescente e sensibile: perché per brand e consumatori cresce l’attenzione ai temi di sostenibilità ambientale: come ho scritto sul Sole24Ore già oggi 3 su 4 dichiarano che le decisioni d’acquisto sono influenzate dagli imballaggi e dalle confezioni dei prodotti. E così brand grandi e piccoli si adeguando. A tal punto che il Financial Times provocatoriamente si è chiesto qualche mese fa se saranno le marche a salvare il pianeta. E addirittura la finanza mondiale. La riflessione nasce dall’azione del colosso petrolifero Shell, che ha deciso di legare gli incentivi variabili dei propri top manager agli obiettivi di riduzione di anidride carbonica. Qualche tempo fa un gruppo di azionisti lanciò la campagna per fissare quegli obiettivi, registrando però timide adesioni. Oggi le proporzioni si sono ribaltate. Con i grandi investitori che oggi indossano i panni di nuovi e moderni eco-guerrieri, come ha argomentato il quotidiano anglosassone.

Ma è dalle piccole azioni che si possono cogliere i segnali di una rivoluzione. Il Telegraph ha raccontato quello che sta accadendo nell’hinterland londinese con il ritorno del lattaioThe milkman is back, il titolo. Quasi un’anticipazione di una pellicola hollywoodiana. Ecco la storia: a Londra per contrastare l’inquinamento da plastica il latte torna ad essere venduto nelle bottiglie di vetro e consegnato a casa direttamente dai lattai, come accadeva un tempo. Il Telegraph ha raccontato la storia di Parker Dairies, caseificio a conduzione familiare con trent’anni di esperienza che utilizza venticinque mezzi elettrici e serve oltre diecimila famiglie, scuole, uffici per tutta Londra.

Coerenza di messaggio. Perché le parole postate non bastano più. Ecco quindi che il monito per le aziende, quando si parla di valore, di purpose, di visione, è l’integrazione tra le narrazioni e le azioni. Ha fatto il giro del mondo la vicenda legata alla scultura in bronzo dell’artista Kristen Visbal chiamata “Fearless Girl” e posizionata a Bowling Green, nel quartiere finanziario di Manhattan. Una giovane donna che sfida lo storico toro di Wall Street Bull. Un chiaro messaggio per la leadership al femminile. Peccato che la società di investimenti State Street Global Advisors, finanziatrice della statua, sia stata citata pochi mesi dopo l’installazione per discriminazioni sul fronte retributivo nei confronti di trecentocinquanta collaboratrici. Bersagliata dalle critiche, la società ha pagato 5 milioni di dollari tra risarcimenti e interessi. Campagne sì, ma necessariamente autentiche e sincere. Perché in questi anni si corre il rischio che l’incoerenza, sia essa greenwashing o pinkwashing, la si possa pagare a caro prezzo.

Giornalista e manager d'impresa, ha lavorato in Vodafone, Technogym, RAI e attualmente è in Sanofi Italia. Scrive per Sole24Ore, StartupItalia!, Millionaire e al mercoledì sulla free press Metro nella pagina Job. Insegna Digital e Social Communication all'Università IULM e all'Istituto per la Formazione al Giornalismo di Urbino. Ha scritto e condotto format per Repubblica, Rai3, Radio24. Ha fondato l’osservatorio Enterprise Generated Content dell’Università Bocconi e la job-community Wwworkers.it. Da sei anni organizza alla Camera dei Deputati il "Wwworkers Camp" dedicato ai lavoratori della rete. Per Gruppo24Ore ha scritto diversi manuali su cultura d’impresa e nuove tecnologie e per Hoepli è uscito con "Sei un genio!" dedicato alla generazione degli Artigeni, ovvero gli artigiani digitali dalle idee geniali. Attualmente è in libreria con “G-Factor” edito da Egea e scritto insieme a Carlo Alberto Carnevale Maffè dell’Università Bocconi e Diego Ciulli di Google Italia.​