Adattarsi al clima: le città cambiano colore
Le aree urbane risentono più delle aree rurali del surriscaldamento globale. Il cosiddetto “effetto isola di calore” può aumentare le temperature di 4-5 gradi centigr
La metà degli istituti scolastici italiani è molto lontana dall’essere green, ma non mancano gli esempi virtuosi. Ecco cosa servirebbe.
I nostri figli passano mediamente dalle 5 alle 8 ore a scuola, circa 200 giorni l’anno, per circa tredici anni. Le mura scolastiche divengono quindi la seconda casa per milioni di persone; eppure, oggi rimangono ancora tra gli edifici spesso più fatiscenti e poveri di servizi del Belpaese.
A fotografare la situazione ogni anno, è il report Ecosistema Scuola di Legambiente sulla qualità dell’edilizia scolastica e dei servizi che, nell’edizione presentata nel 2023, evidenzia come la strada sia in salita per la scuola italiana, in particolar modo sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici, sull’efficientamento energetico e sull’accesso ai servizi di base, con un divario crescente tra le scuole del Nord e quelle del Sud e delle isole. I dati elaborati dalla nota associazione ambientalista sono quelli raccolti nel 2021 su 5616 edifici di 94 capoluoghi di provincia tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado – frequentate da una popolazione di oltre un milione di studenti.
C’è bisogno di interventi straordinari. Dal report emerge come – sebbene dal 2017 al 2021 il 59,3% degli edifici abbia beneficiato di interventi di manutenzione straordinaria – al 2021 oltre 3 scuole su 10 (il 30,6%) ne abbia ancora bisogno, dato che sale al Sud al 36,8% e si impenna nelle Isole al 53,8%. Numeri esigui, poi, quelli relativi agli interventi – nel quinquennio preso ad esame – per la messa in sicurezza e per l’adeguamento sismico.
In merito agli investimenti necessari: rileva la ONG, a riguardo nel 2021 si è comunque registrato un aumento per manutenzione straordinaria e ordinaria, soprattutto rispetto al 2019 (ultimo anno prima della pandemia), con maggiori stanziamenti e una maggiore spesa, ad eccezione dei comuni del Centro Italia che vedono una contrazione sia negli investimenti che nella capacità di spesa.
Come sono messi gli edifici scolastici in relazione agli interventi di efficientamento energetico? Se il tema – dal punto di vista ambientale – era già di stretta attualità, con il caro energia la diagnosi e gli interventi per ridurre la dispersione energetica dovrebbero diventare una priorità nazionale. A guardare i dati, però, le misure concrete per tali tipi di strutture tardano ad arrivare in maniera massiccia.
«Sebbene a livello nazionale l’81% delle amministrazioni ha dichiarato di aver realizzato interventi per l’efficientamento energetico delle scuole, questi interventi sono stati rivolti solo al 17% degli edifici scolastici» si legge nel dossier, con una forbice notevole tra le risposte del Nord in cui si sale al 21,2% mentre nelle Isole si crolla al 5,8% delle suole.
Sebbene insufficienti, alcuni interventi sono stati realizzati o sono ancora in corso (e in previsione). Tra questi i più frequenti sono le sostituzioni di caldaie, vetri e serramenti, quindi lavori di isolamento delle coperture e delle pareti esterne. Nonostante queste siano tra le misure spesso indicate come fondamentali quando si parla di riqualificazione energetica, nella media degli edifici analizzati, ciò purtroppo non ha portato spesso a veri e propri salti di classe energetica. Pensate che 3 scuole su 4 sono ferme alle ultime 3 classi (dalla E alla G), anzi quasi 4 su 10 è all’ultima e solo circa 11 su 100 rientrano nelle prime 3. Le più virtuose in classe A? Il 4,2%. Se fossimo a scuola, la media sarebbe da bocciatura.
Meglio va quando si parla di impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili. Qui i numeri iniziano a vedere impennate significative: dal 2011 al 2021 gli edifici scolastici che li possiedono sono quasi raddoppiati passando dal 12,4% al 21,8%. Buone notizie, su questo fronte, per il Sud ove ben il 29,4% gli edifici scolastici presenta gli impianti, ultime nelle macroaree le Isole (17%).
Tra le eccezioni virtuose del Sud, non si può non raccontare che a San Nicola da Crissa, in Calabria, è stata inaugurata da poco una Comunità energetica rinnovabile e solidale “Critaro”, composta dal Comune e 30 famiglie, che prevede un sistema di accumulo e pannelli fotovoltaici proprio sopra il tetto della Cittadella scolastica “Domenico Carnovale” (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) che distribuisce energia alle adiacenti case popolari.
L’altro punto da valorizzare meglio è quello dei Servizi scolastici: anche in tal caso si può sottolineare un segno positivo, di crescita, per i servizi di scuolabus nel 2021 si passa da circa il 20% di scuole servite nel 2020 al 24% nel 2021 con importanti incrementi percentuali anche al Sud, dal 15,3% del 2020 all’attuale 31,7% e nelle Isole, dal 12% al 16,6%. Tale misura consente infatti di ridurre il traffico veicolare privato oltre che dare un supporto ai genitori nell’organizzazione familiare.
Tra le buone pratiche raccontate vi sono poi quelle delle strade scolastiche che vengono completamente chiuse ai mezzi privati con città esemplari quali Parma e Ravenna, o i progetti di pedibus di Trento e Pesaro in cui i bambini di alcuni plessi possono raggiungere in sicurezza la scuola a piedi (e tornare a casa) grazie a dei torpedoni collettivi.
A riguardo tra i consigli della ong vi è quello di promuovere la figura del mobility manager scolastico e la necessità di sostenere piani di mobilità partecipata che prevedano l’incremento del trasporto pubblico scolastico, pratiche di mobilità ecosostenibile (pedibus, bicibus…), strade scolastiche, piste ciclabili in prossimità delle scuole, percorsi protetti.
In merito alla mensa scolastica si scopre una eterogeneità nella presenza del servizio con le mense presenti nel 75,3% degli edifici scolastici, al Nord le troviamo nell’ 89,8%, al Centro nel 76,8%, al Sud nel 56,2, nelle Isole solo nel 38,3%. Altro elemento strutturale carente riguarda le palestre: poco più di una scuola su due ne è dotata. Quindi quasi la metà non ce l’ha!
L’associazione ambientalista Legambiente, che da tanti anni analizza lo stato di salute delle scuole e anche il loro stato di avanzamento in termini di efficientamento energetico e in generale di sostenibilità, ha – in occasione del report – individuato anche il decalogo delle misure necessarie per un vero salto di qualità.
Tra di essi – oltre a una serie di strumenti amministrativi e di trasparenza funzionali a velocizzare la transizione ecologica delle scuole – si sottolinea nei dieci punti come sia auspicabile «l’inaugurare una generazione di scuole sostenibili e innovative, nelle periferie sociali, caratterizzate da alto tasso di dispersione e povertà educativa, costruite secondo i criteri della bioedilizia, aperte al territorio e dotate di servizi integrati (mensa, palestra, trasporti…) sia in orario scolastico che extrascolastico» come anche di quanto sia strategico oggi «procedere attraverso i fondi del PNRR alla messa in sicurezza e all’efficientamento energetico degli edifici intervenendo prioritariamente sull’adeguamento sismico di tutte le scuole ricadenti nelle zone sismiche 1 e 2, installando impianti di energia rinnovabile e raggiungendo una diminuzione dei consumi almeno del 50%».
Non da ultimo va sottolineato come si inviti anche ad utilizzare «i fondi europei per formare classi meno numerose e per realizzare nuovi spazi educativi, anche all’aperto, che consentano una didattica attiva e laboratoriale, favoriscano lo sviluppo delle attività sportive e la socializzazione, diventino luoghi di riferimento per il territorio, anche in orario extrascolastico».