Recupero urbano: parola d’ordine riuso

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Recupero urbano: parola d’ordine riuso

Sono sempre di più le città che puntano a progetti di riqualificazione di edifici abbandonati. Anche Unipol sostiene numerosi progetti grazie al bando «culturability – rigenerare spazi da condividere» della fondazione Unipolis.

Recupero urbano: Sono sempre di più le città che puntano a progetti di riqualificazione di edifici abbandonati. Anche Unipol sostiene numerosi progetti grazie al bando «culturability – rigenerare spazi da condividere» della fondazione Unipolis.

Mura scrostate che potrebbero raccontare storie incredibili se solo potessero parlare ma che rappresentano, a chi sa guardare oltre il degrado, una sorta di tela su cui scrivere una nuova pagina. Caserme, fabbriche, cascine, stazioni ferroviarie, monumenti: le città sono piene di spazi fantasma, involucri vuoti che con la loro immagine dimessa rappresentano la triste testimonianza di un passato ormai sepolto nella memoria di pochi cittadini, di solito i più anziani. Un passato dal quale, però, è possibile ripartire: oggi, infatti, queste strutture sono oggetto di ambiziosi progetti di recupero in chiave culturale ma non solo. Gli esempi sono numerosissimi anche nel nostro Paese che, quanto a edifici in stato di abbandono, di certo non è secondo a nessuno.
Tutto il territorio nazionale è in realtà uno scrigno inesauribile di opportunità di recupero: secondo Legambiente, nella sola Milano, ci sono 700mila capannoni industriali e 880mila uffici sfitti. Anche questi spazi possono essere riutilizzati. In Italia il tema è ormai diventato oggetto di dibattito politico. Per rimanere in ambito culturale, per esempio, la Regione Lazio che ha lanciato un bando, chiuso nell’agosto scorso, da 2,7 mln di euro. La candidatura di Palermo come capitale italiana della cultura nel 2018 nasce proprio da un vasto programma di recupero di alcuni dei monumenti dimenticati del centro storico come l’antico teatro Garibaldi, nel cuore del quartiere della Kalsa. A Milano i progetti di recupero sono ormai una realtà: si pensi all’hangar Bicocca, soltanto per fare un esempio, gigantesca struttura industriale che dopo un lungo periodo di totale abbandono è diventato, grazie all’impegno della società Prelios, uno dei più noti spazi espositivi di arte contemporanea a livello nazionale. 

I progetti di Unipolis per il recupero urbano

Quella di Prelios non è l’unica storia di mecenatismo di questo tipo. Di recente Unipolis, la fondazione del Gruppo Unipol, ha messo a disposizione 400 mila euro con il bando «Culturability – rigenerare spazi da condividere» della fondazione Unipolis. Cinque i progetti selezionati a cui andranno 50 mila euro: “CasciNet: rigenerare terra, persone, territori” per il recupero di Cascina Sant’Ambrogio a Milano, di proprietà comunale, attraverso interventi culturali e azioni sociali; “CasermArcheologica + Art Sweet Art”, si sviluppa nell’ex caserma dei carabinieri di Sansepolcro in provincia di Arezzo. I due piani superiori dell’edificio, di proprietà del Comune, diventeranno sede permanente di percorsi artistici e creativi; “Hostello delle idee” è un progetto di residenza che nasce all’interno di un ex opificio industriale, in grado di offrire accoglienza per tutto l’anno a viaggiatori, turisti e curiosi e quattro volte l’anno in una scuola per la rigenerazione urbana; “LAB+” punta alla rigenerazione di piazza Gasparotto a Padova con l’obiettivo di creare uno spazio di co-progettazione vivente tra cittadini, organizzazioni private e istituzioni pubbliche; infine “MUFANT – MuseoLab del Fantastico e della Fantascienza di Torino”, è il primo spazio espositivo e laboratorio territoriale permanente in Italia interamente dedicato al fantastico e alla fantascienza. Nasce dall’appassionato lavoro di un gruppo di giovani studiosi e collezionisti che, tramite la Circoscrizione 5 del Comune di Torino, hanno ottenuto in concessione nell’ottobre 2015 un ex edificio scolastico in disuso. Anche all’estero non mancano esperienze di questo tipo, anzi. Si pensi a Londra che è riuscita a recuperare una delle zone più degradate del suo immenso tessuto urbano, i Docks, ovvero l’area portuale lungo il Tamigi, un tempo il quartiere più degradato della megalopoli britannica. Oggi proprio qui, in quelli che erano gli antichi magazzini, sono sorti locali, ristoranti, abitazioni di pregio e gallerie d’arte. Una ex centrale elettrica sul fiume è stata riconvertita in uno straordinario museo: si tratta della Tate Modern, uno dei centri di arte moderna più importanti al mondo. Un’intera città ha fatto del recupero urbanistico il suo volano economico: stiamo parlando di Berlino. La capitale federale tedesca è una sorta di immenso laboratorio in itinere. Da Rem Koolhaas a Renzo Piano, dalla ricostruzione ex novo di Potzdamer Platz alla zona sportiva con piscina e velodromo firmati da Dominique Perrault, sembra non ci sia angolo della capitale in cui le grandi firme dell’architettura hanno avuto modo di lasciare il loro segno nel martoriato tessuto urbano della metropoli. A partire dal 1975 anche Barcellona è diventata uno dei laboratori urbani più attivi nel panorama nazionale e internazionale: merito prima del piano regolatore proposto dall’architetto Oriol Bohigas e poi dell’attività di una generazione di professionisti catalani progressisti. Per non parlare della rivoluzione urbanistica legata alle Olimpiadi del 1992 che ha cambiato il volto della città, soprattutto nell’area del porto e del lungomare.

Giornalista, vivo di e per la scrittura da quattordici anni. Cresco nelle fumose redazioni di cronaca che abbandono per il digitale dove perseguo, però, lo stesso obiettivo: trasformare idee in contenuti.​