Quanto pesano i voti per il clima
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Intelligenza artificiale e i Big data possono aiutare a prevenire e a gestire le catastrofi naturali che sono statisticamente sempre più frequenti. Cosa cambia con l’arrivo del 5G.
Intelligenza artificiale e i Big data possono aiutare a prevenire e a gestire le catastrofi naturali che sono statisticamente sempre più frequenti sul nostro Pianeta. Cosa cambia con l’arrivo del 5G.
Cicloni, uragani, tifoni, aumento del livello degli oceani e poi ancora siccità e scioglimento dei ghiacciai. Purtroppo per il nostro pianeta, questo non è lo scenario dell’ultima produzione hollywoodiana, ma è quello che potrebbe accadere sempre più frequentemente qualora rimanessimo inermi dinnanzi ai cambiamenti climatici.
Il grido d’allarme è stato lanciato dall’ultimo report dell’IPCC (il comitato ONU sul clima), arrivato con tutta la sua veemenza sul tavolo dei grandi della terra, riunitisi a fine settembre a New York per il Climate Summit dell’ONU.
Uno scenario che impone politiche urgenti, ma anche una crescente attenzione a quello che le tecnologie possono offrire in tema di previsione e gestione delle emergenze climatiche.
Uno dei più visibili fenomeni conseguenti al climate change è quello degli incendi, spesso di origine dolosa, ma che sono favoriti della crescente siccità e aridità del suolo. Basti pensare a quello che è successo in estate nella Foresta Amazzonica, dove i vasti roghi hanno portato le istituzioni globali a interrogarsi sullo stato del nostro più importante “polmone verde”.
«Nel campo della lotta agli incendi la tecnologia sta facendo passi da gigante – ha sottolineato a Changes Antonello Provenzale, Direttore dell’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del CNR -. Programmi satellitari come quelli della Costellazione Sentinel o del Programma Copernicus, producono immagini e dati complessi, che studiati e incrociati rilasciano statistiche metereologiche che ci dicono molto sulla temperatura, sull’umidità, sui venti e sulla probabilità di pioggia: tutti dati che possono aiutarci nel costruire mappe di rischio che indicano le probabilità di incendio delle varie zone». In tema incendi un altro aspetto delicato è il dopo-rogo, che spesso causa ulteriori catastrofi come frane, erosione del suolo, danni a flora e fauna, emissione di particolato inquinante. «Su questo aspetto – prosegue Antonello Provenzale – possono aiutare i dati offerti dai mezzi di terra, che rivelano informazioni importanti sul terreno e sul suolo, anche in zone impervie raggiunte da robot oppure droni».
Sin qui gli incendi, ma cosa succede con i terremoti? Gli eventi sismici non sono prevedibili, ma recentemente la ricerca tecnologica ha offerto risultati preziosi. Xiao Ming è il presidente di Zte Global Sale, colosso cinese della telefonia. In un convegno a L’Aquila lo scorso novembre ha annunciato che «entro la fine del 2019 la tecnologia 5G aiuterà la rilevazione e il monitoraggio dei movimenti degli edifici in caso di terremoto». I sistemi sviluppati dall’azienda cinese, in collaborazione con l’Università dell’Aquila, infatti, si basano sull’interconnessione di sensori posti sugli edifici, che attivano un allarme appena viene rilevato il sisma. Centri di soccorso, enti preposti all’emergenza e popolazione sono così allertati rapidamente, grazie alla velocità della rete 5G.
Da qualche anno è inoltre attivo il sistema americano ShakeAlert, ancora sperimentale, ma che ha dato ottimi risultati durante il terremoto messicano del settembre 2017. ShakeAlert si basa su una vasta rete di sensori che rilevano una scossa e comunicano con un centro che calcola la gravità del fenomeno e avverte la popolazione. Il tutto un minuto prima del sisma, un tempo esiguo ma preziosissimo in simili contesti.
Sull’intelligenza artificiale e sui big data si basa, invece, il progetto internazionale iREACT, che vede come capofila l’Istituto Mario Boella di Torino e ha come obiettivo la prevenzione e la gestione delle situazioni di emergenza. iREACT aggrega 20 partner europei, tra centri di ricerca, organizzazioni internazionali come l’UNESCO, enti pubblici e piccole e medie imprese. «L’obiettivo – ha dichiarato a Changes Fabrizio Dominici, coordinatore del progetto – è quello di raccogliere e analizzare i dati per migliorare la resilienza dei territori alle catastrofi naturali».
Ma da dove arrivano questi dati? Anche in questo caso i satelliti offrono informazioni preziosissime sul territorio e sull’evoluzione dei fenomeni naturali. «Di grande rilevanza – aggiunge Dominici – sono quelle segnalazioni che arrivano dagli utenti attraverso un’app che abbiamo rilasciato. Una sorta di crowdsourcing che sfrutta i contenuti spontanei degli oltre 4500 utenti attivi, che inviano informazioni utili per raccogliere dati su un dato territorio o fenomeno».
Nel corso delle tragedie climatiche e naturali, inoltre, rivestono un ruolo crescente anche i social network, luogo di segnalazione, aggiornamento e spesso anche di azione durante le emergenze. «iReact – ha sottolineato sempre Fabrizio Dominici – monitora twitter o Facebook, analizzando i messaggi multimediali che arrivano dal variegato mondo social». Il progetto iReact, inoltre, fa leva anche su una parte sperimentale, con l’uso di Smart Glasses, droni e Wearables (device indossabili come orologi, braccialetti e sensori vari) che usati a livello professionale sono inesauribili fonti di dati.
Dati e ancora dati, che costruiscono mappe previsionali basate anche sull’intelligenza artificiale. «Con loro comprendiamo, per esempio, come si muove un’alluvione o quale andamento può avere uno smottamento o una frana. Sono risultati che metteremo a disposizione di enti e istituzioni che intervengono durante le catastrofi».
Sempre secondo l’ultimo report dell’IPCC entro il 2050, molte megalopoli costiere e piccole nazioni insulari subiranno ogni anno catastrofi climatiche contro le quali la tecnologia può rappresentare un indubbio alleato. Un prezioso contributo che non può però prescindere dalle scelte private e politiche che l’uomo, il più ingombrante abitante della terra, dovrà assumere con sempre più urgenza.