L’auto si muove a onde solari

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L’auto si muove a onde solari

RICERCA E CAMBIAMENTO A CUBO UNIPOL – La mobilità sostenibile è una realtà. Scopriamo come lavorano i ricercatori e i progettisti che utilizzano le energie alternative per migliorare ambiente e logistica dei trasporti.

RICERCA E CAMBIAMENTO A CUBO UNIPOL – La mobilità sostenibile è una realtà. Scopriamo come lavorano i ricercatori e i progettisti che utilizzano le energie alternative ( come le onde solari ) per migliorare ambiente e logistica dei trasporti.

L’Italia sarà anche il Paese del Sole ma con le onde solari sembra non avere un buon rapporto. La Germania, non certo nota per un clima assolato e caldo, può contare su un numero di impianti fotovoltaici superiore a quelli italiani. Eppure, come è ormai tradizione nazionale, ci sono eccellenze che riescono a dare lustro all’intera nazione. È il caso della Motor Valley, da sempre simbolo di competenze, tecnologia, passione nel campo delle quattro ruote, che è stata capace di vincere una particolare competizione e di farlo nel Paese emblema dell’innovazione tecnologica: gli Stati Uniti.

Si tratta del progetto Emilia 4, il prototipo a onde solari protagonista di una clamorosa vittoria nella American Solar Challenge, probabilmente la competizione più prestigiosa al mondo per i veicoli sviluppati dalle università di tutto il mondo. Del progetto si è parlato all’evento “Aspettando la Notte Europea dei Ricercatori 2018″, tenutosi a Bologna presso il museo d’impresa CUBO del Gruppo Unipol, l’aperitivo scientifico organizzato il 25 settembre insieme all’Università di Bologna e in vista della Notte Europea dei Ricercatori 2018.

Emilia 4 è riuscita a sbaragliare la concorrenza lungo un tracciato di 2.700 chilometri, dal Nebraska all’Oregon e attraverso le Montagne Rocciose, e a conquistare non solo il primo posto ma anche due premi speciali: per miglior meccanica e uso dei materiali compositi e per il miglior progetto della batteria. Il veicolo, condotto dal team Onda Solare, ha mostrato caratteristiche decisamente innovative, a partire dall’utilizzo di una quantità di energia non superiore a quella utilizzata per un asciugacapelli passando per l’utilizzo esclusivo di onde solari, quindi senza ricaricare le batterie, per arrivare alla completa autonomia lungo l’intero percorso.

 Il progetto ha raggiunto un traguardo ancor più impressionante se si pensa alla sua unicità nel panorama mondiale che vede gli atenei riuscire ad attirare l’interesse anche di grandi aziende del settore automotive. A Bologna hanno invece fatto tutto in autonomia o quasi.  Emilia 4 è un’idea nata con un progetto di ricerca finanziato dalla Regione Emilia-Romagna con fondi europei ed è stata sviluppata e assemblata interamente dall’Università di Bologna in collaborazione con il CIRI Meccanica Avanzata e Materiali, il CIRI Aeronautica, il Centro di super calcolo del Cineca e il sostegno di poche realtà imprenditoriali come Scm Group e, solo tramite l’Istituto di Istruzione Superiore di Maranello, anche la Ferrari.

Dopo due anni di progettazione e uno di produzione, Emilia 4 si è quindi presentata ai nastri di partenza per competere con altri veicoli a onde solari partoriti dalle menti di ricercatori sostenuti anche da grandi multinazionali. Cristiano Fragassacoordinatore scientifico dell’intero progetto e ricercatore del Dipartimento di di Ingegneria Industriale dell’Università di Bologna, cita, per esempio, il sostegno di multinazionali del calibro della Toyota o della Pansonic per progetti simili ideati da atenei giapponesi. Si tratta di aziende che possono garantire budget non certo illimitati ma quantomeno enormi rispetto alle poche risorse gestite dalle università italiane.
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Eppure il budget limitato di Emilia 4 non è stato un peso o un vincolo. Ora, però, è necessario che la sua vittoria non si tramuti nell’ennesima occasione persa per il sistema industriale italiano. Ed è proprio questo il rischio alla luce delle difficoltà nel trasferimento dalla ricerca alle imprese di tecnologie innovative tipiche del mondo delle imprese del Belpaese. «Il progetto Emilia 4 – spiega Fragassa – è senza precedenti per l’Italia. In altre nazioni investono tantissimo in competizioni del genere. Ci sono investitori che ci credono moltissimo. Il mondo sta cambiando, noi invece non ci stiamo allineando ai cambiamenti. Noi con un singolo progetto, con risorse limitate e senza grandi sponsor ci siamo adeguati mentre il sistema-Paese è sganciato dalla realtà. Non ci sono discorsi di sistema e le grandi aziende non si dimostrano interessate veramente. Semmai i maggiori riscontri arrivano dalle piccole aziende ma non è sufficiente. Il sistema Paese apprezza progetti come Emilia 4 più per curiosità che per un vero interesse. Eppure è un progetto impressionante: un dimostratore delle tecnologie del futuro. Ha dimostrato che le tecnologie sono a buon punto ma manca l’interesse e un serio approccio all’industrializzazione».

La Motor Valley emiliana è comunque riuscita, per l’ennesima volta, a dimostrare tutte le sue potenzialità. «L’aspetto rilevante del progetto – sostiene Claudio Rossidocente del Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione dell’Alma Mater – è che tutte le tecnologie sono state sviluppate e brevettate in Italia. Per esempio tutto il powertrain è stato sviluppato e prototipo all’interno dell’Università con la collaborazione di aziende della regione. Emilia 4 non sarà un veicolo ovviamente completo ma i suoi singoli componenti possono già raggiungere il mercato ed essere competitivi».

Due aspetti in particolare possono attrarre l’interesse di grandi aziende, anche estere. Rossi sottolinea infatti come all’interno dell’ateneo bolognese si stia già lavorando al trasferimento tecnologico di componenti legate all’elettronica di potenza e alle batterie, le due grandi sfide degli attuali programmi di sviluppo dell’auto elettrica da parte dei componentistica e dei grandi produttori automobilistici. Anche per questo motivo l’attività di trasferimento si sta rivolgendo ai mercati esteri. «Il nostro Paese non ha quella cultura di divulgazione scientifica e tecnologica tale da sostenere progetti del genere, almeno al momento», è il rammarico di Rossi.

Dunque manca un sistema-Paese interessato a un’eccellenza italiana, ma la Motor Valley continua a dimostrare di essere in prima fila nel mondo dell’auto in particolare in quel segmento della componentistica destinato a giocare un ruolo rilevante nello sviluppo delle auto del futuro. Peccato manchi un grande produttore nazionale interessato a sostenere le idee e i progetti dei ricercatori emiliani e a “industrializzare” i loro successi. È comunque il grande vizio dell’intera industria italiana e uno dei maggiori problemi generati dall’assenza di una politica industriale nazionale.  

Giornalista da 11 anni, appassionato di auto da sempre. Dai numeri cerco di trarre insegnamenti, dalle parole uno sguardo sulle persone. Ogni volta che vedo passare un'Alfa del passato mi alzo il cappello. Guardo alle nuove tecnologie con entusiasmo e tanti dubbi. ​