Non solo carenza di lavoro: perché gli italiani non fanno più figli

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Non solo carenza di lavoro: perché gli italiani non fanno più figli

Il 61% dei giovani italiani non fa figli per colpa dell’instabilità lavorativa. Il 56% ha paura di non riuscire a mantenerli. Per il 74% servono incentivi alla famiglia per battere l’inverno demografico italiano. I risultati della ricerca Unipol Changes realizzata da Kkienn su un campione di Millennials e Generazione Z.

Negli ultimi anni il calo demografico è diventato uno dei grandi temi del dibattito pubblico nazionale. La denatalità, unitamente all’invecchiamento della popolazione, prospetta un assottigliamento della popolazione in età da lavoro, e, con esso, un futuro sempre più incerto per un Paese già segnato da un declino economico prolungato. Qualcuno ha parlato di “suicidio demografico” dell’Italia.

Se per spiegare la denatalità scrutiamo il crogiolo della narrazione che ribolle quotidianamente sulla rete e sui mezzi di comunicazione vengono tirati in ballo tutti mali del nostro Paese e oltre: la mancanza di lavoro, la carenza dei servizi alle famiglie, la rottura del tabù della maternità obbligatoria, la pretesa delle donne di fare carriera, la crisi del desiderio, l’egoismo delle nuove generazioni, il futuro nero che si vuole risparmiare ai figli, il calo della fertilità dei maschi per via dei jeans stretti e chi più ne ha più ne metta.

Qualche dubbio su alcune interpretazioni sorge immediato: l’Italia è campione di denatalità da decenni, siamo già il secondo Paese più vecchio del mondo, quindi le cause non possono certo annidarsi nell’attualità!

L’indagine sui giovani ci dà la possibilità di fare un po’ di chiarezza, integrando nei nostri ragionamenti il punto di vista dei protagonisti, ovvero di chi è deputato biologicamente a garantire la continuità della famiglia (e della specie), ma non lo fa come ci si aspetterebbe.

Le cause: il lavoro precario, le risorse insufficienti, l’incertezza esistenziale

La verità che ci consegnano i ragazzi è semplice e dura: se si fanno pochi figli è principalmente perché le famiglie non hanno stabilità economica e lavorativa (61%) e il costo di uno o più figli è insostenibile per una famiglia con un reddito normale (56%).

Le altre cause più menzionate hanno anch’esse a che fare con il lavoro e le sue asperità: le donne che fanno figli sono discriminate sul lavoro (39%), si entra nel mondo del lavoro troppo tardi (39%).

Seguono poi ragioni più intime: “non vogliamo figli per non farli vivere in un mondo come quello attuale” (36%) oppure “è sempre più difficile costruire relazioni durevoli fra uomini e donne” (27%). Sono citate da una minoranza, da sole forse non basterebbero a orientare le scelte della maggioranza delle famiglie, ma certo esprimono bene le inquietudini del momento.

Rigettata invece l’ipotesi – amata molto dai maturi – dell’egoismo delle nuove generazioni, che preferirebbero una vita senza troppe responsabilità al difficile mestiere dell’allevare la prole. Vorremmo fare figli, sostengono i ragazzi, ma per tante ragioni diverse non possiamo farli (77%).

Cosa può fare lo Stato

Lo Stato può fare qualcosa? Certamente sì (82%). Può dare incentivi economici alle famiglie (74%), rendere più semplice conciliare lavoro e famiglia (65%), tutelare maggiormente la maternità e la paternità (58%), arginare la discriminazione verso le donne (55%).

Basterà? Probabilmente no: l’economia italiana crea poco lavoro, eroga salari inadeguati, fa vivere le coppie nella precarietà e nell’incertezza per molti anni, quando trovano finalmente stabilità spesso è tardi.  Lo Stato, da solo, non può supplire a tutto ciò. Rilanciare la natalità significa dunque risolvere i problemi dell’Italia. La ricetta ancora non è stata trovata ma da qualche parte bisognerà pur cominciare.

Lo studio #Nuove Generazioni è stato realizzato per Unipol da Kkienn Connecting People and Companies

La parte dello studio trattato in questo articolo è disponibile qui.  

​E' composta da giornalisti professionisti che danno vita al magazine digitale del Gruppo Unipol, capace di proiettarsi nel futuro, raccontandolo in ogni sua forma.