Lo sviluppo del software con la GenAi
Alcune considerazioni sull’impatto della GenAI negli ambienti di sviluppo collaborativo: dall’Hackathon alla pratica quotidiana degli sviluppatori software. Hackathon
Il nuovo indice di valutazione dei pericoli legati agli stravolgimenti ambientali è stato sviluppato in collaborazione con Leithà. L’intervista a Renzo Giovanni Avesani, Chief Innovation Officer del Gruppo Unipol e AD di Leithà.
Si chiama European Extreme Events Climate Index (E3CI) e rappresenta l’arma più sofisticata nell'”arsenale“ delle compagnie per la valutazione oggettiva dei pericoli connessi allo stravolgimento degli equilibri ambientali. È stato realizzato grazie alla stretta collaborazione fra il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamento climatici (CMCC), punto di riferimento mondiale in ambito scientifico, e da Leithà, la factory che sviluppa in modalità agile soluzioni, applicazioni e componenti data-intensive, con l’obiettivo di tutelare, valorizzare e arricchire il patrimonio informativo del Gruppo Unipol, a vantaggio dell’azienda e della collettività. A raccontarci come è nato e come sarà utilizzato è Renzo Giovanni Avesani, Chief Innovation Officer di Unipol Gruppo Finanziario e Amministratore Delegato di Leithà.
Avete appena presentato lo European Extreme Events Climate Index (E3CI). Può dirci da quale esigenza nasce e cosa lo differenzia da quelli già in essere?
L’indice nasce dall’esigenza di uno strumento versatile per il monitoraggio dei trend climatici e degli eventi estremi, da utilizzare in contesti eterogenei, tra cui quello finanziario e assicurativo. Abbiamo presentato i risultati relativi a E3CI durante un evento che ha suscitato interesse in tutto il mondo. Oltre agli organizzatori, abbiamo avuto il privilegio di ospitare interventi da parte di istituzioni di grande prestigio come il Centro Europeo per le previsioni di medio termine (ECMWF) e rappresentanti del programma Copernicus, collegato all’Agenzia Spaziale Europea. Questo riflette il grande interesse che si è creato intorno a questa iniziativa. Dal punto di vista dei contenuti, siamo partiti dallo stato dell’arte dal punto di vista tecnico-scientifico, aggiungendo importanti elementi di innovazione. Ad esempio, un elemento caratterizzante l’E3CI è la possibilità di poter essere valorizzato ovunque nel mondo mentre in precedenza c’erano altri indici come l’ACI sviluppato negli USA con copertura solo locale.
Come nasce la collaborazione tra gli enti coinvolti, ovvero Cmcc, Unipol, Leithà ed iFab? Chi fa cosa?
La mission di IFAB è promuovere la collaborazione tra enti pubblici e privati nell’ambito della ricerca applicata e l’innovazione tecnologica. In questo contesto, il progetto dello European Extreme Events Climate Index (E3CI) è stato voluto e finanziato da IFAB nella direttrice di attività sull’analisi degli impatti dei cambiamenti climatici. L’indice è stato operativamente sviluppato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamento climatici (CMCC), che ha fornito il necessario know-how scientifico, e da Leithà, in qualità di partner tecnologico e assicurativo.
Su quale tecnologia si basa questo indice?
Il calcolo dell’indice si avvale dell’ultima generazione dei dati della rianalisi climatologica, prodotti dal Centro Europeo per le previsioni di medio termine (ECMWF) e distribuiti dal programma Copernicus della Commissione Europea. Si tratta della più avanzata ricostruzione di dati climatologici attualmente disponibile, che ha come punti di forza una copertura territoriale di tipo globale e una profondità storica estremamente rilevante. Questo è fondamentale per poter avere un prodotto che risulti appetibile a soggetti pubblici e privati di tutto il mondo.
Quali sono gli scenari futuri che i dati raccolti da questo indice potrà aprire?
Il vero potenziale dell’E3CI è che può cambiare il modo in cui operano i mercati finanziari e assicurativi, fornendo indicatori che permettono di misurare con maggiore precisione i rischi legati alle condizioni meteorologiche. Il vantaggio consiste nel fatto che, il passaggio ad una logica di valutazione trasparente e basata su criteri oggettivi, le passività si possono rendere negoziabili e quindi si possono aumentare la trasparenza e la concorrenza, con vantaggi sia per gli assicuratori che per gli assicurati.
In particolare quali saranno i benefici di lungo periodo dell’introduzione dell’European Extreme Events Climate Index per il panorama assicurativo (specie in ambito catastrofale, della riassicurazione e relativamente agli effetti in termini di personalizzazione del servizio e sinistri)?
La pubblicazione dell’E3CI è un primo passo verso la possibile quotazione di mercato delle passività legate alle condizioni meteorologiche. Rappresenta uno degli elementi costitutivi di un nuovo mercato che supera la logica attuale delle transazioni basate su relazioni unicamente bilaterali, over the counter.
Iniziative del genere, perfettamente in linea con gli obiettivi ESG, saranno sempre più al centro degli obiettivi aziendali futuri. Quali saranno i prossimi step per promuovere l’indice all’esterno ma anche all’interno di Unipol?
La migliore promozione di questo prodotto sarà calarlo nella realtà operativa del Gruppo e valutarne l’impatto in termini di benefici. Valuteremo assieme ai colleghi della Sostenibilità di utilizzarlo nell’ambito del progetto ADA, di cui UnipolSai è capofila. Dopodiché abbiamo intenzione di supportare la strategia di promozione di IFAB attraverso tutti i nostri canali. Tanto per citarne uno, abbiamo già in cantiere un evento con la Italian Insurtech Association (IIA) per approfondire con loro tutti i risvolti applicativi dell’E3CI in ambito assicurativo.