La società dei poli opposti
L’inondazione di Valencia ha ben evidenziato i pericoli di una gestione territoriale in cui pochissimi erano decisori e concentrati su altri obbiettivi, mentre i molti, e veri co
Le nuove parole del 2021 derivano in gran parte dal linguaggio scientifico. E si pone il tema dell’identità di genere. Changes ne ha parlato con Paolo D'Achille, docente di Linguistica italiana.
Affetto stabile, Didattica a distanza, Passaporto vaccinale. Sono solo alcune delle parole che hanno cambiato il nostro linguaggio nel 2021 secondo Luca Serianni e Maurizio Trifone, curatori del Dizionario Devoto Oli. Sono 500 i neologismi inseriti nell’edizione 2021 che rispecchiano il momento in cui viviamo. Alcune parole arrivano dalla politica (Divario di genere o Impatto zero), dall’economia (DOP economy o Recovery plan), dai mass media (Big tech o Paesi frugali), da modi di dire (Bannato, Boomer) o da mode (pinseria).
Almeno una decina sono le parole nate sull’onda della pandemia, come per esempio Covid area, Covid free, Covidico, ovvero il contagiato da Covid, mentre Covidiota è chi ignora le misure di sicurezza anti-Covid, mettendo a rischio sé stesso e gli altri.
In realtà non si tratta di termini del tutto inediti. La scienza è stata la grande protagonista del 2021, tanto che alcune parole che esistevano nel linguaggio specialistico degli scienziati sono diventate di dominio pubblico e altre si sono arricchite di significati nuovi. «È il caso del verbo Tamponare, passato dall’associazione con un incidente stradale a quello di effettuare un test anti-covid. O di Eterologa, un aggettivo passato da designare una forma di fecondazione artificiale a una modalità di vaccinazione» distingue Paolo D’Achille, docente di Linguistica italiana presso l’Università Roma Tre e responsabile della consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca.
A proposito dei 500 nuovi lemmi del Devoto Oli, seppure comprenda che le case editrici debbano rimanere aggiornate, lo studioso sottolinea come non sia detto che solo perché entrano nel dizionario queste parole siano destinate a restare o siano le più significative dell’anno. «Negli anni ’90 chiunque sapeva cosa fosse un Tamagotchi, e ora probabilmente il termine è sconosciuto a chi abbia meno di 50 anni» esemplifica D’Achille. «E anche Petaloso è durato lo spazio di un mattino».
Al contrario, dovendo indicare le parole dell’anno, l’accademico cita in primo luogo Green Pass, un termine che, benché composto di parole inglesi, è inesistente a livello internazionale. «Solo noi lo chiamiamo così» rimarca lo studioso. Del 2021 D’Achille sceglie anche Sofagate, un neologismo che fa riferimento a un episodio specifico accaduto in aprile, ovvero al fatto che durante un incontro ufficiale la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è rimasta senza sedia, dopo che le uniche due presenti sono state occupate da Charles Michel, presidente del Consiglio europeo e da Recep Erdogan, presidente turco. «Anche se il termine difficilmente si insedierà nel linguaggio comune, la sua diffusione testimonia il successo del suffisso -gate associato a uno scandalo, che è invalso nel linguaggio generale dal Watergate in poi», precisa D’Achille.
Grande fortuna poi ha conosciuto quest’anno lo Schwa, un fonema – scritto con il segno ə – usato al posto della desinenza maschile per definire un gruppo misto di persone, come per esempio, da signori e signore. «È proprio di tante lingue e dialetti italiani, come il napoletano», spiega D’Achille, «con la differenza che nel dialetto serve a opacizzare il numero, cioé non fa capire se una parola è singolare o plurale, mentre nell’uso che si vuole imporre opacizza il genere».
Tuttavia, fatte salve le esigenze di una maggiore inclusività del linguaggio, lo studioso è perplesso sia dal mutamento fonologico e morfologico che si vuole apportare all’italiano, una lingua che non prevede questa desinenza, sia dal fatto che per ragioni ideologiche si prescriva l’uso di questo segno nel parlato. «Il linguaggio quotidiano, l’oralità, non funzionano in base alle norme calate dall’alto» precisa. L’italiano ha due generi grammaticali, il maschile e il femminile, ma non il neutro, così come, nella categoria grammaticale del numero, distingue il singolare dal plurale. «Dobbiamo prenderne atto, consci del fatto che sesso biologico e identità di genere sono cose diverse dal genere grammaticale e adottare un uso consapevole del maschile plurale come genere grammaticale non marcato, e non come prevaricazione del maschile inteso come sesso biologico. Semmai, al posto dello Schwa, è comunque preferibile l’asterisco (come in abbiamo così forme come car* collegh* e car* tutt*), che almeno si intende riservare solo agli scritti, non far tracimare nel parlato» sottolinea D’Achille.
Un altro termine che D’Achille inserisce tra quelli del 2021 è Booster, inglesismo che ha sostituito la parola Richiamo, che denuncia una tendenza a esagerare, amplificando la potenza della terza dose. Per D’Achille, non rimarrà nella memoria invece DDL De Zan: nel 2022 il disegno di legge sarà ripresentato con un nuovo nome e avrà una nuova storia come è successo con i Pacs, i Patti Civili di Solidarietà, apparsi sull’onda di quelli siglati in Francia nel 1999, che sono presto scomparsi dal linguaggio pubblico per lasciare posto alle cosiddette unioni civili.
Se usciamo dall’Italia le parole più diffuse a livello internazionale second l’Oxford Dictionary sono legate alla pandemia. La parola del 2021 è Vax, ovvero vaccino, a rappresentare l’impatto significativo che la pandemia COVID-19 ha avuto sul mondo negli ultimi due anni. Invece per il Dizionario Collins in vetta ci sono NFT (Non Fungible Token, cioè un certificato digitale che registra a chi appartiene un’opera digitale), Metaverse (una sorta di un mondo virtuale in 3D, in cui le persone vivono grazie agli avatar, cui Facebook sta lavorando da anni) o hybrid working, ossia il lavoro un po’ da casa e un po’ in ufficio. Sicuramente si diffonderanno anche da noi, perché oggi affinché un termine si diffonda, serve la cassa di risonanza dei social o una comunicazione legata a un personaggio o episodio noto. Ma le ragioni per le quali un termine resta e un altro no sono imponderabili.
«Pensiamo a Zona Cesarini, un modo di dire legato a un giocatore non particolarmente noto, Renato Cesarini, che giocò dal 1929 al 1935 con la Juventus e che per alcune volte segnò un gol negli ultimi minuti di un match. Ha quasi 90 anni ma la usiamo tuttora» sottolinea D’Achille. A volte una parola diventa di moda per qualche momento e altrettanto rapidamente scompare. L’aggettivo Cringe, imbarazzante, per esempio, è attestato sin dal 2012 ma si è diffuso solo all’inizio di quest’anno sui social network e di qui nel parlato. Il fatto è che il linguaggio rispecchia gli interessi delle persone, e dunque si lega a particolari eventi, o trend, ma al contempo può guidarli. Ecco perché, forzato a scegliere un termine per il 2022 l’accademico opta per un termine promettente: Transizione ecologica. Un termine (e un ministero) nati nel 2021 che, auspicabilmente, faranno parlare di sé nel prossimo futuro. E magari, se vogliamo un futuro più green, anche ben oltre il prossimo anno.