Welfare: Bene Comune e Salute Pubblica

Society 3.0


Welfare: Bene Comune e Salute Pubblica

Nella fase che stiamo vivendo l’orizzonte futuro è segnato dal Bene Comune e dalla tensione verso un mondo migliore, rispetto a quello colpito così violentemente dalla pandemia.

Nella fase che stiamo vivendo l’orizzonte futuro è segnato dal Bene Comune e dalla tensione verso un mondo migliore, rispetto a quello colpito così violentemente dalla pandemia.

È questo il momento in cui noi italiani possiamo comprendere meglio il significato del Welfare. Una dimensione che non ci appartiene e che spesso confondiamo con l’assistenzialismo. Il Welfare autentico amplifica il valore della “cura”, un valore che da noi è sempre demandato alla famiglia o alla comunità di riferimento, ai “prossimi” e mai allo Stato, che invece nelle grandi democrazie del Nord (in particolare in Scandinavia) ne garantisce la presenza e l’efficacia. Per loro il Welfare è diretta espressione del Bene Comune, mentre da noi è vissuto piuttosto come intrusione del Potere Pubblico (e quindi della politica) nel patrimonio privato, in cui siamo tra i primi al mondo. Secoli di “caste”, corruzione e privilegi della malapolitica hanno prodotto questa percezione distorta. Sarebbe questo il momento di capire la differenza tra Bene Pubblico e Bene Comune andando aldilà del derby Pubblico/Privato. Non c’è nulla di più chiaro in questo orizzonte della Salute Pubblica, un valore che implica un’alleanza implicita tra i cittadini durante una pandemia: proteggere la salute di ciascuno (seguendo comportamenti corretti e rispettando le regole comuni), permette di garantire la salute di tutti.

Nella fase che stiamo vivendo l’orizzonte futuro è segnato dal Bene Comune e dalla tensione verso un mondo migliore, rispetto a quello colpito così violentemente dalla pandemia. In questa riflessione ci aiuta Roberto Mordacci, Preside della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele e autore di Ritorno a utopia, un libro che poco prima dell’arrivo del Covid-19 affermava in quarta di copertina: «Il mondo contemporaneo ha assoluto bisogno di pensare il futuro come una possibilità buona».  

Il Welfare, il valore della cura e la concezione del Bene Comune possono aiutarci a farlo. Crediamo che oggi anche le imprese debbano cogliere questa occasione unica, riscattandosi da un recente passato in cui la pervasività dei social e l’ansia da influencing ha sostituito visioni lungimiranti e missioni credibili, che hanno ad esempio caratterizzato l’Italia del Dopoguerra e imprenditori illuminati come Adriano Olivetti. Si tratta oggi di trovare la giusta consonanza con la società civile. L’irrompere del contagio ha modificato improvvisamente la percezione del Bene Comune che per la prima volta dopo decenni di privatizzazione, si pone a metà strada – in modo virtuoso – tra Pubblico e Privato. Siamo ancora molto fragili e la natura se vuole può ancora sconfiggerci, dimostrando ciò che Papa Francesco ha dichiarato fin dall’inizio della pandemia: nessuno si salva da solo. Un pensiero facile da comprendere, seguito poi dall’Enciclica Fratelli Tutti che rafforza lo stesso messaggio. Ecco emergere la dimensione del Bene Comune.

Da una finta Sharing Economy governata dalle grandi piattaforme americane che si alimentano con i nostri dati personali, e che nulla ha a che fare con il Welfare, potremmo allora puntare a una Economia Civile che riconosce  (come nel pensiero di Antonio Genovesi che la concepì a Napoli a metà del Settecento) il valore della Comunità, della Prossimità, della Competenza, del Rispetto delle regole, della Fiducia nei legami, della Felicità Pubblica, contribuendo a consolidare un Bene Comune assurto agli onori della cronaca  con il Covid-19 e con la dimensione della Salute Pubblica.

Il cambiamento di sensibilità in atto viene confermato dai risultati di tutte le ricerche sul tema, condotte al tempo del contagio: le aziende conserveranno la loro credibilità solo se si dimostreranno in grado di essere civil servant, sostenendo, rassicurando, servendo i propri clienti e la propria comunità, con una capacità di rispecchiamento permanente, con interlocutori che diventano partner quotidiani e che bisogna conoscere e ri-conoscere, sulla base di una visione comune, di un messaggio memorabile, di un corretto tono di voce e di una capacità di ascolto superiore al normale. Oggi stiamo ancora affrontando mesi in cui vedremo slabbrato il tessuto stesso del vivere civile e lo facciamo con preoccupazioni crescenti che non riguardano solo la salute, ma anche la cura, intesa in senso ampio. Non è quindi difficile immaginare ciò che ci aspetta nei prossimi anni: il paziente rammendo di questo tessuto, ciascuno secondo le proprie possibilità e responsabilità.

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Sociologo e saggista, lavora da oltre trent'anni nell'ambito della ricerca sociale e di mercato. Fondatore del Future Concept Lab che ha operato dal 1989 al 2020, è consulente di aziende e istituzioni italiane e internazionali. Tra i più affermati esperti di tendenze, è stato docente di Social Innovation al Politecnico di Milano e di Culture & Lifestyle all'Università di Trento. Dal 2015 organizza e dirige il Festival della Crescita, appuntamento itinerante che vede ogni anno protagonisti cittadini e istituzioni, imprese e creativi, studenti e professionisti. E' autore di una ventina di saggi: gli ultimi editi da Egea sono Crescita felice (2015), ConsumAutori (2016), Crescere! (2017), Futuro + Umano (2018) Il bello del mondo (2019) e La Rinascita dell'Italia (2020). Collabora regolarmente con la trasmissione Essere e Avere di Radio24 e con le testate Affari & Finanza di La Repubblica, Mark Up e Millionaire.​